mercoledì 27 febbraio 2008

Lotta alla pedofilia

Nessuna violenza sui bambini è giustificabile, tutte le violenze sui bambini possono essere evitate”. Con queste parole, contenute nel rapporto sulla violenza sui bambini, a cura dell’incaricato indipendente della Nazioni Unite Paulo Sergio Pinheiro, il segretario del Pd Walter Veltroni ha introdotto la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge del Partito democratico in materia di lotta alla pedofilia e allo sfruttamento sessuale dei minori. “Una tragica casualità – ha detto Veltroni, affiancato da Marcella Lucidi, Anna Serafini e Anna Maria Parente – ha voluto che l’iniziativa di oggi coincidesse con il ritrovamento dei cadaveri dei due bambini di Gravina. Una cosa inaccettabile, il solo pensare ai due fratellini che si sono spenti nella più totale solitudine è sconvolgente”. Contro la violenza sui bambini l’azione della politica deve essere ferma e intransigente. Da sempre il segretario del Pd ne ha fatto una sua missione civile, una battaglia politica permanente. “E’ un tema centrale, per una società che si considera civile, quello di far vivere i suoi soggetti più deboli, i bambini, nella serenità necessaria”. A confermare la tragica attualità e urgenza dell’iniziativa intrapresa dal Pd continuano a giungere i numeri. Numeri che si moltplicano se dalla pedofilia si passsa alla pedopornografia. Numeri che testimoniano un’emergenza in continua evoluzione, soprattutto se si tiene conto che, come ha fatto notare Veltroni “quello della pedofilia e della violenza sui minori è un reato difficile da quantificare statisticamente”. Molti sono i casi non denunciati, molti quelli che accadono in ambiente famigliare. Da qui la necessità di passare dalle parole ai fatti. E di proporre una nuova normativa che si muova su quattro direttrici principali: la certezza e l’inasprimento della pena, la prevenzione della recidiva, l’isolamento sociale del pedofilo, la tutela dell’infanzia e delle giovani vittime. “Nello scrivere la nostra proposta di legge – ha detto il leader del Pd – abbiamo pensato ad una serie di misure che avessero principalmente una funzione di deterrenza. E’ intollerabile che una persona condannata per questo terribile reato, paragonabile ai reati più efferati, possa avere la possibilità di commetterlo di nuovo. La violenza agita, sotto tutti i punti di vista, nei confronti dei minori è la peggiore possibile perché commessa nei confronti dei soggetti più deboli”. Il grado di civiltà di un Paese, ha sottolineato Veltroni, “si misura anche in base all’attenzione che dedica ai suoi bambini. Occorre stroncare il fenomeno della violenza sui minori e della pedofilia rendendo chiaro che lo Stato è dalla parte dei più deboli”.

venerdì 22 febbraio 2008

Il gruppo consiliare "Ussana democratica" informa sul Consiglio comunale

Cari concittadini, il 4 febbraio 2008, di buon mattino, ci siamo recati al Monte Granatico per la seduta di Consiglio comunale con all’ordine del giorno l’adozione definitiva del programma triennale dei lavori pubblici 2008-2010: si tratta di un atto obbligatorio, un documento di previsione che elenca le opere che potrebbero essere costruite nel nostro comune. La maggioranza, come di consueto, si è presentata con un’ora di ritardo sulla convocazione, in una sala consiliare a temperatura polare, mentre fuori c’era un bel sole di primavera: ironia della sorte non ci sono soldi per far funzionare le pompe di calore; il getto d’aria c’è, ma freddo: sono i privilegi della casta ussanese. In sintesi possiamo riferire che il programma prevede un elenco in previsione di 25 opere pubbliche, con un costo stimato di 10 milioni di euro; di queste solo 11 hanno la copertura finanziaria in bilancio, per un totale di 2.300.000 euro. Le rimanenti 14 opere pubbliche sono senza copertura finanziaria, per circa 7.800.000 euro. Per le opere per le quali esiste la copertura finanziaria, abbiamo chiesto che venissero messe in appalto quanto prima, specie quelle già incluse negli anni scorsi e mai avviate, come il sistema wireless per la videosorveglianza (!) (60.000 euro), sistemazione piazza “E.Lussu” (40.000 euro), centro Sistema Bibliotecario “Joyce Lussu” (840.000 euro), centro “is osterias” (ex mattatoio) (200.000 euro), cantiere occupazionale 2006(!) (120.000 euro), oltre che chiudere quei diversi cantieri incompiuti da anni, e che arrecano numerosi disagi per le vie del paese.
Per quanto riguarda invece il maggior numero di opere pubbliche elencate che sono senza copertura finanziaria, abbiamo sollevato l’obiezione sulla probabilità di indicare delle opere, ormai da diversi anni, per le quali ci sono scarse o nulle possibilità di riuscita, quali: la previsione di nuovo palazzo comunale (1° lotto: 861.000 euro), ripristino delle cave "is serras", tra l’altro proprietà di privati (1.000.000 di euro), ampliamento asse di collegamento viario urbano (?) (400.000 euro). Tutte opere da finanziare con un mutuo di due milioni di euro che impegneranno il comune per i prossimi trent’anni. Sul piano di risanamento Munserra ½ e Salomea sono previsti interventi per 1.045.000 di euro, finanziati con la cessione di aree non meglio identificate, neppure a domanda specifica, e con modalità ancora da definire. Su questo punto si è aperto un lungo e concitato dibattito in consiglio comunale. Come gruppo “Ussana Democratica”, in riferimento a questo annoso problema, abbiamo dato ampia disponibilità per trovare una soluzione equa e non onerosa per le centinaia di ussanesi che stanno da trent’anni nel fango e nella polvere come in un girone dantesco, pur pagando le tasse e i tributi regolarmente. Riteniamo si tratti della priorità massima per l’amministrazione comunale, ma in effetti, da ormai due legislature i lavori del piano di risanamento sono fermi al palo. Inoltre abbiamo sollecitato gli interventi previsti sugli edifici scolastici sia per la messa in sicurezza delle pertinenze scolastiche, compresi i cortili e gli ingressi inagibili, sia per la costruzione di nuove aule e mensa per la scuola materna; anche quest’ultimi sono senza copertura finanziaria e per le quali si prevede l’urgente disponibilità già a settembre di quest’anno. Poiché abbiamo ritenuto carente un documento di programmazione con l’80% di mancata copertura finanziaria, come gruppo consiliare abbiamo dichiarato voto contrario, tuttavia per il bene del paese ci siamo dati disponibili per votare le eventuali future variazioni di bilancio in entrata per le somme destinate a tali opere, se e quando arriveranno. Disponibilità che abbiamo dato anche l’anno scorso per la verità, ma purtroppo per tutti i cittadini non è arrivato niente e niente è stato costruito per la collettività. Restano ancora due anni sino al 2010, ma visti i precedenti c’è poco da stare allegri.
Gruppo consiliare "Ussana democratica"

