Berlusconi ha scelto Ugo Cappellacci come avversario di Renato Soru alle prossime elezioni regionali. Nonostante i partiti sardi del centrodestra non siano stati nemmeno interpellati, e figuriamoci i loro sostenitori, Berlusconi ha scelto un uomo che vuole far sembrare "il nuovo", ma che in realtà era già assessore regionale al bilancio ai tempi del "sacco delle casse della Regione". L'ex coordinatore di FI, Massidda, nemmeno due mesi fa, su l'ipotesi Cappellacci candidato presidente aveva manifestato molte perplessità portandolo a dire che "non era ancora pronto per questa sfida". Però si sa, se Berlusconi decide: tutti zitti, compresi quelli di AN. In tutto ciò, a noi del centrosinistra non poteva capitare più bell'assist da parte del centrodestra!Il candidato, lo conosceranno a Cagliari, ma poi dove??? Sulla popolarità non c'è sfida. Ma solo questo non basta: in quattro anni c'è stata una campagna di controinformazione del centrodestra (Unione Sarda e Videolina) che ha prodotto non pochi risultati, nondimeno noi del centrosinistra abbiamo percorso due strade parallele: c'era chi parlava dell'unghia e chi della luna. Ora abbiamo una possibilità: metterci a parlare tutti della luna, con convinzione e passione, e tentare di rivincere le elezioni regionali facendo la parte che ci compete senza persare all'io ma al noi, anzi alla Sardegna. Questa sorta di appello nasce qua, dal circolo di Ussana, non a caso, perchè rappresenta la cosiddetta "base". La base vuole che il centrosinistra, unito e nuovamente coeso, rivinca le elezioni per governare insieme la Sardegna, e portare avanti l'opera di rinnovamento, oggettivamente storica, di questi anni. Oggettivamente perchè mai nessuno si era occupato ad esempio di servitù militari o del recupero dei crediti verso lo Stato. Oppure dopo tanti anni si è parlato di ambiente in chiave strategica invece di mera occupazione dei suoli. Oppure dopo tanti anni si è parlato di sanità, e si è messo in chiaro come devono essere spesi i soldi e si è realizzato molto di quello che mancava. Oppure dopo tanti anni si è scommesso sui giovani e sulla loro istruzione, e così via. La lista sarebbe lunghissima, sta a noi farla conoscere, senza i soliti distinguo; la vittoria alle elezioni regionali è nelle nostre possibilità: sta a noi decidere cosa vogliamo fare del nostro futuro.
PARTITO DEMOCRATICO di Ussana - Circolo "A. Gramsci" - Cagliari - Sardinia - Italy.
domenica 28 dicembre 2008
martedì 23 dicembre 2008
BUON NATALE E FELICE 2009
Carissimi compaesani,
con l’approssimarsi delle festività vogliamo augurarvi i più sinceri auguri a voi ed alle vostre famiglie, soprattutto in un momento difficile come quello che sta attraversando il mondo intero. Il Partito Democratico, pur essendo nella fase di radicamento nel territorio, continua ad occuparsi delle vicende di politica locale e soprattutto nell’ultimo periodo ha constatato che il gruppo consiliare “Ussana Democratica” é stato oggetto di una campagna di demagogici attacchi basati sulla menzogna, e nello specifico sono sorti due casi.
In occasione della seduta del Consiglio Comunale del 09.05.2008 che doveva adeguare il Centro Storico al Piano Paesaggistico Regionale, il nostro gruppo di opposizione ha rilevato diverse incongruenze gravi. Tali incongruenze molto evidenti permangono a tutt'oggi. Ussana democratica ha, da anni, chiesto che gli edifici ricadenti nel centro storico, ma ormai compromessi nelle loro caratteristiche, vengano estromessi dalle zone vincolate; ma la maggioranza attuale si è limitata discrezionalmente solo ad alcuni lotti dei soliti noti, tentando di addebitare queste proprie responsabilità all'opposizione. Non è stata fatta alcuna denuncia, ma ci si è limitati nel trasmettere l’interrogazione fatta in Consiglio Comunale, all’Assessorato Regionale competente. Tutto ciò ha convinto la maggioranza ad andare di casa in casa facendo credere che la Regione avrebbe controllato le varie licenze edilizie già concesse. Queste licenze sono diritti acquisiti dei cittadini e non si riesce a capire perché si debbano coinvolgere i cittadini in problemi che sono, solo ed esclusivamente, dell’amministrazione comunale che dovrà spiegare agli uffici regionali la ratio dei suoi provvedimenti.
La seconda questione riguarda i Lavoratori Socialmente Utili (LSU). Finalmente dopo anni di battaglie, in Consiglio comunale e in piazza, fatte dal PD e dal gruppo Ussana Democratica al fianco di INSAR e sindacati, gli LSU sono stati stabilizzati. Grazie al governo Prodi e all'amministrazione Soru, gli ultimi LSU ussanesi sono stati stabilizzati dopo molti anni di precariato malpagato; il governo Prodi ha messo a disposizione le risorse per stabilizzare questi lavoratori, mentre l'amministrazione Soru ha agevolato i comuni, che ancora dopo anni non avevano provveduto, in questo compito; nel frattempo alcuni LSU, nostri compaesani, sono stati assunti alla Asl 8. “Non ci i soldi, come facciamo, non è possibile, dove li troviamo” questa era la cantilena preferita dall’attuale maggioranza. Ma tant’è che a Gennaio 2009 questa amministrazione si sarebbe trovata con due operai di ruolo in pensione e senza LSU, che nel contempo sarebbero stati chiamati in ruolo presso le ASL o la provincia di Cagliari. Alle riunioni tenutesi al Monte Granatico si sono presentati per la maggioranza solo due assessori e nessun altro! E cosa si inventa questa maggioranza? “Noi abbiamo stabilizzato gli LSU contro la volontà dell'opposizione”. Anche se ormai in Italia ci stiamo abituando al peggio, questa barzelletta non l'ha apprezzata nessuno. Tuttavia siamo gratificati di aver contribuito alla soluzione di uno sfruttamento ed ad un maltrattamento che si protraeva da anni e si sarebbe potuto risolvere già da tempo. Bastava volerlo!
