Walter Veltroni, a Parma per la 28esima tappa del suo "Giro dell'Italia nuova", ha parlato di precariato ed ha spiegato quali sono le ricetta del Pd per combattere questa piaga sociale. “La vera emergenza sociale, quella più drammatica, è quella che io considero la più grande ingiustizia sociale di questo Paese, che è la precarizzazione della vita dei ragazzi e delle ragazze di questo paese. La vita precaria è una vita difficile, senza nessuna sicurezza, senza nessuna speranza, che rende difficili i rapporti, che non consente di avere figli, nella quale non ci sono certezze per il futuro. Chi è più grande non si rende conto di che cosa significa avere 35 o 36 anni e non essere riusciti a mettere una lira da parte per la pensione”. La precarietà così da dramma personale diviene collettivo perché “nella società italiana tutto è lento, ed è reso ancora più lento dalla precarietà. Quando si parla di costo della vita per le famiglie, c’è un costo che non viene mai calcolato. Una volta i figli ‘mettevano su casa’ e se ne andavano per conto loro. Adesso, con 400 o 500 euro di stipendio mensile precario, come può mettere su casa? Il figlio sta a casa e pesa sul bilancio della famiglia, per la quale diminuiscono le risorse a aumentano i costi”. Dramma personale che diviene collettivo, facendo correre il rischio di vedere “una società demolita dall’insicurezza. L’insicurezza determina comportamenti umani e collettivi pericolosi. Dobbiamo dare sicurezza e serenità ai cittadini. La proposta che noi abbiamo fatto e che poteremo alla prima seduto del Consiglio dei ministri è quella di un patto tra lavoro e impresa, alla stregua di quelli che ci sono in tutti i paesi europei. Noi introdurremo il compenso minimo legale. Nessun ragazzo che si trova con un contratto di lavoro atipico o temporaneo può stare con meno di 1000 o 1100 euro al mese. Daremo poi strumenti fiscali alle aziende, introdurremo il tempo di prova, l’apprendistato”. Il segretario del Pd ha parlato anche di meritocrazia: “Ciascuno deve avere la possibilità di fare vedere quali sono le sue capacità e il suo talento. Dobbiamo superare quegli automatismi per i quali chi non ha voglia va avanti e chi ha voglia non ce la fa. Il grave dramma di questo nostro Paese è che si è rotto l’ascensore sociale. Una volta il leader dello schieramento a noi avverso disse che il figlio di un operaio non potrà mai diventare un avvocato. Noi invece vogliamo esattamente che il figlio di un operaio possa diventare un avvocato”.
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