domenica 29 giugno 2008

LSU ussanesi liberi dall’amministrazione comunale

Vinta una battaglia contro il precariato, ma la guerra è ancora lunga. È ormai da tempo che è stato dato il via libera alle assunzioni lsu nei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Ussana rientra tra questi. L’amministrazione Comunale avrebbe potuto regolarizzare in via definitiva gli addetti impegnati nei lavori socialmente utili, sfruttando gli incentivi regionali. Questo è quanto è stato disposto dal Ministero del lavoro. Gli stipendi dei lavoratori sono coperti dai contributi regionali al 100% per i primi tre anni, al 75% per un ulteriore biennio. Uno stanziamento annuale di 23 mila euro sino al 2011 arriva dalla Regione per porre fine a questo stato di precarietà che dura da più di un decennio. Un passo in avanti notevole se si pensa che in Sardegna sono impiegati circa trecento addetti. L’Insar, la Regione e il sindacato sono giunti in soccorso ai lavoratori lsu impiegati in quei enti locali che non hanno voluto saperne dei provvedimenti emanati dal Ministero del lavoro. Il Comune di Ussana è uno di questi: dal primo luglio dovrà rinunciare a tre operai lsu che dal lontano giugno 1995 erano alle dipendenze dell’amministrazioni ussanese, perché la giunta Contini ha preferito rinunciare all’assunzione dei dipendenti ai lavori socialmente utili e perde così gli storici operai comunali. Sono tre su cinque gli impiegati lsu ussanesi che, avendo superato le prove, sono stati assunti come privati dall’azienda ospedaliera Brotzu. Da piazza Municipio si lasciano sfuggire un’occasione unica. Lucia Argiolas, Aurelia Farci e Efisio Lai sono riusciti a trovare una stabilità lavorativa autonomamente e quindi dal primo luglio sono fuori dalle dipendenze dell’amministrazione ussanese. Gianni Piras e Gianfranco Congiu sono ancora addetti lsu al Comune di Ussana, ma non ancora per molto. Tutti gli addetti lsu, infatti, dovranno essere stabilizzati entro quest’anno perché questa categoria di lavoratori non sarà più riconosciuta dalla normativa nazionale a partire dal 2009. Trovare la stabilità lavorativa nel proprio paese sarebbe stato un vantaggio non solo per gli operai, ma anche per l’amministrazione che avrebbe avuto alle sue dipendenze dei lavoratori senza sborsare alcuno stipendio dalle casse comunali. A posteriori questa rinuncia dell’amministrazione Contini potrebbe comportare un pentimento. Ancora sei mesi per sfruttare il finanziamento per le assunzioni lsu e poi l’occasione sarà persa del tutto. Sarebbe un errore lasciar scivolare questa opportunità irripetibile.
Gruppo consiliare "USSANA DEMOCRATICA".

venerdì 27 giugno 2008

USSANA, Nuova residenza sanitaria assistita

Un accordo di programma per l’accoglienza e l’assistenza di disabili, anziani e persone non autosufficienti. E’ la finalità della convenzione sottoscritta dall’amministrazione comunale e la società “Nova Gestioni Sanitarie Assistenziali”. L’intesa mira ad allargare la rete dei servizi per i soggetti svantaggiati. La residenza sanitaria assistenziale “Villa degli Ulivi”, incastonata ai bordi della statale 128, potrà infatti ospitare, sin da settembre, l’esercito della terza età all’interno della sua struttura. Il complesso sanitario – in fase di ultimazione nell’arteria che da Ussana porta dritta a Senorbì – è un impianto all’avanguardia con 80 posti letto suddivisi in quattro nuclei, stanze dotate di tutti i confort, una sala polivalente e laboratori per le attività artigianali. E ancora, palestra e locali per la riabilitazione, poliambulatori con annessa sala d’attesa, sala per il culto ed un ampio giardino esterno. E’ una struttura in linea con le disposizioni del piano strategico della Asl 8 in grado di arricchire il panorama dei servizi nel Basso Campidano. Le prestazioni saranno incentrate su modalità miranti all’integrazione dei soggetti nella società. Il programma prevede anche una serie di attività di animazione e socializzazione finalizzate a migliorare la vita di relazione degli anziani e dei disabili. (red) (admaioramedia.it)