martedì 19 febbraio 2008

San Sebastiano nella vita e nell’arte

Ussana permette ai suoi visitatori di apprezzare la bella parrocchia di San Sebastiano Martire. Un santo la cui raffigurazione è stata fatta dai più grandi artisti dell’arte rinascimentale.
Premesso che questo post non ha la presunzione di entrare nell’argomento legato alla spiritualità dei Santi ed ai tanti eventi che ne hanno accompagnato l’esistenza, si vuole raccontare, in poco spazio, una storia, spesso lontana nel tempo, che, come quella di San Sebastiano, non è semplice; questo post perciò non è un trattato, ma semplicemente un promemoria fruibile facilmente da tutti.
Per il supplizio delle frecce San Sebastiano è patrono d’arcieri, archibugieri, e di tutti quelli che hanno a che fare con attrezzi acuminati: sarti, tappezzieri, ecc. Ciò che contraddistingue il Santo, oltre alla palma dei martiri, è la freccia, che a volte tiene in mano, come unico ed equilibrato simbolo. Tuttavia la rappresentazione del corpo nudo legato ad una colonna o ad un tronco è stata per secoli, soprattutto nel Rinascimento e nel Barocco, tema pittorico prediletto di moltissimi artisti.
La festività di San Sebastiano cade il 20 Gennaio come tutti gli ussanesi sapranno. Il culto del santo è molto diffuso in Europa. Sono molti i paesi, oltre Ussana, in cui il santo è patrono; tra queste ci sono Pest in Ungheria, Caserta, Gallipoli (LE), Galatone (LE), Racale (LE), Avella (AV), Accadia (FG), Fidenza (Pr), San Sebastiano al Vesuvio (NA), Spinazzola (BA), Ponzano (TV), Marmirolo (MN), Albagiara (OR), Arnara (FR), Bracciano (Roma), Barumini (CA), Quadri (CH), Marigliano (NA), Cellara (CS), Altilia (CS), Bosaro (Rovigo), e molti paesi della Sicilia orientale: Acireale, Ferla, Avola, Ristretta, Mililli, Graniti e tanti altri ancora.
San Sebastiano è stato proclamato Santo Patrono dei Vigili Urbani con un Breve Pontificio del 13 Maggio 1957, da Papa Pio XII. Le notizie storiche su S. Sebastiano sono davvero poche e non sono molto attendibili, come del resto per tutti i santi del periodo che va dal Primo al Terzo secolo d.C. a Roma. Le fonti storiche certe della vita del santo sono principalmente quella romana e quella Ambrosiana. Nella prima attraverso il più antico calendario della Chiesa romana, la Depositio martyrum del 354, e con il primo catalogo liturgico dei martiri romani “XIII Kal. Feb. Fagiani in Callisti et Sebastiani in Catacumbas” (Martirologio). Con la Fonte Ambrosiana il “Commento al salmo 118” di S. Ambrogio afferma che Sebastiano nacque a Milano, “hic mediolanensis oriundus est”. Le poche notizie storiche sono state poi elaborate, dalla successiva “Passio Sancti Sebastiani”, nel V secolo, dal monaco Arnobio il Giovane, durante il Pontificato di Sisto III. Ecco come viene descritto il martirio di San Sebastiano: “L’imperatore Diocleziano comandò di drizzare un palo nella piazza e comandò agli arcieri di saettarlo. Dopo credendolo morto, tutti andarono via, ma una donna di nome Irene, che si era recata, di notte, per seppellirlo, lo trovò ancora vivo e lo fece portare, in segreto, nella sua casa per curarlo. Guarito Sebastiano si presentò, nuovamente da Diocleziano per proclamare la sua fede e per cercare di convertirlo. Secondo Arnobio il Giovane l’imperatore comandò che Sebastiano fosse frustato sino alla morte e buttato nella cloaca Massima”.
Numerose opere d’arte raffigurano San Sebastiano: i quadri di Josse Lieferinxe (San Sebastiano frustato a morte) e di Ludovico Carracci (San Sebastiano buttato nella cloaca); Andrea Mantegna nel 1459-60 raffigura il santo giovane statuario su un bellissimo cavaliere con le mani dietro la schiena, appoggiato alla colonna, e trafitto dalle frecce. Da questo periodo in poi il santo diventò nell’arte l’equivalente degli dei e degli eroi greci, celebrati per la loro bellezza come Apollo e Adone. Molte opere sono conservate nei musei di tutto il mondo.
Artisti quali Botticelli, Antonello da Messina, Perugino, Tiziano, Antonio e Piero Pollaiolo, Cima da Conegliano, Francesco Bonsignori, G.A. Bazzi detto il Sodoma, Lorenzo Costa, Van Dyck, El Greco, Rubens, Piero della Francesca, Vittore Carpaccio, Raffaello Sanzio, Giovanni Bellini e tutta una serie di pittori Caravaggeschi sono solo alcuni di quelli che hanno attualizzato il martirio del santo.

