martedì 5 maggio 2009

La Maddalena scende in piazza: «Garanzie certe per il futuro». Contestazioni per Cappellacci: assente, «prima vado a Roma».

Artigiani e commercianti, studenti e insegnanti, operatori turistici e operai. Esponenti politici, soprattutto del centrosinistra sardo, accanto a semplici cittadini. Duemila, più o meno, «in piazza per il futuro» dell'isola nell'isola: La Maddalena scende in strada per la manifestazione pubblica del dopo scippo. Il messaggio è chiaro: niente G8, va bene, ma governo nazionale e regionale devono garantire il completamento delle opere previste per il summit trasferito all'Aquila. Sono indispensabili per la riconversione dell'arcipelago dopo 40 anni di presenza militare americana. Ugo Cappellacci, presidente della Regione, non c'è: guarda caso, nel giorno della protesta ufficiale sceglie la cerimonia per il 148esimo anniversario della nascita dell'esercito italiano. A Cagliari, nel punto più lontano dall'ormai ex sede del vertice mondiale.
Che il governatore non avesse molto da dire, dopo la decisione di Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso scoperta grazie alla stampa, era chiaro da tempo. Che sia in attesa di comunicazioni da palazzo Chigi lo conferma lui stesso, con una dichiarazione a margine della celebrazione con le stellette: «Mercoledì (domani, ndr) sarò a Roma», spiega Cappellacci, «dove incontrerò il ministro Altiero Matteoli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per discutere dei problemi del nord Sardegna, in particolare di La Maddalena. Credo sia più utile un incontro con gli amministratori locali dopo il vertice nella Capitale». Quando, ancora non si sa: «Spero di poterci andare entro la settimana».

È un pò poco, davanti a una manifestazione di questo tipo. Ma basta tanto per offrire il fianco all'opposizione, che si trova su un piatto d'argento l'ennesima possibilità di affondare il colpo su questo presidente sempre più in balia del suo pigmalione, il Cavaliere in persona. Allora, l'assenza della Regione e dei massimi vertici istituzionali (la presidente Claudia Lombardo era impegnata a fare gli onori di casa con l'ambasciatore del Belgio) «preoccupa e sconcerta». L'attacco è di Mario Bruno, capogruppo del Pd in via Roma: «Dopo aver ascoltato oggi tanti maddalenini preoccupati, riteniamo che la seduta straordinaria del Consiglio regionale non sia più rinviabile. La popolazione, per quanto solidale con gli abruzzesi, non si capacita delle ragioni che hanno indotto il governo ad infrangere il patto tra Stato e Regione. Chiedono interventi immediati e concreti per la riconversione turistica della loro isola: e il sopralluogo odierno nei cantieri dell'ex Arsenale dove i lavori sono ultimati al 90 per cento, rende ancora più inspiegabili le ragioni dello spostamento».
Fosse solo questo, per Cappellacci poco male. Ad aggiungere qualcosa è Gianluca Lioni, responsabile nazionale Terzo settore del Partito Democratico: «Dopo lo schiaffo istituzionale di non essere stato coinvolto, nonostante la legge preveda che il presidente della Regione partecipi al Consiglio dei ministri quando sono in discussione argomenti riguardanti la Sardegna, continua a muoversi come un don Abbondio. Dimostri di avere la schiena dritta e chieda al suo “papi" il mantenimento degli impegni presi su opere e infrastrutture».
Ironia, ma poca voglia di sorridere. Soprattutto tra i maddalenini: sedotti e abbandonati, nessuno dimentica l'exploit del centrodestra nell'isola alle ultime elezioni regionali, ma tutti preoccupati per il futuro dopo la scelta repentina di dirottare il G8 in Abruzzo. Da una pioggia di finanziamenti che ha creato il presupposto per la ripartenza dell'economia di La Maddalena alla paura di non vedersi riconfermare gli investimenti e le opere connesse. Dai riflettori di un evento internazionale all'oblio: la paura grossa è questa, quindi promettono di tenere alta l'attenzione. Nessuna disputa con gli abruzzesi, sia chiaro: la solidarietà non è in discussione e sarà il sindaco Angelo Comiti a portarla direttamente a L'Aquila con una visita ufficiale in programma nei prossimi giorni.
Quello che serve, però, sono garanzie. Il primo cittadino le chiede serie e concrete, dopo le 16 ordinanze firmate dal Consiglio dei ministri in due anni e cancellate nel giro di una mattinata: riguardano l'ex arsenale, il porto, i trasporti e tutta l'economia isolana: visto che i soldi stanziati facevano parte dei fondi Fas già destinati alla Sardegna, a prescindere dal G8 di luglio.
È il motivo -la confezione di una presa per i fondelli colossale- per cui la delusione è ancora più grande: a La Maddalena avevano creduto fortemente nello slogan “La Sardegna torna a sorridere”, invece per ora c'è un boccone amaro da mandare giù: molti, tra i manifestanti, hanno già indosso la maglietta con il nuovo ritornello: «Cappellacci non è il mio presidente». Da Roma le rassicurazioni sono generiche, sembrano fare più presa le promesse dei rappresentanti delle imprese impegnate nei lavori: assicurano le turnazioni 24 ore su 24, come se niente fosse successo, e la consegna delle opere nei tempi stabiliti. Se non altro «per una questione d'orgoglio», dice qualcuno. A che punto siano, lo sanno in pochi: l'accesso ai cantieri, ieri, era permesso a una delegazione ristretta di consiglieri regionali, guidati dal sindaco. Ad attenderli, fuori, c'era qualche centinaia di manifestanti bloccati dai marò del decimo reggimento San Marco: nessun incidente, solo contestazioni urlate a gran voce contro il governatore e il presidente del Consiglio. Ancora soldati, ma presto andranno via anche loro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma perchè Berlusconi non vuole il g8 a La Maddalena ? Mi vergogno un pò a chiederlo, sarò giudicata ingenua o ignorante immagino... però io davvero non l'ho capito é_è

Unknown ha detto...

E' un mondo difficile, felicita' a momenti, futuro incerto.

JOKER ha detto...
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