L'ultima considerazione è che, visto il continuo e parossistico ricorrere alla menzogna e alla diffamazione per delegittimare il nostro lavoro, sia ufficialmente iniziata la campagna elettorale per le comunali; di recente il Sindaco si lamentava in un articolo dell’UNIONE SARDA che Ussana fosse diventata la “cenerentola del Campidano”: da quasi dieci anni in capo all’amministrazione c’è lui, non accorgendosene. Guardiamoci attorno: gli altri paesi hanno inserito una marcia in più, con zone industriali e nuovi servizi. E Ussana? Aspetta ancora una zona industriale; con servizi scarsi come le poste e le scuole, solo per citare qualche esempio; o inesistenti, come il poliambulatorio e le zone del paese senza strade e illuminazione. C’è bisogno di un cambio di rotta essenziale: anche il nostro paese ha la dignità per ritagliarsi una condizione migliore, e il Partito Democratico vuole dare il suo contributo per farlo.
con l’approssimarsi delle festività vogliamo augurarvi i più sinceri auguri a voi ed alle vostre famiglie, soprattutto in un momento difficile come quello che sta attraversando il mondo intero. Il Partito Democratico, pur essendo nella fase di radicamento nel territorio, continua ad occuparsi delle vicende di politica locale e soprattutto nell’ultimo periodo ha constatato che il gruppo consiliare “Ussana Democratica” é stato oggetto di una campagna di demagogici attacchi basati sulla menzogna, e nello specifico sono sorti due casi.
In occasione della seduta del Consiglio Comunale del 09.05.2008 che doveva adeguare il Centro Storico al Piano Paesaggistico Regionale, il nostro gruppo di opposizione ha rilevato diverse incongruenze gravi. Tali incongruenze molto evidenti permangono a tutt'oggi. Ussana democratica ha, da anni, chiesto che gli edifici ricadenti nel centro storico, ma ormai compromessi nelle loro caratteristiche, vengano estromessi dalle zone vincolate; ma la maggioranza attuale si è limitata discrezionalmente solo ad alcuni lotti dei soliti noti, tentando di addebitare queste proprie responsabilità all'opposizione. Non è stata fatta alcuna denuncia, ma ci si è limitati nel trasmettere l’interrogazione fatta in Consiglio Comunale, all’Assessorato Regionale competente. Tutto ciò ha convinto la maggioranza ad andare di casa in casa facendo credere che la Regione avrebbe controllato le varie licenze edilizie già concesse. Queste licenze sono diritti acquisiti dei cittadini e non si riesce a capire perché si debbano coinvolgere i cittadini in problemi che sono, solo ed esclusivamente, dell’amministrazione comunale che dovrà spiegare agli uffici regionali la ratio dei suoi provvedimenti.
La seconda questione riguarda i Lavoratori Socialmente Utili (LSU). Finalmente dopo anni di battaglie, in Consiglio comunale e in piazza, fatte dal PD e dal gruppo Ussana Democratica al fianco di INSAR e sindacati, gli LSU sono stati stabilizzati. Grazie al governo Prodi e all'amministrazione Soru, gli ultimi LSU ussanesi sono stati stabilizzati dopo molti anni di precariato malpagato; il governo Prodi ha messo a disposizione le risorse per stabilizzare questi lavoratori, mentre l'amministrazione Soru ha agevolato i comuni, che ancora dopo anni non avevano provveduto, in questo compito; nel frattempo alcuni LSU, nostri compaesani, sono stati assunti alla Asl 8. “Non ci i soldi, come facciamo, non è possibile, dove li troviamo” questa era la cantilena preferita dall’attuale maggioranza. Ma tant’è che a Gennaio 2009 questa amministrazione si sarebbe trovata con due operai di ruolo in pensione e senza LSU, che nel contempo sarebbero stati chiamati in ruolo presso le ASL o la provincia di Cagliari. Alle riunioni tenutesi al Monte Granatico si sono presentati per la maggioranza solo due assessori e nessun altro! E cosa si inventa questa maggioranza? “Noi abbiamo stabilizzato gli LSU contro la volontà dell'opposizione”. Anche se ormai in Italia ci stiamo abituando al peggio, questa barzelletta non l'ha apprezzata nessuno. Tuttavia siamo gratificati di aver contribuito alla soluzione di uno sfruttamento ed ad un maltrattamento che si protraeva da anni e si sarebbe potuto risolvere già da tempo. Bastava volerlo!
L'ultima considerazione è che, visto il continuo e parossistico ricorrere alla menzogna e alla diffamazione per delegittimare il nostro lavoro, sia ufficialmente iniziata la campagna elettorale per le comunali; di recente il Sindaco si lamentava in un articolo dell’UNIONE SARDA che Ussana fosse diventata la “cenerentola del Campidano”: da quasi dieci anni in capo all’amministrazione c’è lui, non accorgendosene. Guardiamoci attorno: gli altri paesi hanno inserito una marcia in più, con zone industriali e nuovi servizi. E Ussana? Aspetta ancora una zona industriale; con servizi scarsi come le poste e le scuole, solo per citare qualche esempio; o inesistenti, come il poliambulatorio e le zone del paese senza strade e illuminazione. C’è bisogno di un cambio di rotta essenziale: anche il nostro paese ha la dignità per ritagliarsi una condizione migliore, e il Partito Democratico vuole dare il suo contributo per farlo.