domenica 17 febbraio 2008

Adesso un'Italia nuova. SI PUO' FARE

Gli altri sei punti del programma

Settimo: incremento demografico.
Grande obiettivo programmatico del Partito Democratico è quello di invertire l’attuale trend demografico, aiutando in modo significativo le famiglie con figli, mediante l’istituzione della Dote fiscale per il figlio, proposta dalla Conferenza governativa di Firenze sulla famiglia. La Dote sostituisce gli attuali Assegni per il nucleo familiare e le detrazioni Irpef per figli a carico, assicura trattamenti significativamente superiori a quelli attuali, si rivolge anche ai lavoratori autonomi.
L'asilo nido deve diventare un servizio universale, disponibile per chiunque ne abbia bisogno. Il nostro obiettivo, in collaborazione con le Regioni e gli enti locali, è quello di raddoppiare il numero dei posti entro cinque anni, in modo da assicurare il servizio ad almeno il 20 per cento dei bambini da 0 a 3 anni.
E’ anche con questi strumenti che si sostiene la famiglia, che la si aiuta a svolgere la sua importante funzione sociale. Dobbiamo fare della nostra una società a misura di bambino, riservando all’infanzia i tempi e gli spazi di cui ha bisogno.
Ottavo: Scuola, Università e Ricerca.
Abbiamo bisogno di “campus” scolastici e universitari. Abbiamo bisogno che per i ragazzi i luoghi di formazione non siano come una fabbrica o un ufficio, ma dei centri di vita e di formazione permanente.
Cento “campus”, universitari e scolastici, dovranno essere pronti per il 2010. Questi saranno a tutti gli effetti delle centrali di sapere per le comunità locali, dei luoghi di formazione e di “internazionalizzazione” per i nostri ragazzi. Tutti gli studenti delle scuole italiane saranno periodicamente sottoposti a test oggettivi, che serviranno alle famiglie per valutare la qualità dell’apprendimento dei ragazzi e della scuola che frequentano.
Importante sarà l’investimento destinato alla professionalità dei docenti. Ciò significa ad esempio prevedere per gli insegnanti periodi sabbatici di aggiornamento intensivo, così come avviene per i professori universitari. Quanto alla ricerca, dobbiamo spingere le imprese a investire più risorse, concentrando solo sugli investimenti in ricerca e sviluppo i contributi a fondo perduto.
Nono: lotta alla precarietà, miglior qualità del lavoro e più sicurezza, un diritto fondamentale della persona umana.
In questo senso si tratta di difendere e promuovere standard minimi di civiltà. Ma anche di far avanzare un’idea alta della competizione e della produttività. Per questo bisogna creare un'unica Agenzia Nazionale per la sicurezza sul lavoro, grazie alla quale potrà essere realizzato un sistema di forti premi per le imprese che investono in sicurezza, agendo sul livello della contribuzione; bisogna, inoltre, avviare la sperimentazione di un compenso minimo legale, concertato tra le parti sociali e il governo, per i collaboratori economicamente dipendenti, con l'obiettivo di raggiungere 1.000 euro mensili. Troppi giovani sono ora “intrappolati” troppo a lungo, spesso per anni, in rapporti di lavoro precari. Noi contrasteremo questa situazione, facendo costare di più i lavori atipici e favorendo un percorso graduale verso il lavoro stabile e garantito. Un percorso che preveda un allungamento del periodo di prova e una incentivazione e modulazione del contratto di apprendistato come strumento principale di formazione e di ingresso dei giovani nel lavoro.
Decimo: garantire la Sicurezza.
Far sentire sicuri i cittadini, aumentando la presenza di agenti per strada e anche utilizzando nuove tecnologie è uno dei principali obiettivi programmatici del Partito Democratico. Per questo, trasferiremo ai comuni funzioni amministrative e vareremo un piano di mobilità interna alla Pubblica Amministrazione di personale civile oggi sottoutilizzato, per impiegarlo nelle attività amministrative di supporto alle attività di polizia. La sicurezza dipende anche dalla certezza della pena. Troppo frequenti sono i casi di condannati per reati di particolare allarme sociale che vengono ammessi a rilevanti benefici di legge senza avere mai scontato un giorno di carcere. Il “pacchetto sicurezza” approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 ottobre scorso aveva ampliato il numero dei reati particolarmente odiosi, fra questi la rapina, il furto in appartamento, lo scippo, l’incendio boschivo e la violenza sessuale aggravata. E in tutti questi casi prevedeva l’obbligo della custodia cautelare in carcere, il giudizio immediato, l’applicazione d’ufficio della custodia cautelare in carcere già con la sentenza di primo grado e l’immediata esecuzione della sentenza di condanna definitiva senza meccanismi di sospensioni. Su questa linea noi proseguiremo.
Undicesimo: giustizia e legalità
Di innovazione ha bisogno un’altra sfera decisiva nella vita di un Paese e di ogni suo cittadino: quella della giustizia, della legalità. Il Partito Democratico, sia attraverso il codice etico, sia attraverso norme statutarie relative ai comportamenti di suoi iscritti eletti nelle istituzioni, stabilisce indicazioni rigorose in particolare sulla qualità delle nomine di cui i suoi rappresentanti dispongono. Proporremo, inoltre, norme innovative per la trasparenza delle nomine di competenza della politica. Per ognuna di esse, dovranno essere predeterminati e resi pubblici criteri di scelta fondati sulle competenze; attivate procedure di sollecitazione pubblica delle candidature; infine, pubblicato lo stato e gli esiti delle procedure di selezione. Noi proporremo anche di introdurre nel nostro ordinamento il principio della non candidabilità al Parlamento dei cittadini condannati per reati gravissimi come quelli connessi alla mafia e alla camorra, alle varie forme di criminalità organizzata, o per corruzione o concussione. Il nostro undicesimo grande obiettivo programmatico comprende anche il motivo principale dell’emergenza giustizia: i tempi del processo, sia penale che civile.
Noi porteremo a compimento le riforme avviate negli scorsi anni, come la razionalizzazione e l’accelerazione del processo civile e di quello penale. Ma adotteremo anche provvedimenti amministrativi che possono essere presi immediatamente, per accrescere l’efficienza del sistema giudiziario italiano. C’è poi il nodo delle intercettazioni telefoniche, informatiche e telematiche. E’ uno strumento essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata e assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme sociale, quali la pedofilia e la corruzione. Si tratta di conciliare queste finalità con i diritti fondamentali, come quello all’informazione e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona.
Dodicesimo: banda larga in tutti Italia e TV di qualità.
L’effettiva possibilità di accesso alla rete a banda larga deve diventare un diritto riconosciuto a tutti i cittadini e a tutte le imprese, su tutto il territorio nazionale, esattamente come avviene per il servizio idrico o per l’energia elettrica. Noi realizzeremo, a partire dalle grandi città, reti senza fili a banda larga per creare un ambiente disponibile alla gestione di nuovi servizi collettivi. Più libertà significa superamento del duopolio, oggi reso possibile dall'aumento di canali garantito dalla TV digitale. Per andare oltre il duopolio occorre correggere gli eccessi di concentrazione delle risorse economiche, accrescendo così il grado di pluralismo e di libertà del sistema. La libertà di informazione è un cardine della democrazia, come ci ha insegnato un grande giornalista, che resta nel cuore di tutti gli italiani, Enzo Biagi. Più concorrenza significa ricondurre il regime di assegnazione delle frequenze ai principi della normativa europea e della giurisprudenza della Corte costituzionale. Più qualità: noi proponiamo di istituire un fondo, finanziato da una aliquota sui ricavi pubblicitari, che finanzi le produzioni di qualità. Dire qualità e dire Italia è la stessa cosa. Più autonomia della televisione dalla politica significa, subito, nuove regole per il governo della RAI. La nostra idea è quella di una Fondazione titolare delle azioni, che nomina un amministratore unico del servizio pubblico responsabile della gestione.
Queste sono alcune delle nostre idee per cambiare il Paese. Questo è il cammino di innovazione che attende l’Italia.

