5 giorni per imparare dal Sud del mondo uno sviluppo alternativo: molto più di contro-G8
Il Sulcis come metafora della crisi: un territorio dove negli ultimi anni hanno il perso il lavoro otto mila persone, una periferia del mondo che ha subito le decisioni prese altrove, ma anche un luogo dove le miniere abbandonate e recuperate rappresentano una risposta alternativa allo sviluppo e alla crisi. Qui, fra Carbonia, Iglesias, Guspini e Monteponi, 70 organizzazioni della società civile e del sindacato si sono dati convegno per parlare di pratiche alternative, di energia, d'ambiente, di sviluppo e di diritti. Un Gsott8 che, ben al di là dal presentarsi come antagonista al convegno degli 8 grandi, ha l'ambizione di voler rovesciare la prospettiva per cui le soluzioni arrivano sempre dal Nord del mondo.
"La polemica con il G8 non ci interessa, anche se si sta dimostrando sempre di più un'istituzione inutile -ci ha spiegato Luca Manes, della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale- Quello che ci interessa è creare un momento di incontro fra Nord e Sud del mondo, uno scambio di conoscenze e di pratiche locali che vanno nella direzione di uno sviluppo più pulito e più equo. Nnimmo Bassey, direttore di Environmental Rights Action, una Ong che lavora nel Delta del Niger, nel suo intervento di questa mattina, ha proposto la creazione di un fondo internazionale che permetta lo sfruttamento delle altre risorse legate al territorio, che vanno dalla produzione di energia solare alla coltivazione dei fertili territori del Delta. Ma fare questo significa proibire la ricerca e lo sfruttamento di nuove riserve petrolifere. Una proposta che in questo momento viene valutata anche in Ecuador dal presidente Correa e che viene sostenuta dall'associazione Acciòn Ecologica".
A otto anni di distanza dall'altro G8 italiano, la situazione nazionale e internazionale è molto cambiata e pare oramai quasi sicuro che il popolo no-global non sarà presente all'Aquila. C'è ancora spazio per un movimento "alternativo"?
A otto anni di distanza dall'altro G8 italiano, la situazione nazionale e internazionale è molto cambiata e pare oramai quasi sicuro che il popolo no-global non sarà presente all'Aquila. C'è ancora spazio per un movimento "alternativo"?
"Secondo me si, anche se non si può negare la dispersione di quel movimento, dovuta alla crisi economica e alla divisione della sinistra italiana. Ma le persone che ancora credono e lavorano per uno sviluppo diverso, più equo e solidale, sono ancora molte. Qui, noi abbiamo avuto un'ottima risposta, soprattutto dalla comunità locale, anche se lavoriamo in spazi relativamente piccoli. Tutti gli appuntamenti, però, possono essere seguiti su http://www.gsotto.org/ e sappiamo che il sito è già stato visitato da due-tre mila persone, che ci hanno scritto da tutte le parti del mondo".
Certa stampa ha presentato il prossimo G8 come la soluzione ai problemi del Sud mondo. Secondo altri, nella migliore delle ipotesi, finirà con una grande campagna di beneficenza. Ieri il Guardian ha espresso seri dubbi sulla regia del governo italiano, che non ha ancora rispettato gli impegni presi a Gleneagles e che ha già tagliato del 56 percento gli aiuti di quest'anno. Voi cosa ne pensate?
Il governo italiano sta varando un prestito di 250 milioni di euro per il progetto Gibe3, la più grande diga d'Etiopia che devasterà l'ecosistema del fiume Omo e del del lago Turkana, in Kenya, mettendo a rischio la sicurezza alimentare di almeno 500mila persone. Gibe1 e Gibe 2, un canale di collegamento fra le due strutture, sono già stati portati a termine o sono in fase di completamento, dalla Salini, una compagnia italiana, finanziata dalla Cooperazione italiana e dalla Banca Europea per gli Investimenti, che per questa terza parte del progetto ha già ricevuto l'appalto dall'esecutivo etiope senza alcuna gara formale. Se questa è l'idea di sostegno allo sviluppo portata avanti dal governo italiano, condividiamo pienamente la preoccupazione espressa dal giornale britannico.
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