BUON NATALE E FELICE 2009
Concerto della banda cittadina ussanese
Nel centro polifunzionale di via Branca si terrà lunedì 29 dicembre alle 18 il tradizionale concerto della banda “Città di Ussana” accompagnata da alcuni musicisti di Orroli. L’appuntamento, promosso dall’assessorato alla cultura, è inserito nell’ambito della rassegna natalizia. Il complesso orchestrale, diretto dal maestro Maurizio Ligas e costituito da giovani del paese, festeggerà così il suo secondo anno di attività con il concerto di Natale.
sabato 20 dicembre 2008
Soru, le azioni di Tiscali e Unità affidate al blind trust
Come prescritto dagli articoli 27 e 28 della Legge Statutaria della Regione Sardegna relativi alle cause di incompatibilità delle cariche e la loro soluzione, il Presidente Renato Soru, ha stipulato stasera i negozi fiduciari attraverso i quali sono state conferite al fiduciario designato le partecipazioni direttamente ed indirettamente tenute dallo stesso Presidente in Tiscali e nelle società proprietarie e di gestione della testata L’Unità. Fiduciario designato è Gabriele Racugno, professore ordinario di Diritto commerciale all’Università di Cagliari, cui Renato Soru ha trasferito la proprietà non solo delle partecipazioni in Tiscali e L’Unità, come da obbligo di Statutaria, ma anche ogni altra sua partecipazione in tutte le altre società partecipate. L’applicazione di questi articoli della Legge Statutaria, scritta da Guido Rossi, padre della disciplina sul conflitto di interessi, scelta dai sardi e fortemente voluta e difesa dal Presidente Soru, è il primo caso italiano del cosiddetto blind trust, perché in nessun caso lo stipulante può fornire al fiduciario, né il fiduciario può chiedere allo stipulante, direttamente o indirettamente, alcun consiglio, direttiva o istruzione sull’amministrazione delle azioni o dei beni o delle operazioni delle società. Per tutta la durata dell’accordo, che in questo caso proseguirà sino a quando necessario nel pieno rispetto della legge, il fiduciario non può rivelare allo stipulante o a qualsiasi soggetto che agisca in sua rappresentanza, alcuna informazione relativa alle operazioni delle società o a qualsiasi transazione relativa ai beni intrapresa o conclusa del fiduciario stesso o da lui proposta. Tra le partecipazioni affidate al fiduciario, anche Shardna, società di biotecnologie specializzata nella ricerca nel campo della genetica molecolare che opera in Sardegna. In questo caso, Renato Soru ha dato mandato al fiduciario Gabriele Racugno per la vendita a terzi, vendita subordinata alla salvaguardia dei posti di lavoro dei 18 ricercatori attualmente assunti e con la garanzia di continuare di fare ricerca in Sardegna. Relativamente alla posizione di Emanuele Soru rispetto al gruppo che edita il quotidiano L’Unità, il fratello del Presidente della Regione ha contestualmente rassegnato le dimissioni dalla carica di amministratore unico di AD Srl. “Pur non essendo ancora stata istituita la consulta che la Legge Statutaria prevede si pronunci sulla reale presenza di conflitto di interessi – ha detto il Presidente Soru ai giornalisti riuniti in Sala Giunta -, mi sono voluto comportare come se questa consulta fosse già operante e applicare le regole che la stessa legge prevede. Occuparmi solo di politica è una scelta che ho fatto già cinque anni fa, quando sono stato eletto alla Presidenza della Regione e ho rinunciato completamente ad occuparmi di ciò che possedevo. Oggi, nel rispetto della legge, ho voluto rendere questa separazione anche formale”.
fonte: www.renatosoru.it
venerdì 19 dicembre 2008
Direzione Pd, Veltroni: innoviamo o saremo travolti
Per Berlusconi i dirigenti del Pd non sono altro che «sbandati, in uno stato confusionale». Ma Walter Veltroni iniziando la riunione della Direzione del suo partito - la più difficile della sua vita, sulla questione morale - non è sembrato sbandato o fragile. Ha iniziato invocando il pugno duro contro i corrotti. Non c'è posto per i disonesti nel Pd, ha detto. «Verremmo meno alle nostre responsabilità se pensassimo e ci comportassimo diversamente». Il Partito democratico, a ben ricordare, è nato anche per dare una soluzione al problema della questione morale. Dunque per primo si deve «reprimere il malcostume politico se nell'immediato dovremo pagare in termini di consenso elettorale». È chiaro che i magistrati devono continuare la loro opera, scoprire le magagne nelle amministrazioni. Nenache si vuol mettere la sordina alle inchieste, come aveva già chiarito Massimo D'Alema. I magistrati devono però, dice Veltroni, stare attenti quando arrestano qualcuno perchè a causa della cortocircuitazione mediatica l’arresto - un mezzo «estremo, da usare con prudenza»- può distruggere una persona. Specie se un politico, viene da aggiungere. E quando sono più di due o tre, anche un partito: ma questo Veltroni non lo dice, anche se si legge in controluce.Veltroni punta sull’orgoglio degli amministratori onesti, «siamo gente per bene», anche se non nega che ci sia «attorno a tutti i partiti», sottolinea, «un'area grigia e paludosa, dove competenza e professionalità diventa carrierismo politico». Il Pd non è ad un passo dal baratro ma ci si sta pericolosamente avvicinando. «Il Pd è nato da una sintesi tra continuità e innovazione» – spiega il segretario – ora però con la crisi economica, si pone «un'alternativa secca e drammatica: o innoviamo o falliamo, o facciamo un'innovazione politica e programmatica o rischiamo di essere travolti». Dunque l’indicazione è «saltare nel futuro». Perchè i segnali sono chiari: «l'astensionismo nel voto in Abruzzo e i consensi all'Idv sono il sintomo non la causa del malessere».