Adesso un'Italia nuova. SI PUO' FARE

I 12 PUNTI DEL PROGRAMMA

Primo: modernizzare l’Italia.
Pensare ad un’Italia moderna significa scegliere come priorità le infrastrutture e la qualità ambientale. Il Paese ha bisogno di infrastrutture e servizi che oggi sono ostacolati più da incapacità di decisione che da carenza di risorse finanziarie.
Noi riformeremo la normativa di valutazione ambientale delle opere, con l'eliminazione dei tre passaggi attuali e la concentrazione in un’unica procedura di autorizzazione, da concludere in tre mesi. La priorità va data agli impianti per produrre energia pulita, ai rigassificatori indispensabili per liberalizzare e diversificare l'approvvigionamento di metano, ai termovalorizzatori e agli altri impianti per il trattamento dei rifiuti, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrica. L’Alta Velocità è il più grande investimento infrastrutturale in corso nel nostro Paese: va completato e utilizzato appieno. Il completamento della TAV metterà a disposizione del trasporto regionale un aumento del 50 per cento delle tratte ferroviarie. Noi le useremo per ridurre il traffico attorno alle grandi città e per dare ai pendolari un servizio finalmente decente.
Secondo: crescita del Mezzogiorno, crescita dell’Italia.
La priorità in materia è quella di portare entro il 2013 la rete delle infrastrutture, a cominciare dal sistema dei trasporti – strade, ferrovie, porti, aeroporti e autostrade del mare – su un livello quantitativo e qualitativo confrontabile con l’Europa sviluppata. E lo stesso vale per servizi essenziali come quelli idrici e ambientali. La Sicilia ha bisogno di una rete infrastrutturale che le consenta di diventare davvero, con le altre regioni del nostro Mezzogiorno, la naturale piattaforma logistica per gli scambi di servizi, di beni, di persone, di culture in un’area cruciale del mondo.
Terzo: controllo della spesa pubblica.
Proprio l’esperienza di questi due anni ci consente di dire credibilmente ai cittadini italiani che nella prossima legislatura, il banco di prova decisivo per il Governo del Partito Democratico è quello di riqualificare e ridurre la spesa pubblica. Senza ridurre, anzi facendo gradualmente crescere in rapporto al PIL, la spesa sociale aumentandone la produttività e rendendola finalmente quel fattore di sviluppo e di uguaglianza che oggi ancora non è. Mezzo punto di PIL di spesa corrente primaria in meno nel primo anno, un punto nel secondo e un punto nel terzo: il conseguimento di questo risultato è condizione irrinunciabile per onorare l'altro impegno che assumiamo con i contribuenti italiani, famiglie e imprese: restituire loro, con riduzioni di aliquota e detrazioni, ogni Euro di gettito aggiuntivo, derivante dalla lotta all'evasione fiscale. Obbiettivo del Partito Democratico è quello di semplificare il nostro barocco sistema amministrativo, ridurre le sovrapposizioni fra uffici, livelli istituzionali, organismi ed enti pubblici, accorpare in un’unica sede provinciale tutti gli uffici periferici dello Stato. Cominceremo da subito abolendo le Province nei grandi Comuni metropolitani, ai quali andranno dati poteri reali in settori importanti come la mobilità. Utilizzeremo in modo produttivo il grande patrimonio demaniale, con l’accordo di Stato e Comuni, in modo da abbattere contestualmente di qualche punto il debito pubblico, che potrà così scendere più rapidamente al di sotto della soglia del 100 per cento sul PIL. Libereremo così risorse per almeno un punto di PIL all’anno.
Quarto: Pagare meno, pagare tutti.
Oggi è possibile ridurre davvero le tasse ai contribuenti leali, che sono tanti, lavoratori dipendenti e autonomi, e che pagano davvero troppo. Il risanamento della finanza pubblica realizzato negli ultimi due anni, combinato con questo credibile e concreto programma di riduzione e riqualificazione della spesa e con la prosecuzione della lotta all’evasione, permette per il futuro, anche per quello immediato, di programmare una riduzione del carico fiscale. Un obiettivo che si traduce, subito, in un incremento della detrazione IRPEF a favore dei lavoratori dipendenti. E dunque in un aumento di salari e stipendi.
Quinto: investire sul lavoro delle donne.
Il modello sociale italiano è oggi afflitto da tre gravi patologie: bassi tassi di occupazione femminile, bassa natalità e alti tassi di povertà minorile. Per questo noi vogliamo trasformare l’enorme capitale umano femminile inattivo in un “asso” da giocare nella partita dello sviluppo, della competitività, del benessere sociale. Vogliamo rovesciare il circolo vizioso in un circolo virtuoso. Più donne occupate significa infatti più crescita, più nascite (come dimostra l’esperienza degli altri paesi europei), famiglie più sicure economicamente e più dinamiche e meno minori in povertà.
Sesto: aumentare il numero di case in affitto.
La scarsa disponibilità di case in affitto blocca la mobilità, specie dei giovani e delle giovani coppie. Il terzo delle famiglie che non possiede abitazioni è esposto al rischio di aumenti dei costi degli affitti e alle difficoltà di poter acquistare una casa senza venderne un'altra. Tra le misure che proporremo per aumentare l’offerta di case in affitto, un grande progetto di social housing realizzato da fondi immobiliari di tipo etico a controllo pubblico, con ruolo centrale della Cassa Depositi e Prestiti, che può mobilitare risorse per 50 miliardi di euro, senza intervento di spesa pubblica, per la costruzione e gestione di 700 mila unità abitative da mettere sul mercato a canoni compresi fra i 300 e i 500 euro. E una coraggiosa riforma del regime fiscale degli affitti: tassare il reddito da affitto ad aliquota fissa, ferma restando l’opzione per la condizione di miglior favore; e consentire la detraibilità di una quota fissa dell’affitto pagato fino a 250 euro mensili.

