Cultura negata: i nostri figli saranno sempre più penalizzati
Nell’isola non è solo la grande industria in agonia. La mannaia dei tagli colpisce la scuola con una violenza più forte di ogni previsione pessimistica. In Sardegna sono 2.262 i posti a rischio già in settembre. I docenti colpiti 1.688: 374 alle elementari, 677 alle medie, 604 alle superiori. A loro si uniscono 574 tecnici e ausiliari. E 37 le autonomie scolastiche cancellate (80 nel biennio). Una mattanza. Contro questi dati amari nell’isola stanno insorgendo tutti i sindacati: Cgil, Cisl, Uil, Gilda, Cobas, Ugl.
Ma anche le forze politiche, soprattutto nel centrosinistra, non sembrano intenzionate a stare con le mani in mano in attesa che il silenzio avvolga i caseggiati dove si fa lezione. Con loro si ribellano molte comunità, in particolare nei centri più spopolati, le Province, tanti sindaci e amministratori. Non manca il sostegno di parecchi maestri, docenti, genitori. L’Onda degli studenti che si prepara a riprendere il cammino delle proteste di piazza. «Ci negano diritti sacrosanti e strumenti culturali indispensabili per il futuro -è il commento più diffuso nelle aree maggiormente prese di mira dalla Riforma Gelmini- Così i nostri figli saranno ancor più penalizzati». Denunce e prese di posizione toccano ogni parte dell’isola.
Nell’Oristanese si parla di situazione irreale. Ad Allai gli abitanti minacciano di non votare alle Europee se verranno chiuse le elementari. Disagi si ventilano poi a Busachi, Nughedu Santa Vittoria, Suni, Montresta, Morgongiori. A Pattada i genitori, allarmatissimi, si sono riuniti in Comitato anti-tagli. Tensioni a Buddusò e Ozieri. Proteste a Desulo. Preoccupazione nei vicini centri di Aritzo, Belvì, Gadoni. Allarme in altri centri del Nuorese e dell’Ogliastra. A Mogoro la scuola delle sforbiciate comincia a spaventare. A Tresnuraghes manca persino il numero minimo previsto dal ministero per costituire la prima elementare. Corsi serali in pericolo in tante realtà urbane, a cominciare da Alghero.
Nel frattempo la Cisl ricorda come il 57% degli istituti non abbia i certificati di agibilità, la dispersione scolastica tocchi punte del 28% e la chiusura di troppe scuole venga data per scontata con eccessiva facilità. Non rassicurano le garanzie dell’Ufficio scolastico regionale: «Le riduzioni di personale saranno compensate dai massicci pensionamenti, in ogni caso s’interverrà mo in deroga dove possibile». Dice infatti Peppino Loddo, segretario regionale della Flc Cgil: «L’amministrazione scolastica, in Sardegna, è più realista del re: i 6.065 posti previsti dal Ministero per le primarie sono stati ridotti dalla Direzione regionale di 105, portando quindi l’organico a 5960 unità». Particolarmenti pesanti le sforbiciate in provincia di Oristano, secondo il sindacalista. «E in Barbagia -è il suo commento finale- non è stata accolta la richiesta delle famiglie di maggior tempo scuola: sono stati collocati bambini di diverse età in un una unica classe e si è dato luogo a un eccesso di aule sovraffollate».
Nel frattempo la Cisl ricorda come il 57% degli istituti non abbia i certificati di agibilità, la dispersione scolastica tocchi punte del 28% e la chiusura di troppe scuole venga data per scontata con eccessiva facilità. Non rassicurano le garanzie dell’Ufficio scolastico regionale: «Le riduzioni di personale saranno compensate dai massicci pensionamenti, in ogni caso s’interverrà mo in deroga dove possibile». Dice infatti Peppino Loddo, segretario regionale della Flc Cgil: «L’amministrazione scolastica, in Sardegna, è più realista del re: i 6.065 posti previsti dal Ministero per le primarie sono stati ridotti dalla Direzione regionale di 105, portando quindi l’organico a 5960 unità». Particolarmenti pesanti le sforbiciate in provincia di Oristano, secondo il sindacalista. «E in Barbagia -è il suo commento finale- non è stata accolta la richiesta delle famiglie di maggior tempo scuola: sono stati collocati bambini di diverse età in un una unica classe e si è dato luogo a un eccesso di aule sovraffollate».
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