lunedì 30 marzo 2009

Quasi completato il restauro della cupola

Ussana. Sarà inaugurata in occasione della festa dell'Assunta a Ferragosto

«La fine dei lavori alla cupola della chiesa parrocchiale prima dell'estate»: la promessa del sindaco di Ussana, Emidio Contini, è solenne. Come la festività: la Madonna dell'Assunta, la festa grande di Ferragosto del paese, che dovrebbe tenere a battesimo la cupola e la volta della parrocchiale restaurate e finalmente al riparo dalle intemperie. «Abbiamo tutte le carte in regola per ultimare l'opera in prossimità della festa dell'Assunta», il primo cittadino si sbilancia sulla previsione di termine lavori per la sistemazione della bella cupola maiolicata della chiesa di San Sebastiano. Il programma è già finanziato, all'amministrazione comunale dovrebbero bastare i 135 mila euro arrivati, in parte, dall'assessorato regionale ai Lavori pubblici: «Il contributo ci consentirà di chiudere i lavori», aggiunge il primo cittadino, «con un l'aggiunta di ingenti risorse del Comune». Il cantiere per la sistemazione della volta, avviato a settembre del 2008, era rimasto fermo per qualche mese. «Mancava il nulla osta degli enti preposti», assicurano in Comune, ma sullo stop prolungato la Giunta di Emidio Contini e l'entourage della parrocchia hanno polemizzato duramente. Le finestre, rimosse, della cupola, facevano penetrare la pioggia direttamente sull'altare che è transennato e interdetto da mesi. Il parroco, don Giulio Madeddu, costretto a dire messa su un altare improvvisato sotto la balaustra principale ha sbottato proprio nel giorno della festa del patrono: «Meno vitelli arrosto e più soldi per il restauro della cupola», aveva polemizzato il sacerdote, riferendosi alla vitella cotta, e mangiata, attorno al falò di San Sebastiano. La ripresa dei lavori, ora, dovrebbe riportare il sereno nei rapporti fra sindaco e parroco. «Per completare l'intervento saranno necessari alcuni mesi per la sistemazione definitiva della cupola, ma le impalcature saranno rimosse prima dei festeggiamenti dell'Assunta», assicura Emidio Contini.

IGNAZIO PILLOSU

venerdì 27 marzo 2009

Governo e imprese alleati, sicurezza sul lavoro a rischio

Una sfida personale, contro tutto e contro tutti, ascoltando solo le pressioni di Confindustria. Il ministro Sacconi non ha voluto prendere in considerazione nemmeno l’appello del suo collega di partito Fabio Granata. Non proprio l’ultimo arrivato del Pdl, visto che si tratta pur sempre del vicepresidente della Commissione Antimafia. «Modificare il Testo unico abbassando le ammende per gli imprenditori sarebbe strano e gravissimo perché darebbe l’idea di un senso di impunità», ha detto Granata tra gli applausi della platea «bipartigiana» convocata ieri alla Camera da Articolo 21 per chiedere a Sacconi di fermarsi.
Niente da fare. Questa mattina il Consiglio dei ministri esaminerà le modifiche al Testo unico
sulla sicurezza del lavoro. Sfidando dunque anche i suoi stessi colleghi di partito, Sacconi tira diritto e accelera. Molti scommettevano che il polverone sollevato dal solo rischio di modifiche avesse almeno l’effetto di rimandare l’esame del nuovo testo alla prossima settimana. E invece.

SANZIONI RIDOTTE, MENO CONTROLLI
Ma cosa conterrà il nuovo testo? Come il piano-casa di Berlusconi, Sacconi si è sentito scoperto: le anticipazioni della scorsa settimana che hanno fatto gridare allo scandalo saranno in buona parte modificate. Qualcosa la protesta ha giù spuntato. Per esempio il mantenimento dell’arresto del titolare dell’azienda in caso di gravi irregolarità. Oppure (ma il condizionale è d’obbligo) il mantenimento della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per le imprese sotto i 15 dipendenti che non possono averne uno interno.
Ma il disegno complessivo rimane lo stesso: riduzione della sanzioni e dei controlli perché -come ha spiegato Sacconi- il Testo Unico oggi in vigore è «pieno di eccessi formalistici». La cosa è stata richiesta con insistenza da Confindustria e da tutte le associazioni datoriali interessate e Sacconi ha obbedito.
E allora ecco che al posto della «reiterazione» di una inadempienza arriva la «plurima violazione». Qual è la differenza? È presto detta: per chiudere un cantiere non basterà che al secondo controllo rimangono delle irregolarità. Ora dovrà esserci un terzo controllo e solo se l’impresa non avrà sanato le contestazioni allora scatterà il sequestro. Le sanzioni pecuniarie saranno diminuite della metà addirittura rispetto alla legge 626 del 1994 e quindi di quasi tre volte rispetto al Testo unico ora in vigore. Un altro capitolo riguarda la cosiddetta «cartella rischio personale». Si tratta di quel documento che racchiude la storia sanitaria di un lavoratore. Se un interinale passa da un cantiere all’altro, consultando questa cartella l’impresa sa che dovrà evitare di mettere, ad esempio, un ragazzo pieno di fratture su un traliccio. Se la norma verrà cancellata questo non accadrà più e il rischio incidenti aumenterà. Per ultimo, spazio alla bilateralità: i controlli saranno sostituiti da accordi fra imprese e lavoratori.