http://www.partitodemocratico.it/

P.S: domani gli altri sei punti

venerdì 15 febbraio 2008

Inaugurato un nuovo tratto della S.S. 131 nel territorio di Sanluri

Inaugurato il nuovo tratto della Strada statale 131 tra lo svincolo di Villasanta e il km 47, nel territorio del Comune di Sanluri. Dopo gli interventi del Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, del Presidente della Regione, Renato Soru, e del capo Compartimento Anas Sardegna, Giorgio Carboni, la variante della "Carlo Felice" è stata aperta al traffico. L'intervento (in un tratto lungo 6,4 km) è costato 34 milioni 420mila euro e rientra nel più vasto programma di ammodernamento della principale arteria del sistema viario della Sardegna. I lavori sono durati tre anni esatti. L'opera attraversa zone pianeggianti e collinari, e comprende il viadotto "Acqua Sassa" e un tratto rettilineo all'aperto in cui il tracciato interseca la Strada statale 197 di San Gavino e del Flumini, in corrispondenza del quale sarà realizzato un nuovo svincolo. Inoltre sono previsti alcuni sovrappassi e strade complanari che garantiscano la regolare continuità della viabilità secondaria.
L'infrastruttura consente di elevare notevolmente gli standard di sicurezza stradale attraverso l'eliminazione di incroci a raso e immissioni di strade rurali e accessi privati direttamente sulla carreggiata, che spesso hanno contribuito a far registrare incidenti mortali. Con la trasformazione del vecchio tracciato, l'Anas potrà portare il limite di velocità dagli attuali 90 ai 110 km/h, riducendo i tempi di percorrenza in completa sicurezza. L'assessore regionale dei Lavori pubblici, Carlo Mannoni, ha espresso soddisfazione per "un'opera portata a termine, seppure tra tante difficoltà. Tra Serrenti e Villagreca restano due tratti ancora incompleti ma, entro maggio, saranno avviati entrambi gli interventi che consentiranno di portare a termine la zona di Cagliari. Poi resteranno altri interventi più complessi, nel centro-nord dell'isola, a cominciare dall'incrocio di Bonorva. Bisogna lavorare con una programmazione più intelligente: il Presidente Soru, oggi, ha giustamente ricordato che i tracciati ridisegnati nell'Oristanese potevano essere eseguiti in una forma meno invasiva sotto il profilo ambientale".
Entro il 2008 saranno appaltati i lavori programmati per altre arterie sarde: la Olbia-Arzachena, la S.S. 128 e un ulteriore lotto della Sassari-Alghero. Sarà appaltata entro l'anno anche la trasversale Olbia-Sassari. Nel frattempo si sta portando a termine il progetto definitivo della strada Arzachena-Palau. Rispondendo alle accuse del deputato Mauro Pili (Forza Italia), il quale sosteneva che Soru e Di Pietro inaugurano opere volute da altri, l'assessore Mannoni commenta: "Questo è vero, infatti lo stesso ministro Di Pietro lo ha ricordato questa mattina. A questo punto, tuttavia, è doveroso sottolineare che il progetto di quest’opera è stato avviato nel 1998 sotto la Giunta Palomba, ed approvato per l’appalto alla fine del 2003, durante la Giunta precedente, senza che fosse previsto alcun premio di accelerazione. Quanto alle risorse messe a disposizione dal Governo Berlusconi, pari a 500 milioni di euro, va detto che le risorse rese disponibili dall’accordo Di Pietro-Soru nel gennaio 2007 sono di ben 1.372 milioni di euro per la mobilità in Sardegna, di cui 655 milioni di euro soltanto per le strade. Tra l’altro nel corso del 2007 sono state appaltate opere stradali in Sardegna per ben 377 milioni di euro di investimenti: nella S.S. 125 (Orientale Sarda), nella S.S. 195 (Cagliari-Pula) e nella S.S. 291 (Sassari-Alghero). Sono stati inoltre predisposti il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale per l’appalto a contraente generale della Sassari-Olbia. Quanto alla Olbia-Arzachena la precedente Giunta procedette soltanto all'elaborazione del progetto preliminare con uno stanziamento di soli 30 milioni di euro, con i quali era stata programmata la realizzazione di appena 2,6 km di una quattro corsie che finiva nel nulla. La Giunta Soru ha invece stanziato ulteriori 55 milioni di euro per realizzare un asse viario a due corsie, immediatamente funzionale e realmente utile al territorio, arrivando sino a Palau". "Infine, ricordo ancora che durante il Governo Berlusconi praticamente non è stato dato alla Sardegna alcun finanziamento nell’ambito della Legge Obiettivo per le opere stradali”.

