Una sfida personale, contro tutto e contro tutti, ascoltando solo le pressioni di Confindustria. Il ministro Sacconi non ha voluto prendere in considerazione nemmeno l’appello del suo collega di partito Fabio Granata. Non proprio l’ultimo arrivato del Pdl, visto che si tratta pur sempre del vicepresidente della Commissione Antimafia. «Modificare il Testo unico abbassando le ammende per gli imprenditori sarebbe strano e gravissimo perché darebbe l’idea di un senso di impunità», ha detto Granata tra gli applausi della platea «bipartigiana» convocata ieri alla Camera da Articolo 21 per chiedere a Sacconi di fermarsi.
Niente da fare. Questa mattina il Consiglio dei ministri esaminerà le modifiche al Testo unico sulla sicurezza del lavoro. Sfidando dunque anche i suoi stessi colleghi di partito, Sacconi tira diritto e accelera. Molti scommettevano che il polverone sollevato dal solo rischio di modifiche avesse almeno l’effetto di rimandare l’esame del nuovo testo alla prossima settimana. E invece.
SANZIONI RIDOTTE, MENO CONTROLLI
Ma cosa conterrà il nuovo testo? Come il piano-casa di Berlusconi, Sacconi si è sentito scoperto: le anticipazioni della scorsa settimana che hanno fatto gridare allo scandalo saranno in buona parte modificate. Qualcosa la protesta ha giù spuntato. Per esempio il mantenimento dell’arresto del titolare dell’azienda in caso di gravi irregolarità. Oppure (ma il condizionale è d’obbligo) il mantenimento della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per le imprese sotto i 15 dipendenti che non possono averne uno interno.
Ma il disegno complessivo rimane lo stesso: riduzione della sanzioni e dei controlli perché -come ha spiegato Sacconi- il Testo Unico oggi in vigore è «pieno di eccessi formalistici». La cosa è stata richiesta con insistenza da Confindustria e da tutte le associazioni datoriali interessate e Sacconi ha obbedito.
E allora ecco che al posto della «reiterazione» di una inadempienza arriva la «plurima violazione». Qual è la differenza? È presto detta: per chiudere un cantiere non basterà che al secondo controllo rimangono delle irregolarità. Ora dovrà esserci un terzo controllo e solo se l’impresa non avrà sanato le contestazioni allora scatterà il sequestro. Le sanzioni pecuniarie saranno diminuite della metà addirittura rispetto alla legge 626 del 1994 e quindi di quasi tre volte rispetto al Testo unico ora in vigore. Un altro capitolo riguarda la cosiddetta «cartella rischio personale». Si tratta di quel documento che racchiude la storia sanitaria di un lavoratore. Se un interinale passa da un cantiere all’altro, consultando questa cartella l’impresa sa che dovrà evitare di mettere, ad esempio, un ragazzo pieno di fratture su un traliccio. Se la norma verrà cancellata questo non accadrà più e il rischio incidenti aumenterà. Per ultimo, spazio alla bilateralità: i controlli saranno sostituiti da accordi fra imprese e lavoratori.
PD E ARTICOLO 21: DAREMO BATTAGLIA
Le reazioni a tutto questo sono durissime. «A parte qualche marcia indietro come quella sull’arresto -spiega Cesare Damiano- mi pare si vada verso uno scardinamento del testo. Se così sarà, daremo battaglia perché il Testo unico è basato essenzialmente sulla prevenzione e limitarla significa rimettere in pericolo i lavoratori». Molto duro anche Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21: «Un pessimo segnale perché a difesa del Testo si era costruita un’alleanza trasversale che andava da Renata Polverini dell’Ugl ad importanti esponenti della Chiesa e della maggioranza, come Granata. C’è un vizio ideologico dietro questo attacco: il governo chiede pene severe per tutto e invece sulla sicurezza sul lavoro le riduce. Spero che anche qualche imprenditore illuminato se la senta di protestare».