martedì 24 giugno 2008

Il vecchio continente che vota per Obama

Bernardo Valli - La Repubblica

Nessun uomo politico raccoglie in Europa più consensi di Barack Obama. [...]
Obama sembra il portatore di un annuncio biblico. Della sua grande famiglia ci sono tracce non solo in America, ma anche in Africa e in Asia. Figli e figli dello stesso padre si trovano in Cina, in Indonesia, in Kenya. È vero: la sua famiglia potrebbe figurare in una pubblicità Benetton, firmata da Oliviero Toscani. Perché no? Una pubblicità della sacra moderna famiglia. È sorprendente la percentuale di elettori del Vecchio Continente che, se ne avessero la possibilità, voterebbero per il candidato democratico alla Casa Bianca. [...]
Il caso della Francia, ritenuta per tradizione "antiamericana", è singolare: più di 8 cittadini su 10 (l'84%) della Quinta Repubblica, dove non c'è nell'Assemblea Nazionale un solo deputato discendente (di prima o seconda generazione) da immigrati extraeuropei, si dichiarano in favore del senatore dell'Illinois. Un uomo di 46 anni, nero, e con alle spalle una famiglia le cui radici, dal lato paterno, affondano nel mondo musulmano.[...]
Forse affascina perché è un prodotto politico lontano, realizzabile soltanto oltre Atlantico. [...]
Voterebbero per Obama l'82% dei tedeschi, il 74% degli inglesi, il 72% degli spagnoli. Nel Senegal i giornali parlano di «una rivincita sulla Storia». Nella Corea del Sud, in Giappone, in Australia i consensi si sprecano. È un plebiscito. In Indonesia, dove Obama ha vissuto, è nato un culto. In Kenya, patria di Obama padre, si parla del «figlio della nazione». Nei Paesi arabi, dove l'antiamericanismo sembrava un dogma, all'inizio della campagna elettorale si sono aperte brecce di simpatia per il candidato democratico. [...]
Secondo lo studio condotto in più di venti Paesi dal Pew Research Center, negli ultimi mesi l'immagine dell'America nel mondo è migliorata. Diversi sono i fatti che vi hanno contribuito. Tra questi senz'altro l'imprevista ascesa nelle primarie del candidato democratico, figlio di un musulmano e con un'infanzia indonesiana. Due particolari, questi ultimi, che avrebbero dovuto suscitare consensi nel terzo mondo e perlomeno qualche diffidenza in quello occidentale. Invece, con l'eccezione dei Paesi limitrofi, Messico e Canada, insospettiti dai propositi protezionistici del candidato democratico, la società internazionale nel suo insieme vede con simpatia un'eventuale vittoria di Barack Obama. Anzi, se l'augura. Russia compresa. È un fenomeno planetario. L'Iraq e l'Iran sono i due capitoli di politica estera più urgenti che Barack Obama dovrà affrontare se uscirà vincente dalle urne di novembre. Essi sono strettamente collegati. Da loro dipende l'intera situazione mediorientale, con annessa la cronica crisi israele-palestinese, per tanti versi autonoma, ma presente in profondità in tulle le altre crisi. Nei cervelli. Nelle coscienze. Negli arsenali di guerra. [...]
Molti sperano di vederlo alla Casa Bianca. Nelle sue memorie, scritte nel 1995, raccontando l'infanzia nelle Hawaii e in Indonesia, il viaggio in Kenya quando era già adulto sulle tracce del padre, ha disegnato la sua identità ibrida di africano, di asiatico, di americano, di bianco e di nero. Un'identità animata da un profondo ottimismo americano. Ed anche da un idealismo ricavato dalle esperienze più semplici della vita. Nel New York Times Magazine, tempo fa, James Traub citava una frase di Obama in cui è riassunto il principio della sua visione internazionale: «La sicurezza del popolo americano è inestricabilmente legata alla sicurezza di tutti i popoli». È l'esatto opposto dei principi di George W. Bush. Per questo molti europei vedono in un suo avvento alla Casa Bianca la fine dell´epoca iniziata l'11 settembre. L'era delle vendette imperiali. [...]
Ci sono guerre da smontare (l'Iraq), guerra da accelerare (l'Afghanistan), nemici da circoscrivere (il terrorismo), amici da rassicurare, alleati da disciplinare, avversari e concorrenti potenti da consultare. E una fiducia nell'America, un soft power, da ricostruire. Una sicurezza da garantire. Molto. Forse troppo. Sembra proprio un sogno americano, in cui tanti europei politicamente orfani cominciano a credere, sperando che non sia un'illusione.
[http://www.repubblica.it]