«Tutto si può accettare - ha proseguito Veltroni - tranne lezioni da chi ha messo nelle proprie liste e tra i propri eletti indagati di camorra e mafia» e in particolar modo dal premier Berlusconi che ha affrontato la questione morale con le leggi ad personam. Lui rilancia però, vuole vincere, l’obiettivo resta quello di diventare il primo partito, spodestare il Pdl. Ma non da solo. E no, non romperà ogni rapporto con L’Italia dei Valori, come gli chiedeva una parte del partito – Tonini ad esempio – e come vorrebbe anche il Pdl. Il Pd e Di Pietro fanno due opposizioni diverse, ribadisce. «Il punto di debolezza dell'Idv è che alimenta le polemiche con noi, ma non si cimenta con la sfida dell'innovazione». La distanza è stata già manifestata in tre occasioni: «Quando ha stracciato l'accordo elettorale di fare un gruppo insieme, quando abbiamo deciso di non andare in piazza Navona». Ed è vero che non sono state poche le frizioni anche durante il governo Prodi. Ma -aggiunge Veltroni – «questo non significa che a livello locale, anche con Udc e Prc, non ci possano essere convergenze su programmi e buona amministrazione».Si tratta di buttare lo schema dell'alleanza sinistra- centro «che è novecentesco e il pd è un partito di centrosinistra». E anche di fare sposalizi o lungi fidanzamenti con altre forze politiche. Niente monogamia, insomma. Ma niente splendida solitudine. «Non faremo tutto da soli, ma le nuove alleanze dovranno essere fondate sull'innovazione e il cambiamento. E deve essere una alleanza affidabile alla prova della tenuta di governo». È dunque lo schema delle alleanze programmatiche. Niente isolamento neanche in Europa. Così Veltroni risolve il problema di sfondo della collocazione internazionale del Pd basandosi su due capisaldi: «difendere l'autonomia della sua identità democratica ma anche costruire il progetto riformista europeo perseguendo un sistema di alleanze a cominciare dai socialisti europei». Quanto alla riorganizzazione interna si vuole evitare che il meccanismo delle primarie – pur definito «uno straordinario strumento di democrazia» - non possono diventare un'ideologia. «Sarebbe tragico se il Pd si trasformasse in un partito che ha la sua occupazione esclusiva nella discussione delle regole».Niente congresso anticipato, non se ne parla. Ci sarà però una conferenza programmatica – di fatto un pre congresso – a marzo, quindi prima delle europee. Con l’avvertenza a non aumentare la litigiosità interna, già arrivata a punto limite. «Stiamo rischiando di finire come l'Unione, di segare l'albero su cui tutti si è seduti». Fino ad allora il segretario eletto con le primarie Pd propone un impegno su alcuni temi: la rivoluzione ecologica dell’economia, il voto da estendere ai 16enni e una riforma che metta mano ai costi della politica. Su questo Veltroni propone di ripartire dal pacchetto di proposte Violante da riproporre direttamente in Parlamento, contiene la riduzione del numero dei parlamentari e la trasformazione del Senato in un Senato federale. Quanto alla riforma della giustizia la proposta è quella di aprire un tavolo con tutti i soggetti interessati, maggioranza e opposizione, che in 60 giorni arrivi ad un testo condiviso. Ribadendo però la linea del ministro ombra Tenaglia che la riforma «non si deve fare nè contro i magistrati nè contro gli avvocati, come invece vorrebbe fare il governo». Sulla riforma della legge elettorale invece la preferenza del segretario Pd va, come è sempre andata, al ritorno al collegio uninominale sul modello francese «ma non abbiamo preclusioni di principio», aggiunge ora. «Quello che noi vogliamo però è un sistema elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i candidati al parlamento e decidere la maggioranza di governo». Quindi «le preferenze non sono per noi la soluzione ideale – continua Veltroni - anche se vanno mantenute in Europa dove va introdotta una soglia di sbarramento per evitare la frammentazione».
fonte: www.unita.it
giovedì 18 dicembre 2008
Napoli, appalto truccato: il Pd sospende gli assessori imputati
Rosa Russo Jervolino va avanti, nessun azzeramento della giunta del Comune di Napoli sconvolta dalla nuova ondata giudiziaria. Ma lei, dopo un colloquio testa-testa con il leader del Pd Veltroni non lascerà. «Sono testona», ammette e dice che veltroni di risposta gli ha detto: «Auguri».
Il nuovo terremoto giudiziario si è abbatuto sul Comune di Napoli giovedì mattina e ruota intorno all'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera "Global service", finito in carcere. Altre 12 persone sono invece agli arresti domiciliari: tra essi due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche.
La delibera, oggetto dell'inchiesta, riguardava un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. In pratica il Comune di Napoli, come è ormai prassi in molte città, affidava ad un unico gestore l’appalto per opere e manutenzioni, dai lavori stradali, per intenderci, fino alla gestione delle mense scolastiche.
L'operazione è stata condotta dalla Dia e dai Carabinieri di Caserta, che hanno eseguito le ordinanze cautelari firmate dal Gip di Napoli, che ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia napoletana, guidata dal procuratore Franco Roberti. Anche l'ex assessore Giorgio Nugnes, morto suicida alcune settimane fa, era coinvolto nell'inchiesta. Tra le richieste formulate dalla Dda al Gip di Napoli c'era anche, secondo quanto appreso, quella destinata a Nugnes.
I quattro assessori che mercoledì mattina sono stati raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare (nella foto) sono Enrico Cardillo, ex assessore al Bilancio dimessosi il 28 novembre scorso, Giuseppe Gambale, ex assessore alle Scuole. Sono invece ancora in carica gli assessori al Patrimonio Ferdinando Di Mezza e all’Edilizia Felice Laudadio. Cardillo, Gambale, Di Mezza e Laudadio, tutti eletti nelle file del Pd, sono stati sospesi dal partito. «In relazione alle indagini avviate ed ai provvedimenti adottati dalla Procura della Repubblica di Napoli -si legge in una nota del Pd- il segretario regionale del Pd Tino Iannuzzi, d'intesa con quello provinciale Gino Nicolais, nel ribadire fiducia nell'operato della magistratura e rispetto della presunzione costituzionale d'innocenza per le persone indagate, ha deciso in via cautelare di sospendere da ogni attività ed incarico di partito gli assessori comunali Ferdinando Di Mezza e Felice Laudadio e gli ex assessori Enrico Cardillo e Giuseppe Gambale, in attesa dell'accertamento dei fatti».
Secondo l'inchiesta del procuratore aggiunto Franco Roberti, e dei sostituti Enzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli, Romeo avrebbe organizzato un vero e proprio comitato d'affari, composto da tecnici, professionisti, assessori e pubblici funzionari, che ruotando intorno alla figura dell'imprenditore, «a fronte delle prebende che egli è in condizioni di distribuire (in termini di posti di lavoro, in incarichi e consulenze ed in termini di denaro sonante), hanno piegato la loro funzione e i loro doveri in favore del primo assicurandogli l'aggiudicazione di appalti di opere e di servizi pubblici». In base agli elementi raccolti dalla Procura di Napoli, ciò avveniva attraverso una vera e propria «blindatura» dei bandi di gara, redatti su misura a beneficio di Romeo. I magistrati hanno disposto il sequestro di tutte le società ed i conti correnti riferibili direttamente o indirettamente all'imprenditore -compreso l'albergo recentemente inaugurato in città- per un valore di centinaia di milioni di euro.