Articolo 21 e Cesare Damiano sono i primi ispiratori della Carovana per la sicurezza che continua a girare l’Italia (prossime tappe l’8 maggio a Moncalieri, il 26 giugno a Vicenza, poi La Spezia e Ravenna) per lottare contro quella che il regista Giuliano Montaldo definisce «l’orribile guerra sporca che sta devastando anche culturalmente il paese».
Niente da fare. Questa mattina il Consiglio dei ministri esaminerà le modifiche al Testo unico sulla sicurezza del lavoro. Sfidando dunque anche i suoi stessi colleghi di partito, Sacconi tira diritto e accelera. Molti scommettevano che il polverone sollevato dal solo rischio di modifiche avesse almeno l’effetto di rimandare l’esame del nuovo testo alla prossima settimana. E invece.
SANZIONI RIDOTTE, MENO CONTROLLI
Ma cosa conterrà il nuovo testo? Come il piano-casa di Berlusconi, Sacconi si è sentito scoperto: le anticipazioni della scorsa settimana che hanno fatto gridare allo scandalo saranno in buona parte modificate. Qualcosa la protesta ha giù spuntato. Per esempio il mantenimento dell’arresto del titolare dell’azienda in caso di gravi irregolarità. Oppure (ma il condizionale è d’obbligo) il mantenimento della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per le imprese sotto i 15 dipendenti che non possono averne uno interno.
Ma il disegno complessivo rimane lo stesso: riduzione della sanzioni e dei controlli perché -come ha spiegato Sacconi- il Testo Unico oggi in vigore è «pieno di eccessi formalistici». La cosa è stata richiesta con insistenza da Confindustria e da tutte le associazioni datoriali interessate e Sacconi ha obbedito.
E allora ecco che al posto della «reiterazione» di una inadempienza arriva la «plurima violazione». Qual è la differenza? È presto detta: per chiudere un cantiere non basterà che al secondo controllo rimangono delle irregolarità. Ora dovrà esserci un terzo controllo e solo se l’impresa non avrà sanato le contestazioni allora scatterà il sequestro. Le sanzioni pecuniarie saranno diminuite della metà addirittura rispetto alla legge 626 del 1994 e quindi di quasi tre volte rispetto al Testo unico ora in vigore. Un altro capitolo riguarda la cosiddetta «cartella rischio personale». Si tratta di quel documento che racchiude la storia sanitaria di un lavoratore. Se un interinale passa da un cantiere all’altro, consultando questa cartella l’impresa sa che dovrà evitare di mettere, ad esempio, un ragazzo pieno di fratture su un traliccio. Se la norma verrà cancellata questo non accadrà più e il rischio incidenti aumenterà. Per ultimo, spazio alla bilateralità: i controlli saranno sostituiti da accordi fra imprese e lavoratori.
PD E ARTICOLO 21: DAREMO BATTAGLIA
Le reazioni a tutto questo sono durissime. «A parte qualche marcia indietro come quella sull’arresto -spiega Cesare Damiano- mi pare si vada verso uno scardinamento del testo. Se così sarà, daremo battaglia perché il Testo unico è basato essenzialmente sulla prevenzione e limitarla significa rimettere in pericolo i lavoratori». Molto duro anche Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21: «Un pessimo segnale perché a difesa del Testo si era costruita un’alleanza trasversale che andava da Renata Polverini dell’Ugl ad importanti esponenti della Chiesa e della maggioranza, come Granata. C’è un vizio ideologico dietro questo attacco: il governo chiede pene severe per tutto e invece sulla sicurezza sul lavoro le riduce. Spero che anche qualche imprenditore illuminato se la senta di protestare».
Articolo 21 e Cesare Damiano sono i primi ispiratori della Carovana per la sicurezza che continua a girare l’Italia (prossime tappe l’8 maggio a Moncalieri, il 26 giugno a Vicenza, poi La Spezia e Ravenna) per lottare contro quella che il regista Giuliano Montaldo definisce «l’orribile guerra sporca che sta devastando anche culturalmente il paese».
2 commenti:
Ma dove sono gli operai di una volta ? Stiamo aspettando che venga ripristinata la schiavitù per ribellarci a questo stato di cose ?
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