giovedì 21 agosto 2008

Tolto alla madre perché comunista

CATANIA - "Mio padre ha preso spunto dalla mia tessera di giovane comunista per sostenere che mia madre non è in grado di badare a me, perché i comunisti sono persone che portano i figli su una brutta strada". Rompe il silenzio e difende la madre, il sedicenne che i giudici di Catania hanno affidato al padre con un provvedimento che nelle motivazioni cita l'iscrizione del minore al circolo Tienanmen dei Giovani comunisti.
Sulla vicenda fanno sentire la loro voce anche l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e il leader del Pdci Oliviero Diliberto. Il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero chiede l'intervento del capo dello Stato. Ma il giudice che ha firmato l'ordinanza smentisce tutto: "Nessun riferimento diretto o indiretto alla militanza politica del ragazzo". Il ragazzo, che stamattina ha tagliato i lunghi capelli, ha rivelato alcuni particolari della sua storia. "Dovrei stare con mio padre, ma dopo un'aggressione che ho subito, ho deciso di andare da mia madre", afferma, e del genitore dice: "Lui non fa altro che associare i comunisti, detto in tono dispregiativo, sempre con droga, spinelli, alcol, insomma una vita sbandata, sregolata, da non seguire, mentre invece io mi trovo bene con il mio gruppo. Le nostre idee da quando io sono cresciuto sono cambiate: io frequento un liceo che ha idee di sinistra invece lui detesta i comunisti".
Alla domanda se avesse fatto mai uso di droga, il sedicenne rivela: "A seguito di queste continue insinuazioni mia madre mi ha portato in un centro medico dove sono stato sottoposto al drug test. Ho fatto il test per dimostrare che non facevo uso di droghe. Con il risultato davanti, mio padre ha continuato a dire che io mi drogo e che il test era stato falsificato. Questo purtroppo è un punto fermo sul quale lui crede di potersi appoggiare per vincere a modo suo questa guerra".
Il sedicenne per ora è molto impegnato: "Adesso sto studiando - dice - perché devo recuperare i debiti formativi. Sino ad ora sono stato al mare mi sono abbastanza divertito negli spiragli di tempo che ho trascorso al di fuori da questa brutta storia". La notizia, come è ovvio, ha destato sgomento e preoccupazione tra gli esponenti della sinistra comunista. "Chiedo al presidente della Repubblica di intervenire immediatamente", dice Paolo Ferrero. Secondo il segretario nazionale del Prc, quella che si è verificata a Catania è una "gravissima violazione costituzionale".
Secondo Ferrero, quanto fatto dai servizi sociali della città siciliana "è gravissimo e testimonia di pregiudizi incompatibili con l'espletamento di un pubblico servizio". E ancora: "Che la prima sezione civile del Tribunale di Catania motivi una sentenza con le stesse argomentazioni non è solo gravissimo, ma inaccettabile in uno stato di diritto". "Ho deciso di inviare un telegramma di solidarietà e vicinanza alla madre del ragazzo", ha detto l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti. "I comunisti sono un'organizzazione estremista solo perché fuori dal Parlamento? Ci vogliono fuori legge?", aggiunge il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. "Appartenere a un partito comunista - dice - è motivo così disdicevole per un ragazzo tanto da accusare la madre e non fargli avere l'affidamento del figlio?". Diliberto chiede al ministro delle Politiche giovanili Giorgia Meloni e a quello delle politiche sociali Maurizio Sacconi "se credano possa essere consentito a un servizio sociale dello Stato sindacare sulle idee politiche di un giovane e farne oggetto di valutazione". Cerca invece di smorzare i toni della polemica l'avvocato Mario Giarrusso, legale della madre: "Non capiamo i motivi che hanno spinto il tribunale a prendere questa decisione - dice l'avvocato - Il ragazzo non si droga, non ha commesso reati. La cosa che ci ha colpiti è che viene citato come appartenente a un gruppo estremista". "Secondo noi - conclude - è stato montato un caso sul nulla". "Nel provvedimento non c'è alcun riferimento diretto indiretto alla militanza politica del ragazzo o a luoghi di ritrovo riconducibili a movimenti politici", replica Massimo Esher, il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Catania che ha firmato l'ordinanza di affidamento al padre del sedicenne. Il giudice aggiunge che "l'unico riferimento contenuto nel provvedimento riguarda la frequentazione del ragazzo relativa a luoghi di ritrovo giovanili dove è diffuso l'uso di sostanze alcoliche e psicotrope. Ma questi non sono riconducibili a partiti". Esher dice anche di non ricordare traccia della tessera comunista e che questa comunque "non è stata presa in considerazione. E' possibile - spiega il magistrato - che il padre abbia prodotto fotocopia di una tessera di appartenenza a un partito ma per noi questo è assolutamente indifferente".
[fonte: http://www.repubblica.it]

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma i giudici non erano tutti comunisti ?
Ma guarda che caso strano, sarà l'eccezione che conferma la regola...
Comunque sulla vicenda di per sè posso dire solo che in tema di separazioni coniugali se ne sentono di tutti i colori, ma questa mi giunge davvero nuova. Però credo che questo non sia un caso isolato, nel senso che mi sembra difficile che i giudici (in quanto persone)riescano a mantenere una obiettività totale (anche se è proprio quello che sono chiamati a fare) e che non si lascino condizionare dalle loro idee, politiche e non, anche nello svolgimento della loro attività professionale. Ma essendo la loro una professione che ha come prerogativa quella di svolgere una funzione sociale, e quella di consentirgli una grande discrezionalità, dovrebbero cercare di essere il più possibile equilibrati nel valutare i casi che gli vengono sottoposti, sopratutto quando sono coinvolti minorenni.
Il fatto poi che questo ragazzo si dichiari comunista per me è segno che ha una coscienza sociale e dei valori che non possono che riflettersi positivamente nella nostra società.Perchè significa che si opporrà all'oppressione, ai privilegi, al consumismo, alla discriminazione,all'indifferenza, e cercherà di contribuire ad una crescita della società basata sul rispetto del prossimo, delle sue diversità, delle sue potenzialità e dei suoi limiti, basata su uno sviluppo tecnologico e scientifico che siano un vantaggio per tutti e non per pochi, basata su una giustizia che sia presupposto inderogabile su cui edificare la pace e la libertà, individuale e collettiva.
ciao
Matilde

Matt ha detto...

Mah... Se dalla nostra parte ci si può anche definire "spinellari" vai a fare il coca-test dall'altra parte, poi vediamo che ne esce fuori... Roba da matti, i disperati non sanno più da che parte appigliarsi...

desaparecido ha detto...

Certo che poi Berlusconi è costretto a criticare i giudici...