PD E ARTICOLO 21: DAREMO BATTAGLIA
Le reazioni a tutto questo sono durissime. «A parte qualche marcia indietro come quella sull’arresto -spiega Cesare Damiano- mi pare si vada verso uno scardinamento del testo. Se così sarà, daremo battaglia perché il Testo unico è basato essenzialmente sulla prevenzione e limitarla significa rimettere in pericolo i lavoratori». Molto duro anche Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21: «Un pessimo segnale perché a difesa del Testo si era costruita un’alleanza trasversale che andava da Renata Polverini dell’Ugl ad importanti esponenti della Chiesa e della maggioranza, come Granata. C’è un vizio ideologico dietro questo attacco: il governo chiede pene severe per tutto e invece sulla sicurezza sul lavoro le riduce. Spero che anche qualche imprenditore illuminato se la senta di protestare».
Articolo 21 e Cesare Damiano sono i primi ispiratori della Carovana per la sicurezza che continua a girare l’Italia (prossime tappe l’8 maggio a Moncalieri, il 26 giugno a Vicenza, poi La Spezia e Ravenna) per lottare contro quella che il regista Giuliano Montaldo definisce «l’orribile guerra sporca che sta devastando anche culturalmente il paese».

martedì 24 marzo 2009

Incontriamoci per dar vita a una Sardegna Democratica: appuntamento a Sanluri sabato 28 marzo

Cari amici,
scusate se per alcune settimane ho sentito la necessità di prendere una pausa, di riordinare le idee, di riflettere su come ripartire. Come forse molti di voi sanno, rientro nel cda di Tiscali per dare il mio contributo al rilancio e alla messa in sicurezza della società. E’ una responsabilità che ritengo di avere verso questa impresa - che ho fondato e che cinque anni fa ho lasciato per dedicarmi esclusivamente alla politica - verso la sua possibilità di crescita, i suoi finanziatori e verso le persone che ci lavorano. Tuttavia, come avrete visto e letto, continuo il mio impegno in politica attraverso la presenza in Consiglio regionale, ma più che mai consapevole che è necessario radicare nella società sarda e in tutti i territori della Sardegna il progetto di cambiamento avviato in questi ultimi cinque anni, per un rinnovamento della politica nelle diverse forme di partecipazione, discussione, formazione e selezione della futura classe dirigente. Da parte mia continuerò l'impegno nella costruzione di un vero Partito Democratico sardo insieme a chi in questo si riconosce: un partito che dovrà essere capace di rappresentare in modo autorevole le istanze della Sardegna, prima fra tutte la difesa del suo irripetibile ambiente, da noi tutelato perché unica ricchezza di cui disponiamo per costruire opportunità di lavoro e di benessere. In questa recente campagna elettorale è emersa però, in maniera persino sorprendente, la volontà di partecipare di tanti giovani, di tante persone finora distanti dalla politica perché non motivati dagli attuali modelli e assetti dei partiti, ma assolutamente disponibili ad impegnarsi nel dibattito, nella necessità di difendere l’idea di una Sardegna dei diritti e delle responsabilità, totalmente alternativa a quella di Berlusconi e della sua maggioranza nella nostra regione. E’ il momento di organizzare queste energie e questa appassionata volontà di partecipazione. Con diversi amici abbiamo deciso di proporvi la costituzione di un’associazione che chiameremo Sardegna Democratica, attraverso la quale organizzare i nostri incontri, la discussione, il lavoro di approfondimento delle nostre proposte, la vigilanza attiva e il controllo democratico dell’attività di governo della destra. Potremo tenerci in contatto attraverso questo sito, che deve evolvere in una vera e propria rivista oltre che nella prima fonte di documentazione e informazione per tutti. Ma il lavoro più importante sarà quello che ciascuno di noi potrà fare attraverso l’apertura di sedi di incontro in ogni provincia e paese della Sardegna: sedi anche informali, non per forza stabili, ma che ci diano la possibilità di ritrovarci e confrontarci. Sardegna Democratica sarà l’associazione con cui costruire la rete territoriale per l’incontro di un’area più vasta, comprensiva dell’intero centrosinistra e del sardismo diffuso. Il recente esito elettorale non ha intaccato la volontà di affrancamento e di emancipazione del popolo sardo, non ha scalfito la nostra storica aspirazione di autodeterminazione, non ha messo in secondo piano la necessità sempre viva di uscire dal ritardo di sviluppo assumendoci la nostra diretta responsabilità e non affidandoci a qualcuno che lo faccia per noi. Dobbiamo insieme proseguire il percorso, comprendere il valore del cambiamento impresso in questi anni e da cui non vogliamo recedere, considerando questa una pausa per ripartire con nuova forza e determinazioneL’associazione Sardegna Democratica sarà la testimonianza che negli uomini e nelle donne del centrosinistra c’è una profonda ed irriducibile volontà di non perdersi nel momento di difficoltà e di superare questa fase di smarrimento a partire dalle migliori energie e intelligenze della nostra isola. Facciamo dunque il primo passo: incontriamoci sabato pomeriggio alle 15.30 all'Hotel Rosy di Sanluri (SS 131 km 41), per proseguire il nostro percorso insieme.

Renato Soru

Spendere meglio, non meno

Ultimi in Europa per la qualità degli atenei. Le proposte per riscattarci.
Siamo a 283 giorni dalla 'delenda università' che renderà famoso questo governo per aver ridotto l'università allo stremo". Parole dure quelle di Giuseppe Fioroni, responsabile Educazione del PD, che arrivano dopo i tagli decisi in Finanziaria e l'atteggiamento assunto nei confronti degli studenti durante le proteste della settimana scorsa. "E' difficile un dialogo con un governo il cui presidente del Consiglio fa troppe strumentalizzazioni e generalizzazioni sui nostri studenti e ricercatori -dice- giudicandoli parassiti e intriganti, ci sono sicuramente mele marce ma non tutto è così in quel mondo”.
E tagliare i fondi significa porre un rimedio peggiore del male: con meno risorse atenei che spendono il 90% per il pagamento dei loro stipendi, anche gli atenei virtuosi, saranno costrette a tagliare sul diritto allo studio, sugli alloggi per gli studenti, sulla ricerca e sugli strumenti per fare ricerca. “A meno che -ha osservato Fioroni- qualcuno non perseveri nell'idea delle fondazioni di diritto privato, fallite perché gli atenei nel Paese non le hanno approvate, pensando che alla fine un'università' distrutta vede i propri gioielli acquistati a poche cifre e tutti gli altri abbandonati a se stessi”.

