mercoledì 3 settembre 2008

"A scuola tornano i voti"

NEWS: Gelmini: taglieremo 87 mila insegnanti in tre anni. Il ministro dell'Istruzione annuncia una riduzione del 7% della spesa. "Il 97% delle risorse è bloccato dagli stipendi", ha detto. E aggiunge: "Come si può altrimenti investire nel merito? fonte: (http://notizie.tiscali.it/)
Forse tradita dall'entusiasmo, il ministro dell'Istruzione (ex pubblica) Mariastella Gelmini guida la folta lista dei ministri super-dichiaranti, annunciando ogni giorno una novità salvifica. Ieri è stato il turno del ritorno al voto, che segue il ritorno del grembiule, il ritorno alla maestra unica, il ritorno della buona condotta e un'altra messe di ritorni, tutti implicitamente o esplicitamente motivati dalla ripulsa del famoso “spirito sessantottino” che con il suo venefico lassismo avrebbe devastato la scuola italiana nel seguente quarantennio. Volendo, si potrebbe obiettare che tutti questi ritorni hanno qualcosa di refluo e di platealmente nostalgico, dunque poco attinente al concetto di “nuovo” e “innovativo” che riluce sulle insegne della destra trionfante. Più che alla scuola gentiliana alludono a quella deamicisiana, con i buoni e i cattivi bene incolonnati sulla lavagna (sempre che arrivino i soldi per comperare il gessetto). Un pò come se il ministro del Lavoro volesse abolire il weekend lungo, culla della fannullaggine privata e pubblica, quello dello Spettacolo rilanciare la censura, quello degli Interni le cariche a cavallo, e via via rimpiangendo quell'Italietta finto-proba, moralista e classista che il povero Sessantotto provò in effetti a seppellire, salvo poi inciampare, nel 2008, nelle sue ossa bene aguzze. Ma fare il ministro della scuola, in questo paese e con questa scuola depressa e impoverita, è un mestiere così difficile che non regge il cuore a infierire più di tanto. La buona volontà del ministro merita la sufficienza (un “sei politico”, parlando da sessantottini incanutiti), grembiule e voti e maestra unica possono perfino trovare qualche pedagogista consenziente, e pazienza se non una delle novità annunciate è esente da un forte odore di naftalina. Per contro, non c'è genitore o docente con il sale in zucca che non avverta la necessità di irrigidire qualche regola, e rattoppare qualche falla provocata dal deficit di autorevolezza degli adulti. Quello che però vorremmo infine sapere, da un ministro che annuncia di voler rivoltare la scuola e redimerla dei suoi peccati, è se non crede che, nel pacchetto di provvedimenti che va snocciolando un giorno sì e l'altro pure, manchino almeno due intenzioni ben più strutturali della riforma delle pagelle. La prima intenzione è restituire ai docenti dignità sociale e dunque un censo adeguato, senza il quale è puramente insensato pretendere che le persone di qualità (del Nord e del Sud) puntino alla carriera scolastica. La passione e la vocazione, da sole, non bastavano nemmeno a tenere insieme la scuoletta del Regno, dove pure il maestro e il professore godevano della venerazione di un popolo ancora semianalfabeta: figuriamoci oggi, che l'intero apparato pubblicitario-televisivo (se il ministro non ne ha mai sentito parlare, chieda al suo premier) ha inculcato in grandi e piccini l'idea che i quattrini sono tutto, e tutto il resto è appena una variabile di scarso interesse. Gli analfabeti si prostravano ai maestri, gli attuali analfabeti di ritorno li disprezzano. La seconda intenzione sarebbe ridare alla scuola pubblica la sua vecchia, indiscussa centralità ideologica (sì, ideologica) che è tutt'uno con la sua identità, sostanzialmente immutata dal Regno al fascismo alla Repubblica: quella di cardine formativo di un popolo, di uno Stato, di una comunità di cittadini. L'idea balorda e pericolosa -sovversiva, direi, perfino più del Sessantotto…- che la scuola pubblica sia solamente una delle scuole, una delle possibilità formative, non solo ha stornato risorse altrove, ma ha parzialmente svuotato di orgoglio e di certezze l'intero ambiente: esattamente come se le Forze Armate sapessero di essere parificate a eserciti privati, a pari titolo destinatari di denaro pubblico nel nome della “libertà di scelta”. In parallelo, avanzava nel Paese l'idea che “pubblico” fosse comunque sinonimo di inerzia, parassitismo e qualità inferiore: per la prima volta nella storia d´Italia. In una comunità di consumatori e non più di cittadini, di “profili professionali” da valutare e impostare fino dalla prima infanzia e non più di giovani da formare alla cultura e alla dignità personale, come potrebbe mai rimotivarsi una scuola pubblica svilita dai suoi stessi governanti, stretta tra la cultura aziendalista e quella consumista, travolta dalla rivoluzione tecnologica senza poterla affrontare ad armi pari (che fine ha fatto la promessa proto-Berlusconiana di “un computer per ogni studente”?), insicura del suo presente economico e, quel che è peggio, del suo futuro istituzionale? Creda, ministro Gelmini, nessuno può permettersi, con i tempi che corrono, di contrapporre pregiudizi “libertari” ai suoi pregiudizi vagamente autoritari. Ma sconcerta non sentire più, da molto tempo, un orgoglio scolastico che si fondi sull'orgoglio pubblico, sulla volontà politica (tradita anche dai governi di centrosinistra) di fare della scuola di Stato, costi quel che costi, la prima anzi la primissima delle priorità politiche e finanziarie. Gli insegnanti si sentono soprattutto sgridati, accusati di essere impreparati, sciatti, assenteisti e magari meridionali. E il loro essere malpagati, secondo lo spirito dei tempi appare più come una colpa che come un torto subito. Avrebbero bisogno dell'esatto contrario: di un ministro che batta i pugni sul tavolo e pretenda risorse, quattrini e rispetto in pari misura. Un ministro che sia il primo dei docenti e non la loro controparte. Come può pretendere rispetto e stima dagli studenti una scuola che non ha più il rispetto e la stima dei politici che la reggono?