lunedì 11 febbraio 2008

YES, WE CAN!

Muore, senz’essere mai nata, la Seconda Repubblica. Lascia uno spaventoso vuoto di legalità, dove è già precipitata la politica e nel quale rischia di inabissarsi l’intera società italiana. In questo clima, e con un contesto così degradato, si corre verso le elezioni anticipate. È infatti l’intero sistema politico italiano che ha fissato un appuntamento con il viandante solitario: non più con il popolo ma con l’individuo, non più con la classe ma con il lavoratore, non più con l’ideologia ma con il merito personale. È tutto qui il tema della campagna elettorale che comincia oggi: correre da soli. La solitudine rivendicata da Veltroni significa infatti non potersi più nascondere dentro il numero; e mai più mimetizzarsi nella folla che garantisce l’impunità, nella folla dei partiti che è la stessa delle mille curve sud d’Italia.
Ed è la società, prima ancora che il centrosinistra in macerie, ad avere preparato, tra grillismi e antipolitica, tra girotondi e manifestazioni di piazza, tra Porta a Porta e Anni Zero, tra tradimenti e ribaltoni, tra demagogie e caste, l’uscita dal gruppo del solitario in fuga e in salita, perché è tutta in salita la ricostruzione del lessico politico in Italia. È insomma lo Spirito del Tempo a incarnarsi nel leader che deve correre da solo per sfasciare la poltiglia che non permette al paese di essere governato; per emulsionare questa chiazza d’olio di intrighi e di miseria che è diventata la politica; per scuotere la mediocrità dei topi nel formaggio, degli ubriachi che si sorreggono a vicenda, delle mezze figure che in venti non fanno una figura intera. Correre da soli, dunque. Con l’istinto prima che con la ragione, con il sentimento più che con l’intelligenza, con la fantasia più che con la logica. Nel ciclismo correre da soli è un azzardo, roba da campioni o da ragazzini presuntuosi che a metà percorso spompano, vengono raggiunti dal gruppo, risucchiati e abbandonati senza gloria negli ultimi posti. Nel mondo animale chi corre da solo è la preda che scappa e che soccomberà alla zampata del predatore. Nella letteratura e nel cinema americani corre da solo il cow boy, il giustiziere e il farmer dell’Ovest dove banchieri, avvocati e federali sono come i tanti partiti italiani, imbroglioni e perditempo; corrono da soli Humphrey Bogart in Casablanca, e John Wayne in tutti i suoi film: generosamente risolvono i problemi ma alla fine se ne vanno, vittoriosi e perdenti, lasciando ad altri la terra, le donne, una nuova regola e un nuovo modo di stare al mondo. Ebbene, nella sfida di Veltroni c’è questo sapore dell’America che è amata a sinistra, quella – diceva Goethe senza contrapporla alla politica italiana – che «non ha i castelli e non ha i basalti», l’idea dell’America politica liscia liscia, bella e diretta, olimpicamente classica, senza le contorsioni inverificabili delle verifiche italiane, degli inciuci, dei trasformismi, dei mercati parlamentari, l’America dove sempre si corre da soli. È vero che può far sorridere l’inglese abusato di Veltroni, ma lasciamoglielo dire yes we can se dietro questo primo slogan della campagna elettorale si intravede un’idea americana di Italia veloce contrapposta all’Italia barocca e mostruosa delle vecchie coalizioni.
È vero che l’inglese di Veltroni a volte sembra quello della pubblicità, don’t touch my Breil, o magari l’insensato life is now. È vero che a volte somiglia a quello dei nostri cosiddetti manager bocconiani, veri cretini cognitivi che dicono background e break even, serendipity e fuzzy come una specie di tributo pagato alla moda più presuntuosa e più insulsa. E però concediamoglielo questo vezzo, facciamogli contrapporre a una lingua politica che è una babele la lingua diretta e moderna che non ha accenti, non ha né sdrucciole né piane. Molto meglio andare avanti con le assonanze, da I care a We can che con le procedure istituzionali ridotte ad apparati cerimoniali; meglio rincorrere una realtà velocissima che ribolle da Kennedy a Hillary ad Obama piuttosto che l’inaderenza cadaverica alla realtà. Ma, come dicevamo, c’è anche, nella sfida di Veltroni che corre da solo, qualcosa del ciclismo di Pantani, di Coppi e di quei volti tristi come le salite. E c’è l’alone dell’animale sacrificale con il destino segnato dai sondaggi: l’uomo che corre da solo contro Mosé – così lo chiama Maroni – che alla testa di diciotto partiti ci prova per la quinta volta. Si sa che in campagna elettorale nessuno si salva dalla demagogia e dalla retorica, ma la demagogia è un mantello che, con lo spavaldo yes we can di Veltroni, si stringe a sinistra e si allarga a destra.
[La sfida di Veltroni, fra incognite, azzardi e opportunità. Da: la Repubblica, 7/02/08]