lunedì 23 giugno 2008

...è tornato Silvio-Sartana. La legge sono io, morte a toghe e Veltroni...

Come il titolo di un vecchio spaghetti-western: “È tornato Sartana, hai chiuso”. Silvio-Sartana, come il pistolero-bounty killer di quei film, sparacchia a raffica su tutto e tutti: crede d'essere il Clint Eastwood che stendeva due nemici per colpo. Ha buon gioco in Italia. Ci prova ma rimedia figuracce in Europa. “Ora che sono tornato io, la musica cambia”, proclama a Bruxelles. Angela Merkel, Sarkozy e Zapatero sono stati colti dal panico, pallidi e sgomenti: festa finita, contano più nulla col Cavaliere dell'Apocalisse in campo. [...]
Ci ha messo neanche un mese a gettare la maschera e rimettersi quella del Caimano, più aggressivo, determinato, impudente di prima: non c'è da scherzare. Con i suoi avvocati-deputati si è fatto un decreto legge che ha mostrato a Napolitano in versione purgata, aggiungendovi poi le norme ad personam: un'auto-amnistia vergognosa. Ingannato il Presidente: questa è la Repubblica dei pomodori in faccia, se il premier rag
gira il Capo dello Stato. Non bastava. Berlusconi ha in corso da diversi anni un processo, accusato di aver corrotto con 600 mila dollari il suo avvocato inglese, Mills, perché lo scagionasse mentendo da gravissime accuse. Sarebbe passato tutto in cavalleria se Mills, attraverso il suo commercialista, non avesse ammesso di aver ricevuto quei soldi: di cui nessuno sapeva niente. Lo ha dovuto rivelare lui stesso al fisco inglese, che ne ha informato la magistratura italiana. Di qui il processo, innescato esclusivamente da carte provenienti da Sua Maestà britannica, senza che la giustizia italiana abbia avuto all'inizio un ruolo attivo.
Processo con escamotages ammazzaudienze pazzeschi ma ormai arrivato quasi all'epilogo. Dopo tre anni tre, arriva il colpo delle cento pistole: Berlusconi ricusa il presidente del tribunale. L'accusa di aver manifestato “grave inimicizia” nei suoi confronti per aver firmato cinque anni fa appelli contro le leggi ad personam: insieme a decine di altri magistrati. [...]
Che importa, è da ricusare. Pretesa talmente ridicola (perché non è stata avanzata quando il processo è iniziato e proseguito?) da dover essere per forza respinta. Scandalo. È la prova che c'è pregiudizio e inimicizia verso Berlusconi, tuonano i suoi avvocati. Tutto evidente: un altro complotto. A questo punto il Cavaliere deve svelare e denunciare l'intrigo: quello di sempre. “Ci sono Pm sovversivi che si infiltrano nella giustizia per destabilizzare”, per vanificare l'esito delle votazioni. Sovversivi, eversori, nemici della democrazia: come Enzo Biagi e Santoro erano “criminali” per le trasmissioni in tv. Per questo epurati col famoso editto bulgaro, al bando dal 2001 al 2006. Ci sarebbe qualche salto logico. I magistrati di Mani Pulite sono tutti pensionati o in Corte d'appello o in Cassazione: gli anni passano. Simonetta Gandus si sarebbe infiltrata nella giustizia più di trent'anni fa, quindici prima che Berlusconi entrasse in politica: forse era preveggente. Non è un Pm ma presidente di Tribunale. Cambia niente: razza sov-eversiva che ha fatto carriera.[...]
Il tutto condito con la requisitoria contro Veltroni, fino a dieci giorni fa un amicone, il miglior avversario possibile: ora un fallito, incapace, si ritiri. Fine della puntata: altre seguiranno.
Che dire, cascano le braccia perché, lo giuriamo (solo sulla nostra testa), avevamo disperatamente sperato e pensato che davvero molto fosse cambiato. Che non dovessimo sentire ancora gli stessi discorsi, insulti e vedere i soliti fatti scandalosi registrati dal 1994 in poi. Perché, lo rigiuriamo, non ne potevamo e non ne possiamo più di dover parlare delle solite berlusconate. Ripetitive, noiose, scazzanti oltre ogni misura. Avremmo perfino pagato per non doverlo fare più. E dedicare tempo e attenzione ai problemi drammatici di un Paese allo stremo: non alla cazzate berlusconiane che, ovvio, saranno prese come verità a 24 carati da metà abbondante degli italiani. Sappiamo di non avere scampo, che sarà esattamente così. Siamo rassegnati: anche disperati per questo Paese. Arriviamo a compiangerci e imbarazzarci ogni volta che leggiamo i giornali stranieri di ogni tendenza e parliamo con amici di altri Paesi. Berlusconi è al top della popolarità interna ma tremiamo per l'Italia. Temiamo che lassù qualcuno abbia smesso di amarla e proteggerla. Nonostante il Cavaliere goda della speciale considerazione e benedizione del Papa, che le ha estese ai suoi amici come Briatore Gregoraci, consentendo a un suo cardinale di celebrarne le nozze come fossero regali devoti, beniamini di Santa Romana Chiesa.[...]

