Esportiamo energia, non ci serve: senza industrie col miracolo-Silvio
In fondo alla home page, dal 19 febbraio c'è un articolo di Andrea Pusceddu che si chiede: torneremo a sorridere anche col nucleare in Sardegna? Un quesito fin troppo tempestivo, anzi preventivo. Ma non profetico. Poche settimane fa, a muso duro Renato Soru aveva contestato al ministro Scajola: «Non ha il coraggio di dire, qui in Sardegna, durante la campagna elettorale, che la nostra Isola è già nella loro mappa di centrali nucleari». Il ministro aveva anche detto, a proposito del nucleare: “Se i sardi lo vorranno, noi non ci opporremo”. Mentre Berlusconi, nel classico gioco delle parti tra compari, aveva garantito dalla Gallura: «Mai centrali in Sardegna». A chi credere? Il giornale del Cavaliere inserisce Oristano (l'area è quella di Cirras) tra i siti per una delle centrali previste nell'accordo italo-francese. Informazione non pervenuta a Berlusconi, benché da tempo nelle mappe di Scajola. È possibile. Non pervenuta neanche all'Unione Sarda, neppure nel sito on line: benché sia ormai di dominio pubblico, ripresa da varie testate anche sul web. Una distrazione, di certo. Come le notizie sull'Euroallumina “miracolata” da Berlusconi: l'annuncio della chiusura è in fondo al giornale, a pagina 27. Ignorato sempre per distrazione anche il blackout di Google (il secondo in pochi mesi), a differenza di quello - rilanciato con scandalo da Mario Diana perché ha colpito anche la Regione, che non deve più sopportare - accaduto venerdì a Tiscali: c'è impazienza politico-editoriale perché ancora non si decide a morire, a tirare le cuoia con Soru.
Insomma, tra Scajola, Berlusconi e il giornale di famiglia, a chi dobbiamo credere? Al Cavaliere, naturalmente: perciò prepararsi al peggio. Come per l'Eurallumina, adesso Ottana e poi il petrolchimico di Portotorres, dove l'Eni ha riacceso gli impianti giusto per dare il tempo al premier di completare la campagna di Sardegna, prendersi i voti e scappare: lasciando i minchioni nuragici cornuti e mazziati. I sogni svaniscono all'alba, gli incubi restano anche di giorno. Ma il trionfo sardo gli è valso la sviolinata del non disinteressato Sarkozy, che rilancia la spossata industria nucleare francese in Italia (mentre il megapiano di Obama punta tutto sulle energie pulite e rinnovabili) e arriva a elogiare Berlusconi per il G8 a La Maddalena. Peccato l'avesse chiesto Soru e dato Prodi, col Cavaliere contrarissimo fino a poco tempo fa, infine indotto obtorto collo a non dirottarlo a Napoli per problemi tecnici insuperabili.
Al dunque, verrà il nucleare in Sardegna e avrà il volto di Berlusconi, come Scajola vuole da tempo? Possibile, anzi probabile. Dipende ancora dai sardi? In teoria sì. Ma senza Soru al timone della Regione, la resistenza, sempre ci sia, potrebbe essere di facciata, flessibile, rassegnata al peggio. Come si fa a contrariare e addolorare il premier-sponsor, non acconttare il governo amico asseiem alq uale creare centomila nuovi posti di lavoro e imbarcare otto milioni di turisti in più nei prossimo quinquennio?
Acqua e atomo in bocca, dunque? Speriamo di nio, temiamo di sì. Esattamente come il silenzio connivente di Mauro Pili nel 2003, quando il governo Berlusconi aveva deciso in segreto e fatto ogni preparativo tecnico affidato al generale Carlo Jean, per stoccare tutte le scorie nucleari in siti minerari sardi. Un'epica battaglia popolare, con molti leaders schierati (a cominciare dal povero Mario Melis), fece lievitare una resistenza di popolo che mise in rotta il governo. Rappresentò uno dei momenti più alti, benché ancora difensivi, di una unità maggioritaria della Sardegna rispetto al servilismo di non piccola parte della sua classe politica. La stessa che oggi gli elettori hanno portato al governo della Regione.
Cosa accadrà ora, se la prospettiva della centrale nucleare si porrà concretamente? Avrà ragione Scajola di ripetere, impudente: “Se i sardi lo vorranno, noi non ci opporremo”. Ma quando mai i sardi hanno voluto il nucleare? Il quesito ora è rovesciato. Vorrà e saprà la Regione governata da Cappellacci opporsi al “governo amico”?
È bene che qualcuno, magari in questo Pd acefalo, le amministrazioni locali, le organizzazione sociali e culturali pongano, qui e ora, il quesito: preventivamente, per non dover opporsi quando le decisioni siano già state prese. È pensabile e accettabile il nucleare in Sardegna? Non parliamo neppure dei problemi di sicurezza e di compatibilità con una regione a vocazione turistico-ambientale: analisti inglesi sostengono (è su tutti i grandi giornali) che le nuove centrali sono più pericolose di quelle in funzione per quantità di scorie prodotte, esiziali se rilasciate in caso di incidenti: nell'ultimo anno ce ne sono stati a catena, specie in Francia. La domanda concreta, non ideologica ma prioritaria, è: servirebbe, ne abbiamo bisogno, avrebbe almeno ricadute economiche?
