lunedì 22 giugno 2009

10 luglio, sciopero generale: «Fronte unitario contro la crisi»

Sindacati in piazza a Cagliari, scontro tra Giunta e opposizione.
Sciopero generale, senza se e senza ma: il 10 luglio la Sardegna si ferma, qualunque cosa accada da qui a quella data. Annunciata da tempo, la mobilitazione diventa ufficiale: indispensabile, secondo Cgil, Cisl e Uil, per ribadire la gravità della crisi che coinvolge tutti i settori produttivi. C'è la protesta ma anche la proposta: «L'iniziativa», sottolineano in un documento congiunto i segretari confederali Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca, «rappresenta un primo passo verso un'assemblea del popolo sardo che dia sostanza e forza ad una nuova stagione costituente, che riscriva lo statuto speciale e avvii le necessarie riforme istituzionali, e promuova, nel contempo, una nuova fase di crescita economica e di sviluppo per l'intera isola».
I sindacati chiamano in causa il Governo e la Regione. Se Berlusconi ha altro a cui pensare, Cappellacci risponde: con la proposta di un incontro nella prima settimana di luglio «senza voler minimamente interferire, e tantomeno condizionare, le azioni messe in campo dal sindacato», fa sapere da Bruxelles, ma solo per aprire «un confronto-ascolto per avere e fornire qualche elemento in più di comune riflessione. Ritengo, infatti, che il momento che stiamo attraversando richiede uno sforzo di coesione e di condivisione che non significa confusione di ruoli ma traduzione concreta del principio di responsabilità a carico di tutti i soggetti rappresentativi del popolo sardo». Detto da uno che attende da Roma qualunque indicazione, è già tanto. Ma anche molto scontato.

La determinazione dei sindacati, infatti, è ferma: ribadiscono la richiesta di istituire un tavolo di crisi regionale per le emergenze e di riaprire un tavolo nazionale a Palazzo Chigi su intesa istituzionale, norme sull'energia, continuità territoriale anche per le merci e attuazione dell'accordo sulla chimica. È questo il settore che anticipa gli altri, con lo sciopero in programma per il 24: è vertenza nazionale, ma in Sardegna interessa oltre 2500 lavoratori. Uno dei motivi per cui, fanno sapere i confederali, «andremo a Roma solo per sottoscrivere fatti concreti». Lo stop chimico sarà l'antipasto del grande corteo che il 10 luglio percorrerà le strade di Cagliari: appuntamento per cui i sindacati chiamano a raccolta tutti, per quella che dovrà essere una mobilitazione straordinaria.
«Ormai da nove mesi i dati della cassa integrazione, ordinaria e speciale, crescono in misura drammatica; le aree industriali del Sulcis, di Ottana e Portotorres sono allo stremo. La povertà della nostra regione è un dramma che coinvolge oltre 400mila persone e lo stesso tasso di disoccupazione cresce al 12,9 per cento. Si rende necessario e urgente il rilancio delle politiche sociali e la difesa del reddito familiare e del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni». Secondo le segreterie regionali, «la vastità e profondità della crisi richiede una reazione straordinaria per metodi e contenuti», e per affrontarla occorre «un ampio fronte unitario che, partendo dai luoghi di lavoro, coinvolga le istituzioni locali e la Regione».
Ma è proprio viale Trento il bersaglio dell'attacco che parte da via Roma, Consiglio regionale, sponda Pd: «È una Giunta regionale priva di idee, del tutto inconcludente e pericolosa per la Sardegna perché incapace di aggredire una crisi davvero preoccupante». Parole di Giampaolo Diana, ex segretario della Cgil, primo firmatario di una mozione del partito sulla situazione economica e occupazionale dell'isola. Per fronteggiare la perdita di posti di lavoro - 30mila occupati in meno in un anno, dei quali 20mila nella sola industria, il Pd sollecita la Giunta ad aprire un nuovo confronto con il governo e con l'Eni «per far assumere, ai siti di Porto Torres e Assemini una valenza nazionale nel processo in atto di ottimizzazione e razionalizzazione, anche alla luce delle determinazioni che sta assumendo la Regione Veneto».
Una scossa, per la Giunta regionale, visto che «a tre mesi dalle elezioni regionali», dice il capogruppo Mario Bruno, «registriamo un immobilismo dell'esecutivo, che va al di là delle dichiarazioni programmatiche che rimandano a un piano di sviluppo e a un collegato alla finanziaria». In particolare, il Pd sollecita l'amministrazione regionale a reperire nel collegato alla -che dovrebbe essere approvato oggi in Giunta- le risorse sufficienti per dare risposta a tutti i cinquemila lavoratori privi di ammortizzatori sociali e per inserire nel nuovo provvedimento sia norme che risorse per la stabilizzazione dei tanti lavoratori precari.
La replica da viale Trento arriva immediata, per bocca dell'assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa. Tutta personale, rivolta proprio all'ex numero uno della Cgil: «Abbiamo trovato una Regione in condizioni disastrose senza che ci fosse neppure il bilancio approvato. In cinque anni di Governo il centrosinistra ha sempre sbandierato che l'occupazione era in crescita costante. Ora si lancia in dichiarazioni che nascondono la causa del problema. Il vero pericolo arriva da chi, anziché tutelare i lavoratori, per cinque anni ha tentato di mostrare un mondo ovattato e inesistente». Se questo è il fronte unitario, c'è poco da stare tranquilli.

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