Michele Serra

5 commenti:

desaparecido ha detto...

x molti italiani questo "non far nulla di nuovo" và benissimo!
quest'articolo spiega alla grande come il Dio Tv conti più di qualsiasi altra cosa...
mi fà sganasciare dalle risate anche la reiontroduzione della EDUCAZIONE CIVICA!
nel programma di questa materia inseriranno anche il tema della CORRUZIONE?!?!?!
ahahahahahaha

Unknown ha detto...

Mi sto preoccupando, non riesco a commentare questo eccellente articolo di Michele Serra, sarà la vecchiaia?
Mi faccio un giro e poi riprovo.
a.m.

Matt ha detto...

Mah lasciamo proprio perdere il tema scolastico. L'ambito scolastico lascia sempre più a desiderare. Al giorno d'oggi la scuola dovrebbe essere al passo coi tempi, un pò come si fa negli States, ovvero frequenti un'istituto e sei tenuto a frequentare le materie d'indirizzo, dopodichè per le altre materie il corso di studi te lo crei insieme allo staff d'orientamento, fai i compiti a scuola, mangi lì e fai tante altre attività anche di svago che noi vediamo solamente nei film, purtroppo... Qui è sempre peggio: passi il fattore del grembiule, che trovo comunque una buona idea (molti bambini hanno un'abbigliamento improponibile) ma l'insegnante unica no! Poveri bambini, già quella è frustrata per i fatti suoi, la pagano pure poco, se la prenderà con gli alunni per più ore al giorno! Oddio... Per non parlare poi degli insegnanti degli istituti superiori, impreparati (tant'è che dove studiavo io la maggior parte erano d'importazione siciliana/napoletana ecc) stanchi e frustrati che non conoscono il significato della parola "meritocrazia". conoscono invece bene il significato di "voti basati sul piano personale" o "prendi due oggi, lo prendi anche domani, sono abituato cosi ormai". Tutto questo ritorno al passato è stato progettato per favorire gli istituti che sanno di novità come gli istituti privati. Lasciamo proprio perdere che se si dice "la scuola fa schifo" è perchè la voglia di imparare passa per forza, senza novità senza un pizzico di coinvolgimento e ci si sente sempre e comunque arrabbiati verso il personale docente, che mette voti a pera e che per antipatia rovinano l'anno scolastico di tanti alunni e abusano del loro potere perchè se confronti alunno e professore l'alunno mente sempre. Io mi diplomerò quest'anno, ma studiando per gli affari miei, perchè ho un cervello, ho delle idee interessanti, sono stanco di dover frequentare una scuola scadente noiosa che modifica in peggio la mia educazione, si perchè lì mi incattivivo, facevo baldoria mancavo di rispetto ai docenti, questa era solo una piccola parte della mia protesta. E badate che correggevo i professori e i miei voti parlavano da soli, roba da matti...

paololloddo ha detto...

meglio sarebbe che si ripristinasse la meritocrazia almeno a scuola;
il grembiule cè già (giusto!)i voti ci sono già (in lettere ottimo o dieci,sufficente o sei non cambia nulla a un bambino che capisce bene il significato);
tornare al maestro/a unico serve solo a non sostituire gli insegnanti che vanno in pensionenei prossimi tre anni, ma la vera morale di questa riforma da italietta sta nella storia dell'esame di stato per avvocato della signora ministra gelmini:non superandolo al nord è corsa a catanzaro dove passano il 97% dei candidati!(con i compiti dettati e con gli errori uguali).
non credo abbia la credibilità neccessaria per per riformare la scuola e l'università con quel piglio da prima della classe;

candidata per un tapiro d'oro!

Anonimo ha detto...

Questo è uno di quegli argomenti dove generalizzare viene spontaneo, ma è sbagliato.
Se volessi generalizzare dovrei parlare di insegnanti impreparati e inidonei a svolgere il compito che la società ha affidato loro, di persone che hanno scelto l'insegnamento come mestiere non per vocazione ma per interesse.
Però farei un torto a quei pochi insegnanti (molti dei quali ho avuto la fortuna di incontrare) che fanno il loro mestiere con passione e con la convinzione che il loro è un ruolo molto importante per la formazione dei bambini e dei ragazzi. Ed è proprio così, nel bene e nel male.
E' per questo che io sono a favore del maestro unico, perchè se un insegnante lavora bene il risultato sarà genitori soddisfatti, felici che rimanga al suo posto. Se però uno dei tre o quattro (attuali) lavora male può fare dei grossi danni, e state sicuri che rimarrà al suo posto, tanto ci sono gli altri che in un certo senso tappano i buchi o lo coprono.
In ogni caso la scuola in Italia è sempre stata arretrata,ed io penso che la colpa sia anche un pò nostra, non le diamo l'importanza che dovremmo. In Italia l'istruzione è vista come finalizzata ad una formazione professionale, e non ad una formazione culturale dell'individuo. Inoltre vorrei sottolineare che le scuole private ci sono proprio perchè quelle pubbliche non funzionano, altrimenti perchè qualcuno dovrebbe pagare per qualcosa che potrebbe avere comunque? quindi o si migliorano quelle pubbliche, per tutti, ma davvero, oppure chi può si rivolge a quelle private per istruire i propri figli.
Io credo che questa scuola ce la terremo ancora per molto tempo, sia che governi la destra sia che governi la sinistra.
O sono troppo pessimista ?
ciao
Matilde