Tra le persone coinvolte nell'inchiesta della Dda di Napoli, ci sono anche due parlamentari. Secondo quanto appreso da fonti qualificate, sono Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl alla Camera e il deputato Pd Renzo Lusetti. Ad entrambi sarebbe stata contestata l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta. Sarebbe stata chiesta, inoltre, l’autorizzazione a procedere alla Camera anche per poter utilizzare alcune intercettazioni telefoniche che vedrebbero il coinvolgimento dei due deputati.
In uno stralcio dell'inchiesta relativa alla delibera Global service -stralcio di cui si occupa l'ordine giudiziario di Roma- sarebbe coinvolto anche un magistrato. Mentre per quanto riguarda il filone principale delle indagini, la Procura di Napoli ha confermato che il sindaco Rosa Russo Iervolino non è indagato, e anche se alcuni consiglieri comunali sono stati sentiti dai magistrati come persone informate sui fatti, nessuno di loro risulta coinvolto.
domenica 14 dicembre 2008
SCIOPERO RIUSCITO
Grandissima partecipazione non solo allo sciopero generale ma anche alle manifestazioni che si sono tenute in 108 città italiane, indette dalla Cgil e alle quali hanno partecipato non soltanto i lavoratori del sindacato di Epifani ma anche i movimenti, gli studenti, i migranti.
A Cagliari i lavoratori del petrolchimico di Porto Torres, con uno striscione contro la chiusura dell'impianto delle Polimeri Europa e un altro che dice "Eni non scalda, brucia", hanno aperto il corteo (sono state calcolate oltre 15 mila presenze) partito dopo le 10 da piazza Giovanni in occasione dello sciopero generale proclamato dalla Cgil contro la politica economica del Governo. Nell'isola (unica regione del Mezzogiorno dove è stato tenuto un corteo) la protesta è stata di otto ore e non quattro come in tutta Italia, per sottolineare la gravità della crisi.
I manifestanti, provenienti dalle otto province sarde, rappresentanti delle industrie in crisi, esponenti delle istituzioni e studenti, hanno attraversato le vie del centro di Cagliari, diretti in piazza del Carmine dove a fine mattinata c'è stato l'intervento conclusivo del segretario nazionale Agostino Megale.
"Siamo di nuovo in piazza perché finora non abbiamo avuto risposte per superare la crisi, in particolare dal Governo -ha spiegato il segretario generale della Cgil sarda, Giampaolo Diana-. Stiamo chiedendo di operare come è accaduto in altri paesi europei, come Germania, Francia e Spagna, dove sono state utilizzate ingenti risorse pubbliche. In Sardegna, poi, la crisi è ancora più devastante e forse qualcuno non capisce cioè che può succedere con ulteriori chiusure nell'industria".
giovedì 11 dicembre 2008
Altro morto all'Ilva di Taranto: domani sciopero Cgil con il lutto
L'Ilva di Taranto si conferma fabbrica di morte. Un operaio polacco, Paurovic Zigmontian, di 54 anni, dipendente di una ditta specializzata in montaggi, la Pirson Montaggio (del Gruppo belga Pirson International), è morto in un incidente sul lavoro avvenuto mercoledì notte nello stabilimento siderurgico.
Si è trattato del terzo morto all'interno dello stabilimento siderurgico dall'inizio dell'anno e anche in questa occasione la vittima è un lavoratore dell'appalto.
L'uomo stava smontando alcune parti dell'altoforno 4, un impianto fermo dal mese di luglio per lavori di rifacimento, quando è stato colpito dal braccio di una gru ed precipitato da un'altezza di 14 metri. L'operaio è morto sul colpo. Il personale sanitario del 118 non ha potuto fare altro che constatarne la morte. Indagini sono state avviate dagli ispettori del lavoro e dai carabinieri.
La procura di Taranto ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo e ha disposto il sequestro dell'impianto in cui è morto l'operaio polacco. La crisi internazionale avrà il «rischio di allentare» il controllo per la sicurezza sui luoghi di lavoro. È quanto sostenuto dalsegretario della Cgil, Guglielmo Epifani. «Il testo unico che il Governo punta a cambiare prevede norme più severe per le aziende. Se non si applica -ha aggiunto- questa legge si allenterà la responsabilità delle imprese. Soprattutto in questo momento di crisi il ricatto sull'occupazione porterà ad allentare il controllo di sicurezza», ha aggiunto il segretario della Cgil.
E venerdì lo sciopero generale della Cgil avrà le bandiere listate a lutto proprio per i morti sul lavoro. Almeno un milione in piazza per lo sciopero generale del 12 dicembre proclamato dalla Cgil. È la stima «prudenziale» avanzata dal segretario confederale del sindacato di Corso Italia, Enrico Panini, sulla base delle prenotazioni di pulman e treni a due giorni dallo stop. Solo per Bologna sono già stati prenotati 500 autobus che saliranno entro il 12 a circa 600, oltre i due treni speciali. Le manifestazioni saranno almeno 108 a carattere prevalentemente provinciale, 5 saranno regionali, tra cui quella in Emilia Romagna dove il comizio conclusivo (in diretta sul sito della Cgil) sarà affidato al segretario generale, Gugliemo Epifani.
Nelle città colpite recentemente da morti sul lavoro le bandiere saranno "abbrunate", mentre in tutte le piazza si osserverà un minuto di silenzio. Sarà ricordato anche Vito Scafidi, il ragazzo di 17 anni morto lo scorso 22 novembre in un liceo di Rivoli per la caduta di un parte di tetto dell'edificio. Lo sciopero avrà una durata di quattro ore, anche se molte categorie prolungheranno a otto ore la durata della protesta, con articolazione su base provinciale.
In cinque regioni, la protesta sarà organizzata a livello regionale con manifestazioni promosse nelle città capoluogo: Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Molise e Sardegna. Alle 108 manifestazioni in programma la Cgil arriva dopo 38.452 assemblee di lavoratori durante l'orario di lavoro.
«Un dato -ha sottolineato Panini- molto rilevante, calcolato per difetto, che non ha precedenti per quanto riguarda la quantità di assemblee organizzate da un solo sindacato e che registra un sostegno verso le nostre proposte e le nostre critiche, che va ben oltre la nostra stessa organizzazione».
