martedì 2 dicembre 2008

Un miliardo di mani sulla Sardegna

E’ una partita a poker che vale due miliardi di euro, in cui ognuno gioca per conto suo, quasi tutti indossano gli occhiali scuri per non far vedere lo sguardo, e tutti hanno un interesse, non sempre coniugabile col bene comune. Dietro le dimissioni di Renato Soru c’è la sfida di una lobby del cemento, le mire, a volte indecenti a volte no, di imprenditori e palazzinari, le faide dentro il Pd, persino la villetta del piccolo consigliere locale, che magari vota contro il piano paesaggistico del governatore. Se ci fosse Rosi potrebbe girare «Le mani sull’isola». La città è troppo poco.
Certo, siamo a Cagliari, da dove tutto è cominciato, e nelle cui vicinanze si combattono due delle contese che più hanno lavorato ai fianchi il governatore. Ma non è solo Cagliari. Passeggiando per le rovine archeologiche di Tuvixeddu, per esempio, la scritta che blocca i lavori dell’ingegner Gualtiero Cualbu è ancora affissa, «sito sottoposto a blocco cautelativo dall’autorità giudiziaria». Cualbu, il più noto costruttore edile della città, oggi anche albergatore di lusso col Thotel, voto (esplicito) a destra, aveva presentato un progetto di utilizzo di un’area degradata di 50 ettari dove fino agli Anni Sessanta la gente viveva incastrata come nei Sassi di Matera, 38 dei quali da destinare a parco urbano, e dieci a residenze. Un business da 260 mila metri quadri di nuovi volumi, investimento tra i 150 e i 200 milioni di euro. La Regione ha stoppato tutto, Soru spiega che «quella è un’area archeologica tra le più belle della nostra terra, e non sopporta volumi di queste dimensioni». Cualbu ha fatto ricorso, e adesso racconta: «Sono la vittima predestinata, il costruttore che gli serve per fare bella figura sui media, ma avevo tutte le autorizzazioni. Una cosa è certa, noi il 5 dicembre riprendiamo i lavori».
Bisogna dunque, come sempre, seguire dove va il fiume di danari che scorre -o potrebbe scorrere- nell’isola, per cominciare a capire cosa c’è alla radice delle (tante) ansie di rivincita che si coalizzano contro Soru. E risalire un po’ la costa orientale da Cagliari a Cala di Giunco, Villasimius -dove anche in questa mattinata variabile è possibile vedere i fenicotteri. Un sindaco di sinistra, Salvatore Sanna detto Tore, che ostenta familiarità con Walter Veltroni (il segretario democratico ha semplicemente fatto vacanza da quelle parti), aveva inizialmente benedetto il progetto di Sergio Zuncheddu, altro grande costruttore, editore dell’Unione Sarda, nemicissima di Soru: villaggi per 140 mila metri cubi di nuovi volumi, investimento di 90 milioni di euro, stop a tutto, e il Tar che ha appena dato ragione a Soru. Come andrà a finire? Zuncheddu è tenace, «noi andiamo avanti, ricorreremo ancora». Tra parentesi: lui ha l’Unione, e ora anche La Sardegna si è spostata a destra. Prima l’editore era Nicki Grauso, ora una compagine di imprenditori legati a Marcello Dell’Utri.
La mappa del potere muta, a urne ancora chiuse. A Cagliari il sindaco forzista Emilio Floris è sul piede di guerra perché sono fermi lavori sul lungomare Poetto, sul porticciolo di Marina Piccola, sul campus universitario. Vuole candidarsi? Alla Maddalena, che Soldati chiamava «la piccola Parigi», dopo il G8 del 2009 si farà un bando per il polo turistico, è assodato che concorreranno il riabilitato Aga Khan (pronto a spendere 150 milioni), una società monegasca (la Giee, collegata col gruppo Rodriguez, che fa yacht d’altura, ne sborserebbe 70), e anche Tom Barrack, se al quartier generale confermano: siamo interessati anche noi. Ma è una partita da giocare. Altre si stanno giocando.
Negli ultimi due anni, per dire, i fratelli Toti e Benetton sono arrivati sull’isola più volte per proporre un progetto nella zona di Capo Teulada, all’inizio si sono fatti precedere da una telefonata di Francesco Rutelli. La regione ha controproposto: impegnatevi invece nel tratto di miniere dismesse di Sant’Antioco, dove urge una riqualificazione. Risposta: fossimo matti. Stessa sorte è toccata a Domenico Bonifaci, che voleva operare su un’area intorno a Porto San Paolo, edificando tra l’altro nuove residenze nell’agro, cosa vietatissima dalla filosofia-Soru (i tre chilometri dalle coste sono inespugnabili, e oggetto, appunto, della legge contestata). Lì i lavori non sono neanche mai partiti.