Ultimi in classifica. L’università si può riformare ma si deve poter spendere meglio non meno, con finanziamenti alla ricerca e autonomia per gli atenei. Anche perché l'Italia è già all'ultimo posto tra i paesi Ocse per investimenti: all'università è destinato lo 0,9% del Pil e per la ricerca l'1%. E siamo ultimi anche per quota di laureati. Come se non bastasse il rapporto docenti-studenti è il più basso e gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi d'Europa. Anche il confronto su servizi e alloggi è impietoso, così da bloccare i trasferimenti degli studenti più poveri lontano dal proprio comune.
Per questo Fioroni assieme al segretario Dario Franceschini ha presentato 8 proposte basate sulle 4 R di risorse, responsabilità, rigore e razionalizzazione.
Le proposte:
1) 10.000 borse di studio da 10.000 euro l'una per i neo-diplomati più meritevoli provenienti da famiglie non abbienti. Borse spendibili in qualunque corso di laurea in qualunque università italiana a scelto dello studente;
2) Defiscalizzazione per 5 anni delle assunzioni di dottori di ricerca sia nel settore privato che in quello pubblico;
3) Estendere il sistema del diritto allo studio universitario al dottorato di ricerca, così da garantirlo anche a studenti provenienti da famiglie non abbienti,
4) Avviamento immediato dell’Agenzia nazionale per la valutazione;
5) Legare sempre più le risorse alle valutazioni sugli atenei;
6) Costituzione di un'Agenzia nazionale indipendente per il finanziamento alla ricerca pubblica cui affidare l'assegnazione di tutti i finanziamenti;
7) Promuovere l'autonomia degli atenei fissando per legge solo i criteri generali cui gli statuti devono attenersi;
8) Una nuova politica "del reclutamento" per ridurre la precarietà dei ricercatori, distinguere reclutamento e carriera e stabilire un ruolo unico della docenza.

Proposte che vanno discusse subito perché "se entreranno in vigore i tagli previsti dal governo in Finanziaria uccideranno l'università italiana". A lanciare l’allarme è lo stesso Franceschini che spiega: “Siamo disponibili al confronto parlamentare sul merito, per spendere meglio le risorse affidate all'università ma la premessa è: il governo rinunci ai tagli previsti per il 2010, aspettiamo una risposta". Anche perché con la crisi economica attuale se c'è un settore sul quale investire “in questo momento per restare competitivi, questo è proprio il nostro capitale umano, i giovani sono una vera risorsa”. E pensando alle statistiche non si può che concordare con Franceschini: “è paradossale che mentre l'Italia è l'ultimo tra i 18 paesi Ocse a investire su ricerca e università ed è ultima anche per numero di laureati, il governo abbia deciso un taglio del 50% sulle spese di funzionamento".

venerdì 20 marzo 2009

Pioggia di euro per far rinascere i centri storici di Villasor e Ussana

A Villasor completeranno, dopo dieci anni, l'auditorium comunale, a Nuraminis rifaranno la viabilità del centro storico, mentre a Ussana si opererà al recupero del compendio della storica dimora Mastio-Dessy: un fiume di soldi arriva nei cinque centri dell'Unione dei comuni del Basso Campidano. I soldi, 4 milioni e 500 mila euro complessivamente, sono parte di un Piano integrato d'area (**) finanziato dalla Regione Sardegna.
«A Villasor tocca un milione di euro», annuncia il sindaco Walter Marongiu, che ha gia pronti i progetti per la destinazione dei fondi. «Quei soldi ci consentono di completare l'interno dell'auditorium comunale, e riqualificare alcune strade del centro storico». Cominciato nel 1997 l'auditorium di Villasor è rimasto un'incompiuta. La struttura, a fianco del complesso scolastico di via Porrino, accoglierà 250 spettatori. «L'esterno è in pratica finito, persino tinteggiato, ma all'interno non c'è praticamente nulla: con 700 mila euro del Pia contiamo di chiudere i lavori e con gli altri 300 mila rifacciamo i sottoservizi e la pavimentazione in selciato delle strade che portano al vecchio convento, via Baronale, via Togliatti e via Val D'Aosta», continua il primo cittadino. A Villasor manca una struttura in grado di ospitare eventi culturali ed artistici ma anche convegni, perché la sala consiliare e il salone parrocchiale sono insufficienti: «l'auditorium ovvierà a questa carenza», assicura Walter Marongiu.
E se a Villasor il Piano integrato d'area porterà la nuova arena spettacoli, negli altri centri dell'Unione dei Comuni l'attenzione è puntata sulla riqualificazione ambientale e architettonica del centro storico. E' il caso di San Sperate e Samatzai, dove la fetta del Pia spettante è di un milione e 200 e 600 mila euro rispettivamente.
Un milione di euro, invece, a Ussana dove la giunta guidata da Emidio Contini conta di restaurare l'antica casa Mastio-Dessy.
Un altro centro storico destinato a cambiare volto con il finanziamento regionale del Pia, è quello di Nuraminis. «Per il nostro paese sono pronti un milione di euro», spiega il sindaco Luciano Cappai. Oggetto degli interventi di riqualificazione sono le strade attorno alla chiesa parrocchiale: via Chiesa, via Roma, via Repubblica. «Si tratta del nucleo storico più rilevante di Nuraminis, e vogliamo valorizzarlo con nuove pavimentazioni, e con arredi e punti luce caratteristici e di pregio», conclude Cappai.

[
http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24ore.com/]
(**)Spieghiamo il PIA:
il piano integrato d’area (PIA) è composto da una serie di interventi ed opere con valenza strategica nei settori produttivi, delle infrastrutture, dell’ambiente e dei servizi.
In particolar modo questa "pioggia di euro" è stata regolata dalla giunta regionale uscente di centrosinistra.