Le trattenute effettuate il giorno dello sciopero, a quanti operano nel sistema Cgil di tutto il paese, verranno destinate al progetto «Educazione di base e formazione sindacale per giovani donne lavoratrici nello stato del Gujarat (India)». Un progetto organizzato con Sewa, la più grande organizzazione sindacale di donne lavoratrici indiane che è «una testimonianza di solidarietà della Cgil per rimarcare, oggi più che mai, un valore di fratellanza», ha spiegato il segretario organizzativo.
martedì 9 dicembre 2008
SCIOPERO GENERALE
La CGIL davanti al drammatico incalzare della crisi in Italia, in Europa, nel mondo e alle risposte sbagliate e inadeguate del Governo Nazionale
RIVENDICA
-riduzione del prelievo fiscale su salari e pensioni
-detassazione tredicesime di salari e pensioni: 500 euro nel mese di
dicembre
-estensione platea dei pensionati che ricevono la quattordicesima
-riordino ed estensione degli ammortizzatori sociali e sostegno ai
-processi di formazione e riqualificazione
-riduzione requisito assicurativo per l’accesso alle indennità di
disoccupazione
-investimenti infrastrutturali cantierabili da subito
-sostegno agli investimenti e politica industriale
-modifica tasso mutui casa e sostegno del Tesoro per il loro alleggerimento
-stop agli aumenti di tariffe, rette, contributi e tickets
-no al taglio dei fondi a Scuola, Università, Enti di ricerca e alla trasformazione degli Atenei in fondazioni private
-nuove risorse per la ricerca pubblica e per la stabilizzazione dei precari
In Sardegna, per la struttura sociale e per la devastante situazione industriale, la crisi avrà conseguenze drammatiche, quindi, la CGIL Sarda alla Regione
-detassazione tredicesime di salari e pensioni: 500 euro nel mese di
dicembre
-estensione platea dei pensionati che ricevono la quattordicesima
-riordino ed estensione degli ammortizzatori sociali e sostegno ai
-processi di formazione e riqualificazione
-riduzione requisito assicurativo per l’accesso alle indennità di
disoccupazione
-investimenti infrastrutturali cantierabili da subito
-sostegno agli investimenti e politica industriale
-modifica tasso mutui casa e sostegno del Tesoro per il loro alleggerimento
-stop agli aumenti di tariffe, rette, contributi e tickets
-no al taglio dei fondi a Scuola, Università, Enti di ricerca e alla trasformazione degli Atenei in fondazioni private
-nuove risorse per la ricerca pubblica e per la stabilizzazione dei precari
In Sardegna, per la struttura sociale e per la devastante situazione industriale, la crisi avrà conseguenze drammatiche, quindi, la CGIL Sarda alla Regione
CHIEDE
-incisive politiche attive per il lavoro
-utilizzo immediato delle risorse disponibili per dare impulso al sistema produttivo
-politiche industriali adeguate a mantenere e potenziare il settore, sviluppando l’innovazione tecnologica
-accelerazione sostanziale della capacità di spesa
-rafforzamento interventi per famiglie, giovani e anziani
fonte: www.cgil.it/cagliari
sabato 6 dicembre 2008
La profezia di Calamandrei
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."
Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950
martedì 2 dicembre 2008
Un miliardo di mani sulla Sardegna
E’ una partita a poker che vale due miliardi di euro, in cui ognuno gioca per conto suo, quasi tutti indossano gli occhiali scuri per non far vedere lo sguardo, e tutti hanno un interesse, non sempre coniugabile col bene comune. Dietro le dimissioni di Renato Soru c’è la sfida di una lobby del cemento, le mire, a volte indecenti a volte no, di imprenditori e palazzinari, le faide dentro il Pd, persino la villetta del piccolo consigliere locale, che magari vota contro il piano paesaggistico del governatore. Se ci fosse Rosi potrebbe girare «Le mani sull’isola». La città è troppo poco.
Certo, siamo a Cagliari, da dove tutto è cominciato, e nelle cui vicinanze si combattono due delle contese che più hanno lavorato ai fianchi il governatore. Ma non è solo Cagliari. Passeggiando per le rovine archeologiche di Tuvixeddu, per esempio, la scritta che blocca i lavori dell’ingegner Gualtiero Cualbu è ancora affissa, «sito sottoposto a blocco cautelativo dall’autorità giudiziaria». Cualbu, il più noto costruttore edile della città, oggi anche albergatore di lusso col Thotel, voto (esplicito) a destra, aveva presentato un progetto di utilizzo di un’area degradata di 50 ettari dove fino agli Anni Sessanta la gente viveva incastrata come nei Sassi di Matera, 38 dei quali da destinare a parco urbano, e dieci a residenze. Un business da 260 mila metri quadri di nuovi volumi, investimento tra i 150 e i 200 milioni di euro. La Regione ha stoppato tutto, Soru spiega che «quella è un’area archeologica tra le più belle della nostra terra, e non sopporta volumi di queste dimensioni». Cualbu ha fatto ricorso, e adesso racconta: «Sono la vittima predestinata, il costruttore che gli serve per fare bella figura sui media, ma avevo tutte le autorizzazioni. Una cosa è certa, noi il 5 dicembre riprendiamo i lavori».
Bisogna dunque, come sempre, seguire dove va il fiume di danari che scorre -o potrebbe scorrere- nell’isola, per cominciare a capire cosa c’è alla radice delle (tante) ansie di rivincita che si coalizzano contro Soru. E risalire un po’ la costa orientale da Cagliari a Cala di Giunco, Villasimius -dove anche in questa mattinata variabile è possibile vedere i fenicotteri. Un sindaco di sinistra, Salvatore Sanna detto Tore, che ostenta familiarità con Walter Veltroni (il segretario democratico ha semplicemente fatto vacanza da quelle parti), aveva inizialmente benedetto il progetto di Sergio Zuncheddu, altro grande costruttore, editore dell’Unione Sarda, nemicissima di Soru: villaggi per 140 mila metri cubi di nuovi volumi, investimento di 90 milioni di euro, stop a tutto, e il Tar che ha appena dato ragione a Soru. Come andrà a finire? Zuncheddu è tenace, «noi andiamo avanti, ricorreremo ancora». Tra parentesi: lui ha l’Unione, e ora anche La Sardegna si è spostata a destra. Prima l’editore era Nicki Grauso, ora una compagine di imprenditori legati a Marcello Dell’Utri.