Alcune porte però si aprono, Soru le cita per dire «è falso che io sia contro l’impresa tout court». Colaninno sta riqualificando un vecchio albergo a Is Molas (progetto di Massimiliano Fuksas), i Marcegaglia hanno acquisito il Forte Village (Tronchetti aveva visitato le miniere dismesse di Ingurtosu, poi ha scelto di non investire), Barrack sta facendo semplici lavori di ristrutturazione dei suoi alberghi della Costa Smeralda, Ligresti ha visto approvare il suo Tankka Village (sempre a Villasimius). Perché loro sì? La regione ritiene che non sfondano il territorio con nuovi volumi, anzi razionalizzano strutture obsolete.
Paolo Fresu, jazzista veltroniano, ha lanciato per mail una petizione pro Soru coi suoi amici intellettuali, Salvatore Niffoi, l’attrice Caterina Murino. Ma magari pesa di più l’ira dei sindacati, che strepitano perché l’ex mago del bilancio di Soru, Franceso Pigliaru, il Giavazzi sardo, ha rimesso in sesto il bilancio anche tagliando 98 milioni di euro per la formazione: prima se li pappava la triplice. La circostanza che i seguaci di Cabras, il senatore amico di Fassino capo degli anti-Soru, votino contro il piano paesaggistico è, in questo mare, la semplice goccia.
Peserà questa, o il fatto che la somma di tutti gli investimenti bloccati è vicina al miliardo, e -accusa Silvio Berlusconi- «Soru penalizza l’economia»? No, replicano in regione, gli occupati nel settore edile crescono del 18 per cento. E secondo l’assessore all’Urbanistica Gian Valerio Sanna, il miliardo bloccato è compensato da un altro miliardo virtuoso: 500 milioni investiti in tre anni dalla regione per centri storici, campagne, agricoltura, e altri 500 dai progetti approvati ai privati. Ci sono mani e mani, sull’isola della lotta al potere del cemento.
JACOPO IACOBONI - http://www.lastampa.it/
Funtanazza: occasione perduta per Arbus
Il conflitto d’interessi per la destra di Pili & C. esiste solo per il presidente della Regione Renato Soru. Per Mauretto, Berlusconi è puro è candido anche quando decide di far fuori i concorrenti delle sue televisioni. Il resto sono le solite bugie della sinistra…. La vicenda di Funtanazza dimostra ancora una volta che l’odio e la miopia politica di questa destra arrogante e fascista mira solo a distruggere, e lasciare tutto inalterato, piuttosto che contribuire ad elaborare nuove strategie e progetti di sviluppo per il territorio. Come dire, quello che faccio io va bene mentre quello che fanno gli altri è solo imbroglio e speculazione. Dopo il sogno di creare lo sviluppo per le miniere del Sulcis ora svanisce anche la possibilità di creare una struttura turistica a 5 stelle nella marina di Arbus. Il presidente Soru certo sa difendersi da solo, ma per evitare nuove polemiche e strumentalizzazioni alla probabile vigilia delle elezioni ha preferito abbandonare l’idea di realizzare un albergo nell’ex colonia di Funtanazza. I margini per rimettere i tasselli al suo posto sono decisamente scarsi, di questo se ne duole soprattutto il sindaco di Arbus, Mondino Angius. Spera ancora si possa fare retro marcia su questa vicenda. Ha sottolineato che fosse valutato il progetto per le sue finalità, sperando che la politica rimanesse fuori almeno per una volta. “A farne le spese sarà ancora una volta il nostro territorio, che aspetta da lungo tempo la giusta valorizzazione. Spero che non tutto vada perduto – ha sottolineato Mondino Angius – quel progetto aveva tutte le carte in regola per andare avanti. Abbiamo atteso cinque lunghi anni ed ora siamo nuovamente al capolinea”. Funtanazza e i suoi ruderi consumati dal tempo, corrosi dalla salsedine, rimarranno ancora li come cimeli di un passato in attesa del prossimo treno per la Costa Verde. (e.s.)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho visto l'intervista di Lucia Annunziata a Iervolino e Dominici. Praticamente, in due parole, sostengono che gli interessi di imprenditori edili e politici sono strettamente legati, ed all'interno dei partiti, Pd compreso, il loro partito, c'è chi in questo momento trova scomode le giunte guidate dai suddetti sindaci perchè sostengono una linea politica e amministrativa contraria ai loro interessi economici, e che i giornalisti (alcuni, è d'obbligo) si prestano a montare dei casi per screditarli davanti all'opinione pubblica...
Quì non è successa esattamente la stessa cosa però c'è un nesso con le dimissioni di Soru.
O no ?
Ciao, Matilde

desaparecido ha detto...

che le amministrazioni locali facciano i loro interessi è risaputo da decenni ormai;
anzi ciò acuisce il degrado di tutti i politici, che siano essi consiglieri provinciali e regionali, che siano essi deputati e senatori;
la base dell'Italia sono i nostri comuni che concentrano oramai poteri enormi nelle mani dei sindaci: perciò se tutti i comuni italiani fanno i loro interessi privati ciò si amplifica in tutti i settori istituzionali.
(ps: perdonate la retorica-demagogica-di tutta un erba un fascio)