Quando sale sul palco di piazza del Popolo, dal basso esplode un boato. Guglielmo Epifani, il segretario della Cgil, parla al milione di persone che sono venute a Roma per dire no al decreto Gelmini. Lui lo chiama "un'intero paese che insorge": "State segnando una giornata memorabile –dice ai manifestanti– non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani. Non avevo mai visto una piazza così, forse avremmo dovuto scieglierne un'altra –dice a chi è rimasto fuori– ma probabilmente non c'è così grande da accogliere tutti".
Epifani poi si è rivolto ai giovani, a quelli che il governo chiama "facinorosi, strumentalizzati": "Non vi pentirete di stare con noi –dice Epifani– non permetteremo che il vostro impegno sia messo in discussione da qualcuno che ha cattivi pensieri. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà".
Poi il segretario della Cgil parla della riforma: "Hanno chiamato in causa Obama –dice– ma lo sanno che se sarà eletto investirà 20 miliardi nell'istruzione? E lo sa il nostro governo -ha incalzato Epifani– che sta arrivando una crisi, che già 200 mila persone nel settore privato sono stati licenziati o in cassa integrazione e a questi si aggiungono i precari della scuola, dell'università, della sanità, dello Stato? A quanto si vuole far arrivare il numero di persone che perderà il lavoro?".
E nel discorso di piazza del Popolo non manca un richiamo all’unità sindacale: oggi sono tutti insieme in piazza, ma dall’Alitalia alla riforma dei contratti, ultimamente Cgil Cisl e Uil non sono andate troppo d’accordo: "Non scambiamo un piatto di lenticchie –dice– per la forza di questa ritrovata unità. Non divida il governo quello che le persone vogliono tenere unito". Epifani lascia la piazza con un appuntamento, quello del 14 novembre, quando torneranno in piazza gli universitari e i ricercatori. E con un appello "Il Governo apra finalmente il dialogo. Non lo deve al sindacato, ma al Paese reale per il futuro dell'Italia".
2 commenti:
Epifani è un sindacalista che crede ancora in quello che fa, e come lui ce ne sono pochi in Italia.
Prima che il governo apra il dialogo con lui deve nevicare ad agosto, e pur con il tempo bizarro che sta facendo mi sembra inverosimile...
Come al solito la cgil si distingue, cisl e uil pensano solo a restare in piedi, per loro l'importante è che il governo li consideri per poter restare al loro posto.
ciao, matilde
Anche questa storia del dialogo è una balla: stiamone pu certi. Questo è un governo che non ammette e non consente mezze misure.
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