giovedì 19 marzo 2009

Fiducia, Berlusconi ai suoi minimi

Sondaggio mensile Ipr Merketing: il premier è a quota 52% di fiduciosi.
Dieci punti sotto il suo massimo, tre in meno del mese scorso.
Sul governo una maggioranza assoluta (52%) di scontenti.
Tra i ministri comanda Maroni (60%) e Bossi guadagna cinque punti.
Altri 3 punti in meno. Silvio Berlusconi raggiunge il suo minimo storico da quando è ritornato a Palazzo Chigi. Il sondaggio mensile sulla fiducia di Ipr Marketing per Repubblica.it dice che 52 cittadini su 100 hanno molta o abbastanza fiducia nel presidente del Consiglio, mentre 45 ne hanno poca o nessuna e 3 sono senza opinione. Solo un mese fa, a febbraio la fiducia toccava il 55%. Perde altri 2 punti anche il governo che scende a quota 44% di "fiduciosi" contro il 52% che esprimono un giudizio negativo. Tra i partiti, fermo il Pdl (48% di "sì") sale di un punto l'Idv (41%) e di 2 la Lega Nord (33%). Ma soprattutto, dopo alcuni mesi di picchiata, la cura Franceschini sembra rivitalizzare il Pd che riprende 4 punti. Tra i ministri, bene Maroni e Bossi, male Matteoli e Tremonti.
  • Il premier. Nel maggio 2008 (primo di 10 sondaggi) il premier toccava quota 53% di "fiduciosi". Poi, una marcia trionfale fino al 62% dello scorso ottobre. Da lì, sotto i colpi della crisi, Berlusconi ha visto "appannarsi" il suo carisma: 4 punti in meno a novembre, poi uno stop e altri 6 punti perduti dall'inizio dell'anno. In 10 mesi, il premier ha perso un notevole gruzzolo di fiducia: 10 punti percentuali. E per la prima volta scende sotto il dato di partenza: come dire che, per la prima volta gli elettori esprimono un tasso di fiducia inferiore a quello che avevano al momento delle elezioni.
  • Il governo. Perde, dunque, il premier, ma resta comunque sopra il 50% di giudizi positivi. Il trend del governo, invece, è decisamente negativo. Per il terzo mese consecutivo, infatti, la fiducia nell'esecutivo (che aveva toccato quota 54% in ottobre) resta sotto quota 50% e scende fino al 44%. Ma per la prima volta, i cittadini che danno un giudizio negativo in termini di fiducia sono diventati maggioranza assoluta passando dal 49% al 52%, mentre il 4% non esprime un giudizio.
  • I ministri. Come quasi sempre è accaduto in questi mesi, in testa alla lista dei ministri, c'è Roberto Maroni (Interni) con un tasso del 60% di fiduciosi. E Maroni è anche l'unico che tocca quota 60%. Lo seguono, Angelino Alfano (Giustizia) a quota 59%, Bossi e Sacconi a quota 57%. Il leader leghista guadagna in un solo colpo 5 punti (12 negli ultimi 3 mesi) dando la sensazione che la relativa autonomia delle sue posizioni finisca per pagare in termini di consenso. Nel complesso, sono 7 (su 21) i ministri che migliorano il loro punteggio. Oltre ai già citati, avanzano: Brunetta (2 punti), Scajola (1), Carfagna (2) e, in particolare, Gelmini (3). Perdono, invece, i responsabili di sei dicasteri: Tremonti (-2), Frattini (-2), Matteoli (-4), Bondi (-2), Fitto (-1). Gli altri 8 sono fermi. All'ultimo posto c'è Elio Vito con un tasso di fiducia del 33%.
  • I partiti. Il dato più evidente è la risalita (4 punti) del Pd. Evidente l'effetto Franceschini. I democratici restano ancora all'ultimo posto sotto quota 30 (29% di fiduciosi), ma tornano al livello dello scorso ottobre, a 9 punti dal loro massimo (38%) toccato a maggio. Fermi l'Udc (30%) e il Pdl (48%, lontano dai vertici del 54% di ottobre). Salgono la Lega Nord (33% più tre punti) e l'Idv (di uno) a quota 41%.

mercoledì 18 marzo 2009

Ratzinger: “Distribuire i preservativi non è la soluzione per combattere l’Aids”.

Un Papa solo al comando. Solo contro migliaia di scienziati, contro migliaia di campagne civili, contro migliaia di testimonial, contro l’impegno di milioni di persone, contro milioni di persone frastornate da messaggi contraddittori, contro migliaia di missionari.
Benedetto XVI non perde occasione di salire alla ribalta delle cronache. Suscitando spesso sconcerto. E’ successo con la vicenda del vescovo negazionista Williamson, succede ora.
Proprio mentre è in aereo in viaggio verso l’Africa, il suo primo viaggio nel continente nero, lancia un messaggio che più terrificante non potrebbe essere: “Distribuire i preservativi non è la soluzione per combattere l’Aids”.
“L’Aids -ha detto ancora- è una tragedia che non può essere risolta solo col denaro né attraverso la distribuzione di preservativi che persino aggravano il problema”. Indicando in conclusione come unica strada efficace nella lotta alla malattia quella di un rinnovo spirituale e umano nella sessualità. Parole che lasciano interdetti.
Ma come? Tutto il mondo, dagli anni ’80 in poi, si è mobilitato contro questo flagello con campagne informative nelle quali si sosteneva che uno dei rimedi più efficaci per prevenire il contagio è l’uso del preservativo.
Migliaia di scienziati si sono impegnati anche in questo campo dell’informazione, decine e decine di governi si sono impegnati su questo fronte. Un’infinità di studi hanno indicato nell’uso del preservativo il metodo più efficace per prevenire la malattia, soprattutto in Africa dove il contagio da Hiv miete milioni di persone all’anno, dove nascono milioni di bambini già sieropositivi.
E ora il Papa, proprio mentre è diretto in questo continente martoriato da guerre senza fine, da corruzioni senza limite, da lotte tribali che si perpetuano nei decenni, da una miseria angosciante, da un’aspettativa di vita che è quasi la metà di quella dei paesi occidentali e dove vengono spesi migliaia di miliardi in armi; ecco in questa occasione il Papa non trova niente di meglio da dire se non ribadire il no della Chiesa cattolica all’uso dei preservativi.
Chissà che effetto potranno avere queste parole su popolazioni non ancora pronte a fare di testa propria, chissà che effetto potranno avere su migliaia di missionari anche cattolici che in Africa distribuiscono preservativi (e il Vaticano fa finta di non saperlo) e cercano di convincere uomini e donne a usarli se vogliono evitare di morire ancora giovani.
Un Papa solo al comando. Solo con se stesso.
[Pubblicato da Sandro Bugialli; fonte: http://club.quotidianonet.ilsole24ore.com/]

martedì 17 marzo 2009

20000 grazie!!!

Ciao a tutti,
da poco è stato raggiunto il traguardo delle 20000 visite al sito dall'apertura (avvenuta nei primi giorni del Settembre 2007). Un ottimo traguardo raggiunto grazie a voi! Cogliamo quindi l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno apprezzato e creduto in questa avventura!