Il Caimano resta uguale a se stesso. Anzi, squalo che azzanna con brutalità e determinazione allarmanti: molto peggio e pericoloso che in passato. Altro che buonismo veltroniano. Il cattivismo berlusconiano stavolta non lo dice ma realizza il primo Previti: “Non faremo prigionieri”. Sono prove tecniche di prefascismo e nessuna delle anime belle cerchiobottiste stavolta si provi a negarlo mentre si imbavagliano magistratura e informazione, si decreta un'auto-amnistia per il Cavaliere, prologo a un autoritarismo senza freni che sta già portando l'Italia oltre lo Stato di diritto, della democrazia con i suoi contrappesi e le sue regole, fuori dell'Europa. Nelle altre capitali, si ricorda che a Roma è nato il padre e il primo di tutti i successivi fascismi europei. Non ci sono manganelli, carri armati e olio di ricino: non servono, è un regime con altri mezzi, i risultati saranno gli stessi.[...]
porta il taglio fittizio dell'Ici che mette i Comuni in mutande, sforbicerà le finanze delle Regione, riporta i ticket: in compenso le priorità sono il ponte sullo Stretto di Messina, il blocco delle intercettazioni, la follia criminale di bloccare centomila processi per azzerare quello a Berlusconi.
Tira davvero un'ariaccia. Peggio del 1994, quando però c'erano in campo le forze dell'opposizione democratica e una coscienza civile non ancora arresasi al berlusconismo: autobiografia recente della nazione, come lo era stato il fascismo negli anni venti, secondo l'immortale definizione del martire liberale Piero Gobetti. Forse l'Italia è definitivamente diventato un Paese a larga maggioranza di destra, spinta alla caccia all'uomo nero, l'immigrato e il diverso: anche per oscurare il dato che l'85% dei crimini, specie degli omicidi e dei fatti di sangue, è opera di italiani e avviene nell'ambito familiare e sociale. [...]
Si potrebbero eventualmente richiamare i carabinieri dall'Iraq e dall'Afghanistan, dove Bush ha trascinato l'America e mezzo in mondo (Italia inclusa grazie a Berlusconi) in una sporca guerra senza speranza. Non se ne parla neanche: servono a placare Bush, ricevuto (dopo Berlusconi) in Vaticano come un grande statista e protagonista della democrazia: benché ne sia stato un vero flagello ormai un peso immane per gli americani. Va bene che il cardinale Poupard abbia sentito la necessità irresistibile e l'onore di sposare Briatore e la Gregoraci (nel Billionaire manca solo la cappella). Ma qualcuno avverta Ratzinger, sempre tonante contro il relativismo morale, che il relativismo papale ed ecclesiale verso personaggi e politiche inaccettabili non è solo una contraddizione della sua linea ma anche una negazione del Vangelo e di Gesù Cristo.[...]