Le risposte sono tutte drasticamente negative. La Sardegna già oggi esporta energia in esubero, ne produrrà a josa - pulita e a costi molto più bassi di quella nucleare - nelle centrali tradizionali esistenti con l'arrivo del metano fra tre anni: grazie all'accordo bilaterale firmato ad Alghero nel 2007 nel vertice tra Prodi, vari ministri e il governo algerino. Ancora, grazie all'incentivazione e sviluppo delle energie alternative (eolico, fotovoltaico etc) la Sardegna sarà la regione più avanzata d'Italia, avrà una produzione più che doppia di quella nazionale rispetto ai parametri di Kyoto e con molti anni d'anticipo. Infine, i consumi industriali, specie degli impianti energivori, crolleranno con le chiusure annunciate e in divenire. In soldoni, una centrale atomica - a parte le considerazioni generali - sarebbe puramente e semplicemente una servitù nucleare, la Sardegna dovrebbe metterci il sito e il rischio per produrre energia interamente da esportare dove serve e manca.
Appunto, il federalismo deve valere anche per l'energia: si produca dove c'è la domanda a la necessità. Qui mancano entrambe, siamo già produttori in esubero e ancor più lo diventeremo, purtroppo. Si dica subito ai sardi, forte a chiaro, se qualcuno vuole trasformare la Sardegna in colonia nucleare italiana dopo essersi liberata della servitù nucleare americana a La Maddalena. Ovvero, dopo essere stata l'isola-galera e terra di confino, abusata dalle servitù militari, i liberatori “da Soru” ci vogliono riconsegnare alla condizione servile in campo nucleare? Perché se così fosse, dobbiamo mettere in conto che saremmo immediatamente e definitivamente prescelti anche come pattumiera nucleare unica. Le scorie esistenti si moltiplicheranno in misura esponenziale, nessuno vuole neanche quelle esistenti: resta sempre il progetto del precedente governo Berlusconi per interrarle nelle ex miniere dell'isola. Un en plein clamoroso, allucinante e incombente. Alziamo subito la testa e la voce o sarà tutto o perduto. Oppure si dica, anche col silenzio di una parte politica come nel 2003, che il risultato elettorale del 15 febbraio è compatibile e funzionale con un destino di colonia e pattumiera nucleare. Ovvero la pietra tombale sul futuro e la dignità degli intrepidi sardi col tovagliolo al braccio da camerieri anche per il servizio a tavola e il disbrigo delle domestiche faccende radioattive.
Insomma, tra Scajola, Berlusconi e il giornale di famiglia, a chi dobbiamo credere? Al Cavaliere, naturalmente: perciò prepararsi al peggio. Come per l'Eurallumina, adesso Ottana e poi il petrolchimico di Portotorres, dove l'Eni ha riacceso gli impianti giusto per dare il tempo al premier di completare la campagna di Sardegna, prendersi i voti e scappare: lasciando i minchioni nuragici cornuti e mazziati. I sogni svaniscono all'alba, gli incubi restano anche di giorno. Ma il trionfo sardo gli è valso la sviolinata del non disinteressato Sarkozy, che rilancia la spossata industria nucleare francese in Italia (mentre il megapiano di Obama punta tutto sulle energie pulite e rinnovabili) e arriva a elogiare Berlusconi per il G8 a La Maddalena. Peccato l'avesse chiesto Soru e dato Prodi, col Cavaliere contrarissimo fino a poco tempo fa, infine indotto obtorto collo a non dirottarlo a Napoli per problemi tecnici insuperabili.
Al dunque, verrà il nucleare in Sardegna e avrà il volto di Berlusconi, come Scajola vuole da tempo? Possibile, anzi probabile. Dipende ancora dai sardi? In teoria sì. Ma senza Soru al timone della Regione, la resistenza, sempre ci sia, potrebbe essere di facciata, flessibile, rassegnata al peggio. Come si fa a contrariare e addolorare il premier-sponsor, non acconttare il governo amico asseiem alq uale creare centomila nuovi posti di lavoro e imbarcare otto milioni di turisti in più nei prossimo quinquennio?
Acqua e atomo in bocca, dunque? Speriamo di nio, temiamo di sì. Esattamente come il silenzio connivente di Mauro Pili nel 2003, quando il governo Berlusconi aveva deciso in segreto e fatto ogni preparativo tecnico affidato al generale Carlo Jean, per stoccare tutte le scorie nucleari in siti minerari sardi. Un'epica battaglia popolare, con molti leaders schierati (a cominciare dal povero Mario Melis), fece lievitare una resistenza di popolo che mise in rotta il governo. Rappresentò uno dei momenti più alti, benché ancora difensivi, di una unità maggioritaria della Sardegna rispetto al servilismo di non piccola parte della sua classe politica. La stessa che oggi gli elettori hanno portato al governo della Regione.