Dal settembre 2007 ad oggi abbiamo affrontato diversi cambiamenti sociali e di conseguenza politici; la forza di affrontare certe tematiche, talvolta in apparenza marginali, consente un aggiornamento continuo di questo libero spazio.
Ovviamente il tutto è condito dai vari messaggi che spronano e danno consigli a questo partito.
Non dimenticando quanto sia difficile ma allo stesso tempo stimolante il lavoro del PD: l'opposizione al governo nazionale, al governo locale e alle regione Sardegna consentirà al PD di crescere e diventare un forte partito di maggioranza.

A proposito di governo regionale...
...pare che la squadra di Cappellacci ancora non abbia trovato il giusto assetto; si litiga tanto nel PDL: Forza Italia vuore pigliare tutto e trascurare Alleanza Nazionale, a causa anche dei vari "contentini" da rilasciare a partiti miseri come quello dei Sardisti.
L'indicazione sempre più forte per l’inevitabile nomina di Claudia Lombardo alla presidenza del consiglio regionale porta con sè una serie di problemi a cascata nelle altre caselle di governo. Problemi che l’incontro di ieri non è riuscito a risolvere.
Tutto rimandato a una serie di febbrili faccia a faccia in calendario nei prossimi giorni. A iniziare dalla riunione degli eletti del Pdl di ieri a Cagliari. Riunione in cui la nomina della first lady sulcitana, Cladia Lombardo, potrebbe aver trovato la sua ufficialità vincendo le ultime resistenze di An e del suo candidato Ignazio Artizzu (il più votato nell’isola).
Così, proprio mentre nel Sulcis, nel sassarese e in tante altre aree della Sardegna si combatte per mantenere il proprio posto di lavoro, i nuovi onorevoli sardi cercano di accapparrarsi le poltrone più allettanti.

lunedì 16 marzo 2009

Evasione, il governo non lotta

Non è normale un Paese con 120 miliardi di evasione fiscale. C'è chi evade per comprare i libri di scuola ai figli e chi per farsi la villa. Se tutti pagano si paga di meno.
Leggi le 3 proposte per aiutare le piccole imprese
L’Italia, “un paese con 100-120 miliardi di evasione fiscale,in cui recuperando il 10% si finanzierebbero molte delle cose che stiamo dicendo”. Con queste parole Dario Franceschini si presenta alla platea di imprenditori, presenti al Forum di Cernobbio della Confcommercio. “Gli evasori non sono tutti uguali. Si tratta sempre di un comportamento sbagliato, ma c'e' chi evade per comprarsi la villa e chi per mandare a scuola i propri figli".
Un intervento inconsueto, quanto apprezzato come sottolineato dallo scrosciante applauso partito dalle prime file e diffusosi fino alle ultime. "Tocca al governo -ha spiegato il segretario- capire da dove cominciare la sua battaglia all'evasione”.
Franceschini ha illustrato le misure a sostegno delle piccole imprese proposte dal PD:
-dimezzare dal 40 al 20% l'acconto sulle imposte e scongiurare così “l'incubo dei pagamenti di giugno”;
-portare da 30 a 70.000 euro il tetto per il “forfettone” al di sopra del quale cessa la possibilità di ricorso al regime fiscale semplificato;
-l'istituzione di un fondo statale di garanzia per rimodulare il debito delle imprese in difficoltà con le banche perché oggi “una banca che ha paura chiude prima la porta a cento piccole imprese prima di farlo con una grande impresa".

giovedì 12 marzo 2009

Ufficiale, niente fondi per la Sassari-Olbia. Dal Governo solo promesse e niente fatti: una “bufala” anche i seggi sardi in Europa.

