martedì 16 giugno 2009

Referendum Elettorale 21-22 Giugno 2009

1° e il 2° quesito: premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento
Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. Esso è attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti.
Il fatto che sia consentito alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio ha fatto sì che, alle ultime elezioni, si siano formate due grandi coalizioni composte di numerosi partiti al proprio interno. E la frammentazione è notevolmente aumentata.
Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi.
Un secondo effetto del referendum è il seguente: abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero anche innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, cioé, le liste debbono comunque raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e 8 % al Senato.
In sintesi: la lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio, le liste minori ottengono comunque una rappresentanza adeguata, purché superino lo sbarramento.
All’esito dell’abrogazione, resteranno comunque in vigore le norme vigenti relative all’indicazione del “capo della forza politica” (il candidato premier) ed al programma elettorale.
Gli effetti politico-istituzionali del 1° e del 2° quesito
Il sistema elettorale risultante dal referendum spingerà gli attuali soggetti politici a perseguire, sin dalla fase pre-elettorale, la costruzione di un unico raggruppamento, rendendo impraticabili soluzioni equivoche e incentivando la riaggregazione nel sistema partitico. Si potrà aprire, per l’Italia, una prospettiva tendenzialmente bipartitica. La frammentazione si ridurrà drasticamente. Non essendoci più le coalizioni scomparirà l’attuale schizofrenia tra identità collettiva della coalizione e identità dei singoli partiti nella coalizione. Con l’effetto che i partiti sono insieme il giorno delle elezioni e, dal giorno successivo, si combattono dentro la coalizione.
Sulla scheda apparirà un solo simbolo, un solo nome ed una sola lista per ciascuna aggregazione che si candidi ad ottenere il premio di maggioranza.
Le componenti politiche di ciascuna lista non potranno rivendicare un proprio diritto all’autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà rivendicare la propria “quota” di consensi. E sarà molto difficile spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza. Lo scioglimento del Parlamento una volta che è entrata in crisi una maggioranza votata compattamente dagli elettori potrebbe essere politicamente molto probabile.
L’eliminazione di composite e rissose coalizioni imporrà al sistema politico una sterzata esattamente opposta all’attuale. Piuttosto che l’inarrestabile frammentazione in liste e listine, minacce di scissioni e continue trattative tra i partiti, il nuovo sistema imporrà una notevole semplificazione, lasciando comunque un diritto di rappresentanza anche alle forze che non intendano correre per ottenere una maggioranza di Governo, purché abbiano un consenso significativo e superino la soglia di sbarramento.
Il 3° quesito: abrogazione delle candidature multiple e la cooptazione oligarchica della classe politica
Un terzo quesito referendario colpisce un altro aspetto di scandalo. Oggi la possibilità di candidature in più circoscrizioni (anche tutte!) dà un enorme potere al candidato eletto in più luoghi (il “plurieletto”). Questi, optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “non eletti” della propria lista in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli così, di fatto, dispone del destino degli altri candidati la cui elezione dipende dalla propria scelta. Se sceglie per sé il seggio “A” favorisce l’elezione del primo dei non eletti nella circoscrizione “B”; se sceglie il seggio “B” favorisce il primo dei non eletti nella circoscrizione “A”. Nell’attuale legislatura, questo fenomeno, di dimensioni veramente patologiche, coinvolge circa 1/3 dei parlamentari. In altri termini: 1/3 dei parlamentari sono scelti dopo le elezioni da chi già è stato eletto e diventano parlamentari per grazia ricevuta. Un esempio macroscopico di cooptazione!
E’ inevitabile che una tale disciplina induca inevitabilmente ad atteggiamenti di sudditanza e di disponibilità alla subordinazione dei cooptandi, atteggiamenti che danneggiano fortemente la dignità e la natura della funzione parlamentare. Inoltre i parlamentari subentranti (1/3, come si è detto) debbono la propria elezione non alle proprie capacità, ma alla fedeltà ad un notabile, che li premia scegliendoli per sostituirlo.
Con l’approvazione del 3° quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato.


4 commenti:

Giulio C.si ha detto...

Il PD e una parte dei suoi dirigenti sta giocando con il fuoco e neanche se ne accorge. Tra l'altro, da come è scritto sembrerebbe che il pd appoggi il referendum (sbagliando in ogni caso) perchè vuole lasciare la legge così com'è e non per modificarla (illusoriamente) in parlamento.
Una legge elettorale antidemocratica, illiberale, con pericolose conseguenze sulla nostra costituzione perchè avvicinerebbe una coalizione pdl e lega a quel 66% che permetterebbe di modificarla a colpi di maggioranza. Toglierebbe tutti i poteri al Presidente della Repubblica, rendendolo un passacarte, modificando la divisione dei poteri, e dando al governo una maggioranza di nominati senza libertà politica, ancora più blindata.
Renderebbe meno rissosi i partiti? Perchè il PD è meno rissoso da quando è "andato da solo"? Perchè i partiti non farebbero liste comuni con gli altri pronti a dividersi il giorno dopo in parlamento? Questa non è un'ipotesi ma è quello che successe con la legge Acerbo.
Anche il terzo quesito non modificherebbe niente, essendo le liste bloccate, se passasse entrebbero lo stesso i deputati decisi dai segretari di partito.
Sottostante a tali quesiti è una concezione che di "Democratico" ha ben poco, produrrebbe una svolta autoritaria tutta favorevole agli esecutivo, senza nessun tipo dei "check and balance" necessari.
Un saluto alla sez.... ops circolo di Ussana.

JOKER ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
JOKER ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
desaparecido ha detto...

che REFERENDUM sprecato!!!
quanto ci prendiamo troppo sul serio in ITALIETTA!!!
anche stavolta la legge "porcata" (così definita dagli stessi autori leghisti) ha prodotto lo stesso effetto: AZZERAMENTO DELLA SINISTRA ITALIANA.
Perchè?
perchè certi pseudo-dirigenti di certi pseudo-partiti di SINISTRA* mescolano le carte senza ascoltare le basi; anzi è proprio il non far ragionare le basi (CIRCOLI e SEZIONI che siano non importa) che ha sta devastando l'Italia lasciando il campo alla destra.

*SINISTRA: di cattivo augurio, funesta...