La mappa del potere muta, a urne ancora chiuse. A Cagliari il sindaco forzista Emilio Floris è sul piede di guerra perché sono fermi lavori sul lungomare Poetto, sul porticciolo di Marina Piccola, sul campus universitario. Vuole candidarsi? Alla Maddalena, che Soldati chiamava «la piccola Parigi», dopo il G8 del 2009 si farà un bando per il polo turistico, è assodato che concorreranno il riabilitato Aga Khan (pronto a spendere 150 milioni), una società monegasca (la Giee, collegata col gruppo Rodriguez, che fa yacht d’altura, ne sborserebbe 70), e anche Tom Barrack, se al quartier generale confermano: siamo interessati anche noi. Ma è una partita da giocare. Altre si stanno giocando.
Negli ultimi due anni, per dire, i fratelli Toti e Benetton sono arrivati sull’isola più volte per proporre un progetto nella zona di Capo Teulada, all’inizio si sono fatti precedere da una telefonata di Francesco Rutelli. La regione ha controproposto: impegnatevi invece nel tratto di miniere dismesse di Sant’Antioco, dove urge una riqualificazione. Risposta: fossimo matti. Stessa sorte è toccata a Domenico Bonifaci, che voleva operare su un’area intorno a Porto San Paolo, edificando tra l’altro nuove residenze nell’agro, cosa vietatissima dalla filosofia-Soru (i tre chilometri dalle coste sono inespugnabili, e oggetto, appunto, della legge contestata). Lì i lavori non sono neanche mai partiti.
Alcune porte però si aprono, Soru le cita per dire «è falso che io sia contro l’impresa tout court». Colaninno sta riqualificando un vecchio albergo a Is Molas (progetto di Massimiliano Fuksas), i Marcegaglia hanno acquisito il Forte Village (Tronchetti aveva visitato le miniere dismesse di Ingurtosu, poi ha scelto di non investire), Barrack sta facendo semplici lavori di ristrutturazione dei suoi alberghi della Costa Smeralda, Ligresti ha visto approvare il suo Tankka Village (sempre a Villasimius). Perché loro sì? La regione ritiene che non sfondano il territorio con nuovi volumi, anzi razionalizzano strutture obsolete.
Paolo Fresu, jazzista veltroniano, ha lanciato per mail una petizione pro Soru coi suoi amici intellettuali, Salvatore Niffoi, l’attrice Caterina Murino. Ma magari pesa di più l’ira dei sindacati, che strepitano perché l’ex mago del bilancio di Soru, Franceso Pigliaru, il Giavazzi sardo, ha rimesso in sesto il bilancio anche tagliando 98 milioni di euro per la formazione: prima se li pappava la triplice. La circostanza che i seguaci di Cabras, il senatore amico di Fassino capo degli anti-Soru, votino contro il piano paesaggistico è, in questo mare, la semplice goccia.
Peserà questa, o il fatto che la somma di tutti gli investimenti bloccati è vicina al miliardo, e -accusa Silvio Berlusconi- «Soru penalizza l’economia»? No, replicano in regione, gli occupati nel settore edile crescono del 18 per cento. E secondo l’assessore all’Urbanistica Gian Valerio Sanna, il miliardo bloccato è compensato da un altro miliardo virtuoso: 500 milioni investiti in tre anni dalla regione per centri storici, campagne, agricoltura, e altri 500 dai progetti approvati ai privati. Ci sono mani e mani, sull’isola della lotta al potere del cemento.
JACOPO IACOBONI - http://www.lastampa.it/
Funtanazza: occasione perduta per Arbus
Il conflitto d’interessi per la destra di Pili & C. esiste solo per il presidente della Regione Renato Soru. Per Mauretto, Berlusconi è puro è candido anche quando decide di far fuori i concorrenti delle sue televisioni. Il resto sono le solite bugie della sinistra…. La vicenda di Funtanazza dimostra ancora una volta che l’odio e la miopia politica di questa destra arrogante e fascista mira solo a distruggere, e lasciare tutto inalterato, piuttosto che contribuire ad elaborare nuove strategie e progetti di sviluppo per il territorio. Come dire, quello che faccio io va bene mentre quello che fanno gli altri è solo imbroglio e speculazione. Dopo il sogno di creare lo sviluppo per le miniere del Sulcis ora svanisce anche la possibilità di creare una struttura turistica a 5 stelle nella marina di Arbus. Il presidente Soru certo sa difendersi da solo, ma per evitare nuove polemiche e strumentalizzazioni alla probabile vigilia delle elezioni ha preferito abbandonare l’idea di realizzare un albergo nell’ex colonia di Funtanazza. I margini per rimettere i tasselli al suo posto sono decisamente scarsi, di questo se ne duole soprattutto il sindaco di Arbus, Mondino Angius. Spera ancora si possa fare retro marcia su questa vicenda. Ha sottolineato che fosse valutato il progetto per le sue finalità, sperando che la politica rimanesse fuori almeno per una volta. “A farne le spese sarà ancora una volta il nostro territorio, che aspetta da lungo tempo la giusta valorizzazione. Spero che non tutto vada perduto – ha sottolineato Mondino Angius – quel progetto aveva tutte le carte in regola per andare avanti. Abbiamo atteso cinque lunghi anni ed ora siamo nuovamente al capolinea”. Funtanazza e i suoi ruderi consumati dal tempo, corrosi dalla salsedine, rimarranno ancora li come cimeli di un passato in attesa del prossimo treno per la Costa Verde. (e.s.)