venerdì 8 febbraio 2008

Italia in bianco e nero

Italia ottocentesca
[tratto da: http://ugolini.blogspot.com/]
Una fotografia in bianco e nero quella scattata dalla Banca d’Italia. Come i ritratti d’altri tempi, frutto di tecnologie poco avanzate. Così vediamo da una parte famiglie che arrancano. Una su quattro è indebitata, una su due deve cavarsela con meno di 26.000 euro all’anno. Questo è il nero. Poi c’è il bianco: esiste un ristretto gruppo di italiani, il dieci per cento, che, tra case e titoli finanziari possiede il 45% della ricchezza di tutti gli italiani. È l’elite di quelli che ce l’hanno fatta. La vera “Casta”. Il vertice di una piramide che si regge su una massa sterminata. Sembra un ritratto ottocentesco.
Un ritratto che fa rabbrividire. Soprattutto pensando che queste stesse famiglie, quelle dei 26 mila euro all’anno, magari avevano coltivato di recente una speranza. Il governo di Romano Prodi, stava per affrontare una piattaforma dei sindacati che parlava appunto di redditi, fisco, prezzi, tariffe. Forse era la volta buona, anche se in ritardo. Per ridare dignità a tanti dopo aver cominciato a risanare i conti del Paese. Era l’inizio di un’inversione di rotta. È stata bloccata, spenta. Ed ecco che in queste stesse ore della crisi politica che non mostra sbocchi tranquillizzanti, irrompe una questione sociale scandalosa. Più scandalosa di tante bruttezze di cui ci cibiamo tutti i giorni, poiché spesso passa inosservata o nell’indifferenza generale.
Le cifre sopra riportate sono ancora più eloquenti se si considera la fonte. Non provengono da uno dei tanti istituti di ricerca magari accusati di scarsa credibilità. La fonte è la Banca d’Italia, una specie di riconosciuto massimo tribunale del sapere economico. Che ha pronunciato, con le sue cifre asettiche, una requisitoria. Ma chi sono i responsabili di questa Italia così iniquamente diseguale? Perché i redditi delle famiglie dei lavoratori (non di altre categorie sociali) sono cresciuti in sei anni, dal 2000 al 2006, dello 0,96%? Una cifra infima. Corrisponde ad un blocco quasi totale dei salari, dovuto al fatto che gli aumenti in busta paga erano spazzati via dagli aumenti nei negozi e nei servizi. Perché i giovani che lavorano sotto i 30 anni dispongono di un reddito di meno di 22.500 euro l’anno?
Per dare una risposta compiuta bisognerebbe rifare il cammino di questi anni tra governi scialacquoni che abbassavano certo le tasse di quel 10 per cento al vertice della piramide, ma per poi non tenere sotto freno i conti pubblici. Fino all’ultima esperienza governativa che al giusto rigore su quei conti, ha accompagnato una seria e fruttuosa lotta agli evasori fiscali ma ha avuto dubbi e titubanze nell’affrontare il doveroso capitolo della tassazione delle rendite finanziarie (sempre quelle del 10 per cento). Un tabù intoccabile. Così come la coalizione di centrosinistra è stata dilaniata e ritardata da divisioni e contorcimenti sulle cose da fare in materia sociale. Basti pensare alle vicissitudini del decreto sul welfare. Eppure il governo Prodi aveva cominciato un cammino, fatto di prime misure parziali, magari senza ben spiegare i possibili approdi finali, la strategia, gli sbocchi. Senza sapere indicare un possibile modello sociale capace di capovolgere quella piramide descritta oggi dalla Banca d’Italia.
E poi c’è stata spesso per milioni di lavoratori italiani la fatica di strappare il rinnovo dei contratti di lavoro, nella loro battaglia continua per ottenere modeste “mercedi” e diritti insopprimibili. Nei confronti di imprenditori che spesso, come dimostrano le recenti sortite di chi pure intende assume vesti moderne. Uomini d’industria che preferiscono alla dialettica sindacale, al riconoscimento di ruoli diversi, l’elargizione unilaterale, apparentemente appariscente.
Ed ora? Ora ci penserà la pimpante coalizione di Berlusconi, Mastella, Fini, e quant’altri? È anche di fronte a questi dati sociali assordanti che bisogna riflettere. La “crisi” è anche questa. Non si può, così, non sperare nei tentativi, in primo luogo quello del Capo dello Stato, di rendere meno pesanti non solo le vicende di oggi ma anche quelle di domani. Per impedire che si prosegua nel ricorso a impianti elettorali che producono governi poco produttivi per questa Italia. E soprattutto per quelle famiglie in attesa descritte dal rapporto della Banca d'Italia.

martedì 5 febbraio 2008

Piscina coperta o campo da pallavolo e basket? Ai posteri l'ardua sentenza

- Anno 2050 -
A prima vista sembrava una piscina coperta, invece dopo uno studio dettagliato compiuto dagli archeologi e da una equipe di sub ci si è trovati di fronte ad una scoperta sensazionale!
Stiamo parlando del complesso archeologico denominato “PALAZZETTO DELLO SPORT” che si trova ubicato al lato dello stadio comunale di Ussana e che i ricercatori hanno riportato alla luce soltanto nell’anno 2047.
In questi ultimi 3 anni tutti i più grandi archeologi della Sardegna pensavano che questa struttura (di cui potete vedere una foto risalente al 2008) non fosse altro che una piscina comunale; le prime indagini portarono a questa conclusione visti i tassi di umidità che furono riscontrati nelle pareti, nei solai e sulle pavimentazioni e che non lasciavano margine di incertezza.
Tuttavia le scoperte migliori sono quelle più inattese e la sovrintendenza ai beni archeologici di Cagliari ha diramato pochi giorni fa il seguente comunicato: <<…visti i dati ora in possesso e misurate le linee (tracciate in varie tonalità sul pavimento) possiamo certamente affermare che il “PALAZZETTO DELLO SPORT” sito in Ussana era una struttura destinata al gioco della Pallavolo e del Basket…e non una piscina coperta come inizialmente ipotizzato…>>.
Un nuovo scenario socio-culturale si apre ora per la comunità ussanese!
Tante persone vorrebbero ora riconvertire all’uso originale di progetto (anni 1998-1999 circa) la struttura del palazzetto!
L’unico dubbio da sbrogliare riguarda il ritrovamento di uno stetoscopio e di decine di aghi ipodermici...
…a cosa potevano mai servire in una struttura del genere questi strumenti medici?

