martedì 3 marzo 2009

Disoccupazione, no di Berlusconi all'assegno

Dei disoccupati il governo non si occupa, né si preoccupa. Anzi, da Bruxelles -nonostante la pressante richiesta del segretario Pd, Franceschini- arriva il secco no di Berlusconi.
Un assegno di disoccupazione in questo momento in Italia per fronteggiare la crisi «non è sostenibile». «Sono d'accordo che quando maggioranza e governo presentano una decisione in Parlamento sono aperte al voto di tutti come sempre -ha affermato nella conferenza stampa finale del vertice Ue- peccato che abbiamo anche degli impegni europei e che c'è l'impegno di Maastricht che ha un costo».
Una spesa quindi di circa l'1,5% del Pil «credo non sia sostenibile».
Franceschini ha spiegato in dettaglio anche a "Che tempo che fa" la proposta dell'assegno. "I fondi -ha detto- vanno reperiti con tagli agli sprechi della spesa pubblica ma soprattutto con il recupero dell'evasione fiscale". «In mano ai nostri avversari -ha aggiunto- sembra che diamo soldi a tutti, tipo Antonio La Trippa». Il segretario del Pd ha spiegato che ora gli ammortizzatori sociali sono garantiti solo ad alcuni lavoratori mentre precari, dipendenti delle piccole e medie imprese e chi ha contratti di collaborazione «quando smettono di lavorare vanno a zero lire». I fondi per garantire questo «accompagnamento ai lavoratori in uscita», secondo Franceschini, potranno venire da più voci come ad esempio il taglio della spesa pubblica contro gli sprechi, ma soprattutto dalla lotta «all'evasione fiscale che in Italia si stima sia intorno ai 110 miliardi. Da quando hanno iniziato a governare loro, gli studi dicono che è aumentata di 7-8 miliardi». Basterebbe recuperare il 10% dell'evasione -ha aggiunto- per finanziare queste cose«. In ogni caso, secondo il segretario del Pd, l'evasione è »contro la legge e da condannare "ma in questo momento di crisi è un delitto che va combattuto con forza".
Ma Berlusconi non ci sente, preferisce parlare del Milan. E dice no. La crisi però è durissima, investe l'intero Paese tanto che un appello per i lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco arriva addirittura da piazza San Pietro e dal Papa. Benedetto XVI ha salutato unaa delegazione di operai dopo l'Angelus. "Sono qui -ha detto il Pontefice- a manifestare la loro preoccupazione per il futuro di quella fabbrica e delle migliaia di persone che, direttamente o indirettamente, dipendono da essa per il loro lavoro. Penso -ha aggiunto- anche ad altre situazioni ugualmente difficili, come quelle che stanno affliggendo i territori del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna, di Prato in Toscana e di altri centri in Italia e altrove".
«Desidero esprimere -ha detto il Pontefice- il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche agli imprenditori, affinchè con il concorso di tutti si possa far fronte a questo delicato momento». Per il Papa, «c'è bisogno di comune e forte impegno, ricordando che la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie».
«Speriamo che le parole del Pontefice aprano la mente al consiglio d'amministrazione della Fiat»: lo ha detto Gerardo Giannone, del Cantiere comunista alla Fiat di Pomigliano. «Siamo molto contenti -ha aggiunto Gianone- ma dopo le parole del Papa, e l'interesse mostrato dal presidente della Repubblica, adesso resta il nodo centrale di una missione produttiva per il nostro stabilimento, che può dare calma e tranquillità alla classe operaia. Un movimento, quello dei lavoratori di Pomigliano, che ha dimostrato, in queste settimane, di poter fare sentire la propria voce ovunque».
«Siamo commossi dal fatto che anche Benedetto XVI ci abbia espresso solidarietà. Ma ora attendiamo che a fare la propria parte sia la Fiat, il cui silenzio ci spaventa moltissimo»: è quanto sostenuto da Sebastiano D'Onofrio, Rsu Fiom della Fiat auto di Pomigliano, il quale ha auspicato che «l'azienda ascolti almeno le parole del Pontefice». «Finora sembra abbiano fatto orecchie da mercante -ha aggiunto- e non hanno ascoltato nessuno. Speriamo che la massima autorità ecclesiastica apra uno spiraglio. Avevamo chiesto la sua solidarietà, ed è arrivata puntuale, grazie anche all'intervento del vescovo di Nola». Venerdì scorso, a scendere in piazza con i lavoratori dello stabilimento, infatti, c'era anche monsignor Beniamino Depalma, che aveva invocato Dio affinchè «illumini le menti», a tutela dei posti di lavoro degli oltre 5mila operai della fabbrica.
E intanto la situazione di disperazione che si vive a Pomigliano D'Arco, dove 5500 operai sono dallo scorso anno in cassa integrazione a 750 euro al mese, senza contare altre 9000 famiglie dell'indotto, è descritta in un'intervista alla Radio Vaticana dal parroco locale, don Peppino Gambardella, presente oggi in piazza San Pietro insieme ad una delegazione di operai della Fiat. «La nostra Caritas si sta affollando di nuovi poveri: chi chiede di pagare le bollette che non può pagare, chi chiede viveri che non ha, chi chiede lavoro...sono situazioni di disperazione!», spiega. «Noi -aggiunge- abbiamo paura che questo fenomeno faccia crescere l'usura, i furti, la delinquenza: la camorra approfitta anche di questi momenti per assoldare nuovi adepti. Si parla già dell'arrivo di estorsori che vengono a chiedere il pizzo qui, in città».
Per questo anche il parroco rivolge «un invito alla Fiat a trattare e a mettere al primo posto la dignità delle persone e non il capitale». Quanto al ruolo della Chiesa, egli osserva che essa «sta diventando sempre di più il punto di riferimento». «La società -conclude- non si fida più della politica».

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Berlusconi ed il “suo” Governo lo sapevamo già che pensano solo ai loro interessi, il precariato ed i conratti di lavoro che non tutelano i lavoratori li hanno incentivati proprio loro, figuriamoci se fanno marcia indietro. Il Papa poi oltre che con gli appelli potrebbe contribuire a risollevare l'economia della nostra Nazione rinunciando a tutti i benefici fiscali di cui gode la Chiesa…

JOKER ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
paololloddo ha detto...

in effetti nessuno poteva pensare che fossero solo promesse elettorali a 4 giorni dal voto...non era mai successo.!!!
quando il centrosinistra governava l'italia e alcuni scendevano in piazza a contestare prodi, non avevano pensato che poteva andare anche molto peggio?
chi si pensava di mandare al governo, il mago forrest?
bisogna essere molto bravi per vincere le elezioni, ma ci vogliono capacità molto più grandi per governare.

JOKER ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
desaparecido ha detto...

si..a quanto pare la Social card è stata troppo costosa..ahahahahha