Il conflitto d’interessi per la destra di Pili & C. esiste solo per il presidente della Regione Renato Soru. Per Mauretto, Berlusconi è puro è candido anche quando decide di far fuori i concorrenti delle sue televisioni. Il resto sono le solite bugie della sinistra…. La vicenda di Funtanazza dimostra ancora una volta che l’odio e la miopia politica di questa destra arrogante e fascista mira solo a distruggere, e lasciare tutto inalterato, piuttosto che contribuire ad elaborare nuove strategie e progetti di sviluppo per il territorio. Come dire, quello che faccio io va bene mentre quello che fanno gli altri è solo imbroglio e speculazione. Dopo il sogno di creare lo sviluppo per le miniere del Sulcis ora svanisce anche la possibilità di creare una struttura turistica a 5 stelle nella marina di Arbus. Il presidente Soru certo sa difendersi da solo, ma per evitare nuove polemiche e strumentalizzazioni alla probabile vigilia delle elezioni ha preferito abbandonare l’idea di realizzare un albergo nell’ex colonia di Funtanazza. I margini per rimettere i tasselli al suo posto sono decisamente scarsi, di questo se ne duole soprattutto il sindaco di Arbus, Mondino Angius. Spera ancora si possa fare retro marcia su questa vicenda. Ha sottolineato che fosse valutato il progetto per le sue finalità, sperando che la politica rimanesse fuori almeno per una volta. “A farne le spese sarà ancora una volta il nostro territorio, che aspetta da lungo tempo la giusta valorizzazione. Spero che non tutto vada perduto – ha sottolineato Mondino Angius – quel progetto aveva tutte le carte in regola per andare avanti. Abbiamo atteso cinque lunghi anni ed ora siamo nuovamente al capolinea”. Funtanazza e i suoi ruderi consumati dal tempo, corrosi dalla salsedine, rimarranno ancora li come cimeli di un passato in attesa del prossimo treno per la Costa Verde. (e.s.)
Al governo non piace l’energia pulita e meno cara
Il decreto cosiddetto anticrisi si abbatte contemporaneamente sugli sgravi per le ristrutturazioni «ecologiche» e su quelli destinati alle imprese per ricerca e sviluppo. Ovvero: in un solo colpo (è lo stesso articolo) si danneggia sia la natura, sia lo sviluppo. Il contrario che combattere la crisi. La tesi sostenuta dal governo è semplice: per essere certi che quelle misure siano finanziate, si elimina l’automatismo e si mette un «tetto» agli aiuti pubblici. Nella pratica ci sarà un freno generalizzato: tempi lunghi significano meno spese per l’erario e meno sconti per i cittadini. I quali, tra l’altro, dovranno fare domanda all’Agenzia delle Entrate e aspettare 30 giorni. Se non riceveranno risposta, niente sconto. Primo caso al mondo di silenzio-diniego. Chi controlla che il silenzio non sia dovuto a ritardi della pubblica amministrazione?
Che cosa accade ora? Per le ristrutturazioni «verdi» realizzate nel 2008 si stanziano 82,7 milioni di euro. Chi arriva prima, li prende (singolo cittadino o società). Lo sgravio previsto dal governo Prodi era del 55% sulle spese sotenute (fino a un massimo di 100mila euro) per installare pannelli solari (quelli termici per produrre acqua calda, non i fotovoltaici che producono energia), impianti di riscaldamento ad alta efficienza energetica, pareti e cappotti isolanti, infissi, pavimenti. Chi ha ristrutturato nel 2008 potrà fare domanda all’Agenzia delle Entrate dal 15 gennaio al 27 febbraio. Se non si rientra nello sconto del 55%, solo per il 2008 (e solo per le persone fisiche) si può accedere a uno sgravio «di riserva» del 36% fino a un massimo di spese agevolate di 48mila euro (circa 16mila euro di risparmi). Nulla cambia, invece, per chi ha effettuato i lavori nel 2007: per loro lo sgravio è ancora integro e automatico. Per gli anni futuri si prevede la stessa procedura: domanda all’Agenzia delle Entrate e speranza di rientrare nel plafond; per il 2009 si stanziano 185,9 milioni di euro; per il 2010 314,8 milioni. Negli anni futuri non è prevista la possibilità «di riserva», e le domande dovranbno essere presentate dal primo giugno al 31 dicembre. L’esaurimento degli stanziamenti deve essere pubblicato sul sito dell’agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.it). I contribuenti abilitati potranno utilizzare il modulo on-line, che sarà autorizzato dall’Agenzia entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Gli inganni del meccanismo. A questo punto è chiaro che si dovranno effettuare gli investimenti senza sapere se si avrà o meno lo sgravio. Primo freno all’ammodernamento «ecologico» del paese. Ancora: nel 2009 e 2010 il periodo sostanzialmente agevolato si riduce a 5 mesi, perché dopo scatta già la corsa al finanziamento. Siccome le domande devono essere fatte a consuntivo (non a preventivo), per quella data i lavori dovranno essere terminati. Cosa resta delle norme Verdi? Le due Finanziarie di Prodi avevano avviato una fitta serie di misure per favorire lo sviluppo sostenibile. Al cambio di maggioranza è stata subito eliminata la certificazione energetica da allegare per ottenere le concessioni edilizie. Resta ancora in piedi, invece, il bonus del 20% sull’acquisto dei frigoriferi a risparmio energetico, per un massimo di 200 euro. Attivo anche il «conto energia», uno strumento avviato dall’Europa che finanzia con una tariffa agevolata l’energia prodotta con panelli fotovoltaici, sia per usi privati che per attività economiche (in quel caso si vende l’energia al gestore). Resiste ancora anche la tassa sulle bottiglie di plastica dell’acqua minerale (5 centesimi a pezzo) versata dai produttori, per finanziare acquedotti e servizi idrici.Le reazioni politiche alle ultime decisioni del governo non si sono fatte attendere. «Investire in innovazione e ricerca è una leva straordinaria per lo sviluppo - ha detto il ministro ombra Matteo Colaninno - Il governo, nel cosiddetto decreto anti crisi, va esattamente nella direzione opposta soffocando una straordinaria norma moltiplicatrice di sviluppo, quella sulla maggiorazione del credito di imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione». E la ricerca e l’innovazione vanno a braccetto, si sa, proprio con l’ecologia e l’ambientalismo. nessuna reazione, su questi temi da parte di Confindustria. Anzi: in fatto di ambiente il collateralismo è fortissimo. Già da tempo gli imprenditori si sono schierati contro i vincoli di Kyoto, ma stavolta a perdere risorse saranno anche loro. Meno sconti vuol dire meno lavoro. E quindi meno affari. Cosa diranno i vertici confindustriali ai loro iscritti?
Iscriviti a:
Post (Atom)