sabato 2 febbraio 2008

Lo sport è futuro per i giovani ussanesi

Circa una settimana fa è comparso un articolo sul quotidiano sardo più letto, ossia l'Unione Sarda, riguardante sport e amministrazione pubblica ussanesi. Ad aprire l'ormai atteso dibattito (contrariamente a quanto credevano o nascondevano gli amministratori ussanesi) è stata la società calcistica A.S.D. San Sebastiano, fondata soltanto nell'autunno scorso, e che si occupa del Settore Giovanile.
Questo nuovo gruppo sportivo è stato plasmato da decine di appassionati, tra cui tanti ex calciatori che portarono in passato l'Ussana Calcio nel campionato di Promozione, e che ora cercano di coinvolgere in un nuovo progetto sociale tanti bambini e ragazzi, provenienti anche dai comuni limitrofi ad Ussana.
Abbiamo così contattato e posto delle brevi domande ad un genitore di uno dei tanti baby calciatori ussanesi iscritti con la giovane squadra.
"Cosa chiedono i dirigenti e i simpatizzanti della San Sebastiano?"
"Chiedono e rivendicano un diritto semplice e insindacabile: potere usufruire di tutti gli impianti sportivi locali".
"Perchè nasce questo problema?"
"Il problema nasce e si intensifica col passare del tempo perché alla A.S.D. San Sebastiano non viene concesso l'utilizzo del campo da calcio in erba, completato nel 2005 ed ovviamente realizzato con i soldi di tutti noi ussanesi."
"Allora chi gioca nel nostro piccolo e giovane Stadio comunale erboso?"
"Di sicuro l'altra società di calcio, l'Ussana calcio, che si occupa, tra l’altro, anche di settore giovanile."
"E voi per quale campo pagate l'affitto al comune di Ussana?"
"I nostri bambini dobbiamo portarli esclusivamente al campo in terra battuta che si trova al Club House e che possiamo assicurare non sia il massimo della comodità ed efficienza per i nostri figli."

In relazione a questo argomento è spuntato anche un messaggio di protesta su l'Unione Sarda; nella pagina dedicata agli SMS del 1° febbraio si chiedeva infatti all'assessore allo Sport di Ussana se fosse al corrente dello stato di degrado e abbandono della zona Is Osterias in cui si recano i bambini della società San Sebastiano.
A giudicare dal livello di critica e di attenzione rivolti questo argomento non sembra trascurabile; in realtà bambini e giovani rappresentano il futuro: perciò bisogna prepararlo giorno per giorno e nel modo migliore possibile.

venerdì 1 febbraio 2008

Pd Sardo: la crisi di governo interrompe processo costituente. Primarie Provinciali sospese.

I delegati all’assemblea regionale del Partito Democratico, su suggerimento del segretario Antonello Cabras, hanno deciso di rinviare le primarie provinciali, previste per il 24 febbraio. Sabato 9 febbraio, data della prossima assemblea costituente, considerando comunque adempiuta e conclusa la fase di preparazione delle liste dei candidati, si potrà fissare il nuovo appuntamento elettorale o indicare il periodo favorevole a promuovere la consultazione finale. La situazione politica nazionale ha assunto un peso notevole sulla decisione dei delegati di rinvio del prossimo appuntamento costituente del Pd sardo. L'incontro, che si è svolto come di consueto a Tramatza, è stato aperto dal segretario Cabras che ha brevemente riassunto lo scenario politico nazionale scaturito dalla crisi del governo Prodi. Circa il mandato ricevuto da Marini dal Presidente della Repubblica Napolitano, per tentare di formare un governo che abbia come unico obiettivo quello di preparare un progetto di riforma della legge elettorale, il segretario non si è mostrato troppo ottimista: "Io penso che il presidente Marini chiuderà le consultazioni dicendo che non sussistono le condizioni per formare un governo - ha confidato Cabras all’assemblea -, alla luce di tutto questo, per accelerare i tempi per la formazione di un nuovo governo ed evitare il vuoto di potere che farebbe male al paese più di quanto sta già accadendo, è presumibile che si vada a votare entro Aprile; ciò significa che un mese prima della data stabilita, a Marzo, bisognerà compilare le liste". Il segretario ha quindi messo in guardia i delegati del Pd sardo, circa la reale possibilità che si vada ad elezioni politiche anticipate, evento che rischierebbe di cogliere il Partito Democratico sardo "impreparato" dal punto di vista organizzativo. "Se sospendiamo, abbiamo comunque bisogno di avere il partito presente e bisognerà capire come arrivare alle elezioni politiche nazionali con una struttura politica di riferimento. Dobbiamo garantire al Partito Democratico sardo un coordinamento che abbia la funzione organizzativa di riferimento in vista dell’appuntamento elettorale nazionale". Questo sarà l’argomento centrale che l’assemblea regionale del Pd sarà chiamata a discutere il 9 febbraio, accanto ad una proposta-emendamento, avanzata dal delegato Matteo Marteddu, che tiene conto dell'eventualità che ci sia uno scioglimento delle camere: i candidati sardi alle prossime elezioni politiche nazionali, potrebbero essere scelti sulla base del metodo delle primarie, tenendo conto di quanto previsto dalla bozza dello statuto nazionale, che è, tuttavia, ancora in fase di definizione e discussione.