sabato 27 giugno 2009

L'Aquila tradita

Da un lato lo spiegamento di forze e l'efficienza per il G8. Dall'altro la disperazione nelle tendopoli. Tra disagi, spaccio di droga e violenze. Mentre la terra non smette di tremare.

Sono le sette di mattina del 19 giugno, quando una Punto bianca si ferma sul ciglio della statale 17 che attraversa L'Aquila. Al volante c'è un uomo in giacca e cravatta che spegne il motore, abbassa i finestrini e sfoglia il giornale appena acquistato. Vita quotidiana, niente di strano. Eppure all'improvviso il clima cambia, diventa teso. Dalla corsia opposta, spunta una berlina metallizzata che fa inversione inchiodando davanti alla Punto. Scende un giovane alto, palestrato, in jeans slavati e maglietta attillata. Si affianca al conducente e chiede i documenti senza qualificarsi. "Ma cosa sta succedendo? E lei chi è?", replica allarmato il conducente. "Attenda", risponde lo sconosciuto. Annota la targa della Punto, si attacca al cellulare, e infine torna con un sorriso finto: "A posto, può andare...".L'assedio, lo chiamano gli aquilani. La soffocante militarizzazione che sta stressando il territorio in vista del G8. Migliaia di soldati, poliziotti, carabinieri, agenti dei servizi segreti e paracadutisti calati in città nelle ultime settimane. Forze operative giorno e notte. Per le strade, sulle colline. Ovunque. Tutti ossessionati dalla sicurezza dei 23 capi di Stato e di governo che, dall'8 al 10 luglio, si confronteranno con le loro delegazioni nella caserma della Guardia di finanza ?Vincenzo Giudice?. "Prevenzione indispensabile", è definita dalla Protezione civile. Ma anche una presenza che esaspera gli sfollati del post terremoto, inchiodati a tutt'altre priorità. A quasi tre mesi dall'apocalisse del 6 aprile, la terra continua a tremare. Tre punto due, tre punto tre, fino a quattro punto cinque come lunedì 22 giugno. Numeri che sulla carta dicono poco, ma da queste parti sono muri che vibrano, angoscia che non passa, riflesso a correre in strada. "Abbiamo sempre in testa l'odore delle macerie, le urla dei feriti e lo strazio dei 300 cadaveri", dice Rinaldo Tordera, direttore generale della Cassa di risparmio della provincia dell'Aquila. Lui per primo, racconta, si è faticosamente imposto di non mollare, di "annodare la cravatta e tirare avanti". Ma la volontà non basta.
Gli ostacoli sono tanti, in questo Abruzzo triste: a partire dal crollo economico. "Per la prima volta in vent'anni", informa l'Istat, "la regione segna un tasso di disoccupazione (9,7 per cento) superiore a quello italiano (7,9)". Dal 2008 al 2009 sono scomparsi 26 mila posti di lavoro. E a leggere questi dati, gli artigiani, gli operai, ma anche i manager e i professionisti ospitati dalle tendopoli tremano, sovrastati dal -14 della produzione industriale."Superata la prima emergenza, dovrebbe essere questa la principale preoccupazione ", dice il presidente della Provincia Stefania Pezzopane (Pd). "Dovremmo concentrarci sulle necessità pratiche e psicologiche delle 25 mila persone ancora accampate, senza dimenticare le 35 mila esiliate sulla costa adriatica". Invece non è così. Capita qualcosa di grottesco, e crudele, davanti agli occhi dei terremotati: "La città si sta spaccando in due", spiega Marco Morante del Collettivo 99 (composto da una cinquantina di giovani ingegneri, architetti e geologi aquilani). "In primo piano, sotto i riflettori, c'è l'efficentismo sfrenato per adeguare la città al G8. E intanto in penombra, trascurata della politica, cresce la frustrazione della gente comune, vittima di una quotidianità invivibile e di una ricostruzione avventata".Parole che trovano continui riscontri, girando per l'Aquila. Basta raggiungere la caserma della Guardia di finanza, in zona Coppito, e chiedere alle imprese associate I platani e Todima come hanno realizzato la strada che collegherà la sede del G8 all'aeroporto di Preturo. "In soli 24 giorni abbiamo allargato e sistemato un percorso di due chilometri e 800 metri", dicono i titolari. Il tutto con un impiego massiccio di mezzi: "60 tra ruspe e scavatori", attivi sette giorni su sette, grazie ai quali "abbiamo costruito anche tre rotatorie e un piccolo ponte sul fiume Aterno". Il massimo, con i 3 milioni 200 mila euro stanziati dal Provveditorato alle opere pubbliche. E altrettanto apprezzabile è il rifacimento dell'aeroporto, fino a ieri snobbato per mancanza di strumentazioni, e oggi "dotato di ottimi sistemi radar e illuminazione della pista", assicura un tecnico dell'aeronautica.

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