Nel gioco delle tre carte, vince il Governo. Mettiamola così: Berlusconi a Roma tiene il banco, sul tavolo ci sono i fondi per le opere collegate al G8. Una volta sono già assegnati con ordinanze e documenti; un'altra volta c'è da aspettare la delibera ufficiale del Cipe rinviata di mese in mese. Alla fine, quando i parlamentari sardi di sponda Pd vanno a vedere il gioco di palazzo Chigi, ecco la conclusione: quei soldi non ci sono. Niente, zero. Risultato: la Sassari-Olbia resta così com'è, trafficata e pericolosissima, nonostante fosse inserita tra le infrastrutture urgenti in vista del summit mondiale di luglio a La Maddalena.
La spiegazione arriva durante il question time alla Camera, come risposta all'interrogazione del gruppo del Pd: «L'ammodernamento della tratta non è strettamente funzionale allo svolgimento dell'evento del G8. L'intervento rientra già in una programmazione prevista per il 2010». Dal ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito, mica dal premier che aveva promesso mari e monti nei comizi elettorali isolani.
Dopo l'Eurallumina, che oggi chiuderà i battenti; dopo le bonifiche industriali di Portotorres e Portovesme, anche quelle sparite dalla delibera Cipe; con la spada di Damocle del nucleare, o delle scorie, sulla testa; ecco la storiaccia brutta della Sassari-Olbia. Ennesima promessa non mantenuta dal premier nei confronti di quella che considera la sua seconda patria. A neanche un mese dalle elezioni che hanno portato alla vittoria del suo delfino, Cappellacci, cadono tutti i cavalli di battaglia della campagna sarda del Cavaliere. Tutti tranne uno: cioè la possibilità, per i potentati del settore edile, di tornare nell'isola a fare il bello e cattivo tempo grazie anche al Piano casa risolutore della crisi economica internazionale.
Solo che questa della strada gallurese è più di una promessa mancata. È una truffa legalizzata, molto più dello «scippo» di cui parla il deputato Giulio Calvisi: perché quei soldi, già ottenuti durante il governo Soru, erano risorse già destinate alla Sardegna. Di più: l'inserimento tra le opere collegate al G8, ottenuto grazie al lavoro dell'ex assessore Carlo Mannoni con l'esecutivo Prodi, era stato l'occasione per superare un impasse lungo decenni. Tutto cancellato, anche se, certamente, «il Governo ha grande attenzione alle problematiche della Sardegna con riguardo anche a quelle infrastrutturali».
Sono ancora parole del ministro Vito. Risponde così all'interrogazione esposta da Calvisi. Il parlamentare Pd aveva appena sottolineato come «questo Governo ha prima bloccato i finanziamenti già disposti, poi ci ha detto che occorreva una delibera del Cipe per poterli sbloccare. La delibera è arrivata, ma i fondi non ci sono; a questo punto per noi, per i sardi, quei soldi sono stati «scippati». Ricordo che si tratta di soldi della Sardegna, non di altre Regioni né dello Stato. Dove li avete destinati? Sono esempio di risorse Fas spostate dal sud al nord?».
Niente di tutto questo, secondo il rappresentante del Governo. Anzi: «Nell'ultima riunione il Cipe ha deliberato la destinazione di un importo complessivo di 400 milioni di euro a favore del dipartimento della protezione civile finalizzato proprio specificamente all'evento del G8 che si terrà in Sardegna». In più «ulteriori richieste relative all'organizzazione del vertice e ai problemi infrastrutturali potranno essere comunque soddisfatte a valere sulle risorse del fondo strategico per il paese a sostegno dell'economia reale che è stato istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri».
Peccato che «il riferimento del ministro sulle delibere destinate alla protezione civile non riguardano la Olbia-Sassari, né tanto meno l'allungamento della pista dell'aeroporto Costa Smeralda, né lo spostamento della stazione di Olbia, né la realizzazione dello svincolo di Padrongianus, né la realizzazione del molo di Porto Torres. Tutte le opere connesse all'evento G8 sono perciò, al momento, semplicemente saltate». Calvisi e il collega Guido Melis (uno gallurese, l'altro sassarese: interessati da vicinissimo, quindi) non ammettono repliche in politichese: sul fondo strategico citato dal ministro «si sappia che non c'è un solo euro spendibile a disposizione: né per opere in Sardegna né altrove, visto che quei fondi sono stati già altrimenti impegnati».
Così le cose, il nuovo presidente della Regione Cappellacci potrebbe fare a meno della trasferta di oggi a Roma: incontrerà prima Berlusconi e poi il ministro Scajola, per discutere della Sassari-Olbia e dell'Eurallumina. A cose fatte, purtroppo. La stoccata arriva dal consigliere regionale del Pd Chicco Porcu: «La Sardegna torna ad essere succube e marginale rispetto alle politiche del governo nazionale. “Sono pronto ad incatenarmi se Berlusconi non manterrà le promesse”, aveva affermato con impeto coraggioso il neo eletto presidente Cappellacci. Speriamo che, piuttosto che incatenarsi, si scuota dal timore reverenziale verso Berlusconi e si decida a far valere i diritti dei sardi».
Un altro dei diritti che salterà inesorabilmente è quello relativo ai seggi a Strasburgo. Tutto rimandato, sembra di capire, perché fuori tempo massimo: nonostante il governo si fosse impegnato anche per questo, durante la campagna elettorale. A puntare il dito contro il premier è Federico Palomba, deputato e coordinatore regionale per l'Italia dei Valori: «Grazie al Presidente del Consiglio, la Sardegna, ancora una volta, sarà esclusa dal Parlamento europeo. La proposta non è mai arrivata in aula perché proprio Berlusconi pretendeva uno sbarramento impossibile e l'eliminazione delle preferenze. La riforma della legge elettorale europea è stata tolta dal frigorifero solo dopo che Berlusconi e Veltroni avevano raggiunto l'accordo sullo sbarramento al 4 per cento e per il mantenimento della preferenza. Ma il testo così concordato escludeva la revisione delle circoscrizioni, con l'avviso minaccioso di prendere o lasciare, senza emendamenti».
Tutto a favore della Sicilia, chiaramente: con i suoi 5 milioni di abitanti ha un peso proporzionale decisamente più alto rispetto alla Sardegna, e la circoscrizione è la stessa. Lo stesso ragionamento che si deve essere fatto per lo stanziamento milionario per il Ponte sullo Stretto: quello, nella delibera Cipe, c'è tutto ed è pure sostanzioso. «Il sardo si inganna una volta sola», dice Melis citando un detto antico: al Cavaliere, a questo giro, gli è riuscita proprio bene.

martedì 10 marzo 2009

Il PD propone una moratoria dei 100.000 licenziamenti di lavoratori precari nella pubblica amministrazione.

Il Governo deve approvare subito una moratoria dei 100.000 licenziamenti di lavoratori precari nella pubblica amministrazione.
Continua la battaglia contro il precariato del segretario del PD, Dario Franceschini, che dopo l’assegno per i lavoratori precari licenziati privi di cassa integrazione, lancia la nuova proposta: “Proponiamo al governo una moratoria di un anno, quindi per la durata della crisi, bloccando i provvedimenti che porteranno, se non corretti, al licenziamento di 60 mila lavoratori del pubblico impiego e circa 40 mila della scuola. Creando disagio agli utenti, alle famiglie per il taglio di servizi, per la chiusura delle classi e la chiusura delle scuole nei piccoli paesi”.
Già, perchè con questo governo ci si deve abituare ai paradossi: “Mentre lo Stato con una mano cerca di occuparsi di chi ha perso o perderà il lavoro, con l'altra mano licenzia i propri dipendenti. Questo non ha senso”.
L’operazione verità. I democratici devono impegnarsi in “un'operazione verità contro l'operazione immagine del governo per nascondere la crisi -ha aggiunto Franceschini- accusando il governo di voler “impedire che la percezione individuale della crisi diventi percezione collettiva. Per Silvio Berlusconi l'importante è negare, eppure "non c'è paese al mondo in cui il capo del governo nasconde la crisi”. E durante l’assemblea dell’Associazione A sinistra il segretario ripercorre le oepraizoni immagini, una al giorno, dell’esecutivo. I soldati per le strade…qualcuno li ha visti? I miliardi per eliminare l'Ici o l'operazione tutta mediatica di Alitalia, di cui oggi si vede il tragico fallimento.
300.000 italiani licenziati senza protezione, ma dicono no all’assegno! Eppure l’opposizione del PD ha fatto continue propose, idee come l'assegno di disoccupazione, “ma appena faccio una proposta dicono che è demagogia, non dicono si o no nel merito -ha spiegato Franceschini- lo sa Berlusconi che nel 2008 sono stati 300.000 gli italiani che hanno perso il lavoro e non hanno una protezione? Lo sa, ha insistito, che tutti i paesi europei hanno una forma di sostegno all'occupazione?”. Anche per questo non è il momento dell'astensionismo. Per Franceschini serve “recuperare lo spirito delle primarie, quando 3 milioni e mezzo di persone andarono a votare, mentre gli iscritti a Ds e Margherita erano un milione”. E la battaglia, ha chiarito, non si esaurirà con le elezioni europee e amministrative: “Ora quello che il Pd deve affrontare è un lavoro doppio: costruire un partito e fare opposizione. Non basta più dire chi è Berlusconi, lo sanno anche quelli che lo hanno votato, bisogna fare proteste e proposte, dobbiamo mettere in campo delle idee buone”.