Cosa accadrà ora, se la prospettiva della centrale nucleare si porrà concretamente? Avrà ragione Scajola di ripetere, impudente: “Se i sardi lo vorranno, noi non ci opporremo”. Ma quando mai i sardi hanno voluto il nucleare? Il quesito ora è rovesciato. Vorrà e saprà la Regione governata da Cappellacci opporsi al “governo amico”?
È bene che qualcuno, magari in questo Pd acefalo, le amministrazioni locali, le organizzazione sociali e culturali pongano, qui e ora, il quesito: preventivamente, per non dover opporsi quando le decisioni siano già state prese. È pensabile e accettabile il nucleare in Sardegna? Non parliamo neppure dei problemi di sicurezza e di compatibilità con una regione a vocazione turistico-ambientale: analisti inglesi sostengono (è su tutti i grandi giornali) che le nuove centrali sono più pericolose di quelle in funzione per quantità di scorie prodotte, esiziali se rilasciate in caso di incidenti: nell'ultimo anno ce ne sono stati a catena, specie in Francia. La domanda concreta, non ideologica ma prioritaria, è: servirebbe, ne abbiamo bisogno, avrebbe almeno ricadute economiche?
Le risposte sono tutte drasticamente negative. La Sardegna già oggi esporta energia in esubero, ne produrrà a josa - pulita e a costi molto più bassi di quella nucleare - nelle centrali tradizionali esistenti con l'arrivo del metano fra tre anni: grazie all'accordo bilaterale firmato ad Alghero nel 2007 nel vertice tra Prodi, vari ministri e il governo algerino. Ancora, grazie all'incentivazione e sviluppo delle energie alternative (eolico, fotovoltaico etc) la Sardegna sarà la regione più avanzata d'Italia, avrà una produzione più che doppia di quella nazionale rispetto ai parametri di Kyoto e con molti anni d'anticipo. Infine, i consumi industriali, specie degli impianti energivori, crolleranno con le chiusure annunciate e in divenire. In soldoni, una centrale atomica - a parte le considerazioni generali - sarebbe puramente e semplicemente una servitù nucleare, la Sardegna dovrebbe metterci il sito e il rischio per produrre energia interamente da esportare dove serve e manca.
Appunto, il federalismo deve valere anche per l'energia: si produca dove c'è la domanda a la necessità. Qui mancano entrambe, siamo già produttori in esubero e ancor più lo diventeremo, purtroppo. Si dica subito ai sardi, forte a chiaro, se qualcuno vuole trasformare la Sardegna in colonia nucleare italiana dopo essersi liberata della servitù nucleare americana a La Maddalena. Ovvero, dopo essere stata l'isola-galera e terra di confino, abusata dalle servitù militari, i liberatori “da Soru” ci vogliono riconsegnare alla condizione servile in campo nucleare? Perché se così fosse, dobbiamo mettere in conto che saremmo immediatamente e definitivamente prescelti anche come pattumiera nucleare unica. Le scorie esistenti si moltiplicheranno in misura esponenziale, nessuno vuole neanche quelle esistenti: resta sempre il progetto del precedente governo Berlusconi per interrarle nelle ex miniere dell'isola. Un en plein clamoroso, allucinante e incombente. Alziamo subito la testa e la voce o sarà tutto o perduto. Oppure si dica, anche col silenzio di una parte politica come nel 2003, che il risultato elettorale del 15 febbraio è compatibile e funzionale con un destino di colonia e pattumiera nucleare. Ovvero la pietra tombale sul futuro e la dignità degli intrepidi sardi col tovagliolo al braccio da camerieri anche per il servizio a tavola e il disbrigo delle domestiche faccende radioattive.
fonte: http://www.altravoce.net/
2 commenti:
salve ,leggo con interesse questa brutta notizia e spero che ciò non sia vero ,anche perchè in sardegna abbiamo dei siti dove si inquina abbastanza ,vedi portotorres ,portovesme e la saras ,dove le polveri sottili sono all'ordine del giorno e piano piano provocano il cancro agli abitanti dei paesi vicini e agli operai che ci lavorano ,pur di avere uno stipendio da portare a casa vanno incontro a un futuro non tanto bello.sapete che sarroch è uno dei paesi in italia con il più alto tasso di malattie cancerogene ? il tutto dovuto alla saras ,che oltre a produrre benzina produce anche tumori .mi hanno dato questo sito ,andate sul sito WWW.OILFILM.IT e vedete di persona . se il governo decide di fare le centrali nucleari in sardegna ,bisogna opporsi con tutte le nostre forze perchè il futuro nostro e dei nostri figli non deve essere deciso da un pazzo di nome silvio .proposta : perchè non si chiede di costruire le centrali della morte ad arcore ?ciao.
i siti delle nuove centrali sono stati scelti non solo in Sardegna; questo un pò conforta noi sardi...
però c'è un PRIMO però: e se agli italiani questa idea piacerà? immaginate ai tanti posti di lavoro che esse procureranno1!
il SECONDO però lo rivolgo alla sinistra italiana: stiamo ripercorrendo gli stessi errori, giorno dopo giorno, riguardo le politiche di opposizione che si stanno attuando...
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