Bravo: continua a sporcare il mondo

"BRAVO
COGLIONE
CONTINUA A SPORCARE IL MONDO
EREDITA' PER I TUOI FIGLI"
Ecco uno scatto proposto da Paolo Loddo (consigliere ussanese del PD). "Politicamente scorretto, ma ampiamente condivisibile". (ex depuratore di Ussana)

lunedì 9 marzo 2009

Provincia, operativa la nuova Giunta Milia

Il Presidente della provincia Graziano Milia ha comunicato i nomi dei componenti la sua nuova squadra di governo. La crisi che ha preceduto le ultime elezioni regionali, con Milia che intendeva correre per uno scranno in via Roma, aveva evidenziato le tensioni all'interno della maggioranza e la necessità di un rimpasto. Frizioni che si erano acuite quando Milia aveva deciso di diventare presidente della Proservice, società interamente controllata dall'ente, divenendo così incompatibile con la carica di presidente.
Il numero uno di Palazzo Regio ha deciso di ridurre il numero degli assessorati –che da dieci diventano otto- “in adesione alla esigenza di riduzione dei costi della politica”, con l'assegnazione dei nuovi incarichi è stato necessario rivedere le varie deleghe, una scelta obbligata se si considerano le nuove competenze che recentemente sono state trasferite da Stato e Regione alle province. Fanno il loro ingresso in Giunta: Ignazio Tolu (Politiche energetiche), Vittorina Baire (Trasporti), Franco Marras (Programmazione) e Valentina Savona (Pubblica Istruzione).
La vicepresidenza andrà ad Angela Maria Quaquero, che conserverà comunque la delega alle Politiche sociali. Insieme a lei sono stati confermati anche Piero Comandini (Attività produttive e Turismo), Carla Medau (Federalismo fiscale) e Paolo Mureddu (Lavori pubblici). Intanto l'ex assessore provinciale alla Pubblica istruzione Cesare Moriconi, eletto consigliere regionale nelle liste del Partito democratico, potrebbe essere costretto ad abbandonare lo scranno recentemente conquistato.
Il medico cagliaritano Lorenzo Cozzolino, primo dei non eletti a sedici preferenze di distanza da Moriconi, ha annunciato nella tarda mattinata di ieri che è già pronto un suo ricorso al Tar per ottenere un nuovo conteggio delle schede.

venerdì 6 marzo 2009

Usiamo i soldi del referendum per le forze dell'ordine

No alle ronde e più risorse per la sicurezza. È quanto hanno chiesto i rappresentanti dei principali sindacati di polizia nel corso di una riunione con il leader Pd Dario Franceschini e alcuni rappresentanti del Partito Democratico presso la Sala Berlinguer di Montecitorio.
Tutti hanno puntato l'indice contro la circolare del ministero dell'Interno che di fatto «impedisce la riparazione delle autovetture in dotazione». Il 30-40% delle macchine sono ferme, hanno denunciato, ma l'accusa più pesante nei confronti del governo è per l'istituzione delle ronde. «Sono controproducenti. Si è trattato di una sanatoria per qualche drappello verde», ha detto Antonio Scolletta, coordinatore nazionale della Federazione Sindacale di Polizia dell'Ugl. Il segretario nazionale dell'Anfp, Enzo Marco Letizia, sottolinea che «le ronde sono permeabili ad infiltrazioni mafiose, soprattutto al Sud, ed ancora va chiarito che non possono portare né armi né cani».
Duro l'atto d'accusa di Silvio Iannotta del Siap di Caserta: «Dopo l'allarme criminalità dello scorso anni, ci avevano promesso militari e risorse. Non ci hanno dato nulla. A Caserta, se le ronde ci chiamano, non abbiamo neanche le automobili per andare a controllare». Franco Maccari del Coisp, Graziano Candeo del Siulp Veneto, Giuseppe Tiani segretario generale del Siap sottolineano che in molte regioni, soprattutto al Nord, stanno nascendo «scuole per prepararsi alle ronde» e «accedere ai fondi europei Pon per la sicurezza»: «Una c'è già a Crocetta del Montello», ha detto Candeo.
«Il governo ha deciso che a giugno si voterà in tre domeniche diverse con lo scopo di non far passare il referendum a cui la Lega è ostile. Noi lanciamo una proposta al governo: si voti il 7 giugno, abbinando il referendum alle elezioni, e i 400 milioni di euro che così verranno risparmiati, vengano destinati alla sicurezza: per la benzina, per riparare le auto, per assumere 5000 agenti».
Dario Franceschini lancia la proposta durante un'assemblea organizzata dal Pd con i sindacati delle forze dell'ordine. Questo, spiega il segretario del Pd, a dimostrazione di quanto sia falsa l'accusa al Partito democratico di saper dire solo dei “no”.
Franceschini qualche “no” lo pronuncia, ma contro le «scelte sbagliate fatte dal governo» quella «inutile di inviare i militari nelle città» e quella «pericolosa delle ronde». «No alla demagogia e alle ronde, sì alle risorse per la sicurezza», scandisce il segretario del Pd.
Ma intanto nel trevigiano, la patria dello sceriffo Gentilini, è partita la prima scuola a prima scuola di formazione per i volontari della sicurezza. I corsi saranno presentati ufficialmente al Prefetto, al Questore, e ai sindaci del territorio trevigiano sabato 7 marzo nella «Country House» messa a disposizione dal capogruppo di Forza Italia della Regione Veneto, Remo Sernagiotto. La formazione dei volontari sarà affidata ad Antonio Romeo, ex carabiniere a servizio del generale Dalla Chiesa, ora investigatore privato. Nel comunicato si legge che "lla fine del percorso formativo i volontari -che riceveranno un giubbetto blu (stile K-way) catarifrangente con la scritta Art. 46 DDL sicurezza- potranno essere messi a disposizione dei sindaci, dei Prefetti e dei Questori per dare vita a gruppi da impegnare sul territorio.

martedì 3 marzo 2009

Disoccupazione, no di Berlusconi all'assegno

Dei disoccupati il governo non si occupa, né si preoccupa. Anzi, da Bruxelles -nonostante la pressante richiesta del segretario Pd, Franceschini- arriva il secco no di Berlusconi.
Un assegno di disoccupazione in questo momento in Italia per fronteggiare la crisi «non è sostenibile». «Sono d'accordo che quando maggioranza e governo presentano una decisione in Parlamento sono aperte al voto di tutti come sempre -ha affermato nella conferenza stampa finale del vertice Ue- peccato che abbiamo anche degli impegni europei e che c'è l'impegno di Maastricht che ha un costo».
Una spesa quindi di circa l'1,5% del Pil «credo non sia sostenibile».
Franceschini ha spiegato in dettaglio anche a "Che tempo che fa" la proposta dell'assegno. "I fondi -ha detto- vanno reperiti con tagli agli sprechi della spesa pubblica ma soprattutto con il recupero dell'evasione fiscale". «In mano ai nostri avversari -ha aggiunto- sembra che diamo soldi a tutti, tipo Antonio La Trippa». Il segretario del Pd ha spiegato che ora gli ammortizzatori sociali sono garantiti solo ad alcuni lavoratori mentre precari, dipendenti delle piccole e medie imprese e chi ha contratti di collaborazione «quando smettono di lavorare vanno a zero lire». I fondi per garantire questo «accompagnamento ai lavoratori in uscita», secondo Franceschini, potranno venire da più voci come ad esempio il taglio della spesa pubblica contro gli sprechi, ma soprattutto dalla lotta «all'evasione fiscale che in Italia si stima sia intorno ai 110 miliardi. Da quando hanno iniziato a governare loro, gli studi dicono che è aumentata di 7-8 miliardi». Basterebbe recuperare il 10% dell'evasione -ha aggiunto- per finanziare queste cose«. In ogni caso, secondo il segretario del Pd, l'evasione è »contro la legge e da condannare "ma in questo momento di crisi è un delitto che va combattuto con forza".
Ma Berlusconi non ci sente, preferisce parlare del Milan. E dice no. La crisi però è durissima, investe l'intero Paese tanto che un appello per i lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco arriva addirittura da piazza San Pietro e dal Papa. Benedetto XVI ha salutato unaa delegazione di operai dopo l'Angelus. "Sono qui -ha detto il Pontefice- a manifestare la loro preoccupazione per il futuro di quella fabbrica e delle migliaia di persone che, direttamente o indirettamente, dipendono da essa per il loro lavoro. Penso -ha aggiunto- anche ad altre situazioni ugualmente difficili, come quelle che stanno affliggendo i territori del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna, di Prato in Toscana e di altri centri in Italia e altrove".
«Desidero esprimere -ha detto il Pontefice- il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche agli imprenditori, affinchè con il concorso di tutti si possa far fronte a questo delicato momento». Per il Papa, «c'è bisogno di comune e forte impegno, ricordando che la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie».
«Speriamo che le parole del Pontefice aprano la mente al consiglio d'amministrazione della Fiat»: lo ha detto Gerardo Giannone, del Cantiere comunista alla Fiat di Pomigliano. «Siamo molto contenti -ha aggiunto Gianone- ma dopo le parole del Papa, e l'interesse mostrato dal presidente della Repubblica, adesso resta il nodo centrale di una missione produttiva per il nostro stabilimento, che può dare calma e tranquillità alla classe operaia. Un movimento, quello dei lavoratori di Pomigliano, che ha dimostrato, in queste settimane, di poter fare sentire la propria voce ovunque».
«Siamo commossi dal fatto che anche Benedetto XVI ci abbia espresso solidarietà. Ma ora attendiamo che a fare la propria parte sia la Fiat, il cui silenzio ci spaventa moltissimo»: è quanto sostenuto da Sebastiano D'Onofrio, Rsu Fiom della Fiat auto di Pomigliano, il quale ha auspicato che «l'azienda ascolti almeno le parole del Pontefice». «Finora sembra abbiano fatto orecchie da mercante -ha aggiunto- e non hanno ascoltato nessuno. Speriamo che la massima autorità ecclesiastica apra uno spiraglio. Avevamo chiesto la sua solidarietà, ed è arrivata puntuale, grazie anche all'intervento del vescovo di Nola». Venerdì scorso, a scendere in piazza con i lavoratori dello stabilimento, infatti, c'era anche monsignor Beniamino Depalma, che aveva invocato Dio affinchè «illumini le menti», a tutela dei posti di lavoro degli oltre 5mila operai della fabbrica.
E intanto la situazione di disperazione che si vive a Pomigliano D'Arco, dove 5500 operai sono dallo scorso anno in cassa integrazione a 750 euro al mese, senza contare altre 9000 famiglie dell'indotto, è descritta in un'intervista alla Radio Vaticana dal parroco locale, don Peppino Gambardella, presente oggi in piazza San Pietro insieme ad una delegazione di operai della Fiat. «La nostra Caritas si sta affollando di nuovi poveri: chi chiede di pagare le bollette che non può pagare, chi chiede viveri che non ha, chi chiede lavoro...sono situazioni di disperazione!», spiega. «Noi -aggiunge- abbiamo paura che questo fenomeno faccia crescere l'usura, i furti, la delinquenza: la camorra approfitta anche di questi momenti per assoldare nuovi adepti. Si parla già dell'arrivo di estorsori che vengono a chiedere il pizzo qui, in città».
Per questo anche il parroco rivolge «un invito alla Fiat a trattare e a mettere al primo posto la dignità delle persone e non il capitale». Quanto al ruolo della Chiesa, egli osserva che essa «sta diventando sempre di più il punto di riferimento». «La società -conclude- non si fida più della politica».