Tira un'ariaccia da tante parti. Anche in Sardegna, dove pure entro meno di un anno le cose andranno molto meglio. Già lo conferma il fatto che i traffici aerei e il turismo, dati dalle prefiche come prossimi all'estinzione, tirano come non mai, al contrario della media italiana. Non aiuta Soru la botta della Consulta che ha bocciato la norma con cui aveva messo in bilancio entrate statali future e sicure. Obbiettivo giusto. Scelta tecnica errata ma senza alcun effetto. Comunque era un tentativo di non fare altri debiti, per risanare la voragine di quelli ereditati. Non ci saranno contraccolpi perché quei soldi non sono stati impegnati. Comunque era un'operazione virtuosa. Ma c'è chi ha l'impudenza di equipararla a un falso: detto da Pili, potrebbe apparire perfino credibile, per la sua indubbia competenza in merito e i precedenti. Le Giunte di destra - Floris, Pili e Masala - dal 1999 al 2004 avevano fatto lievitare di quasi otto volte (da 400 milioni a oltre tre miliardi) il buco delle finanze, con le casse sfondate.[...]
Lo scandalo vero è che i responsabili del dissesto, tutto il centrodestra, accusino Soru e ne chiedano le dimissioni. I carnefici che si atteggiano ad accusatori, giudici e boia: una faccia di bronzo di questa portata è possibile solo da noi.
Specie con un'informazione squadrista come quella dello Zunk-group. Nel sito dell'Unone Sarda, c'erano cinque articoli e centinaia di righe dell'opposizione, tutto contro Soru. Al quale sono state riservate le tre diconsi tre righe finali. E nel quotidiano di ieri, nessuno spazio alla replica di Soru alla Consulta. Si strillava a caratteri cubitali che la Sardegna è in debito di lavoro. Per caso, come tutta l'Italia dove la disoccupazione ha ripreso a crescere, ma molto meno del Mezzogiorno. [...]
Anche queste sono prove tecniche di prefascismo informativo squadristico. Al quale occorre opporsi con tutte le forze. Nel nostro piccolo, che però cresce molto di risonanza e influenza, lo stiamo facendo e lo faremo. Abbiamo chiesto aiuto a tutti per resistere. Mai come oggi, nel dopoguerra, ci sembra in pericolo la libertà d'informazione, la verità negata ai lettori, la stessa democrazia sostanziale oltre l'apparenza formale.

[tratto da: www.altravoce.net - scritto da Giorgio Melis sabato 21 giugno 2008]

martedì 17 giugno 2008

RISULTATI AMMINISTRATIVE 2008-PROV. DI CAGLIARI

Eccoci ad analizzare i risultati delle elezioni comunali avvenute nella provincia di Cagliari durante questi ultimi giorni. Vediamo la situazione nel dettaglio.

AFFLUENZA ALLE URNE e VINCITORI:

- ASSEMINI_______attuale: 60,52 %; precedente: 69,48 %.
1) PDL, UDC, PARTITO SOCIALISTA, RIFORMATORI_MEREU PAOLO_58,10 % NUOVO SINDACO
2) PD, COMUNISTI ITALIANI, LISTA CIVICA CITTADINI PER IL RINNOVAMENTO_RIVANO SIMONE_36,60 %
- DECIMOMANNU___attuale: 73,70 %; precedente: 80,67 %.
1) LISTA CIVICA-CAMBIAMO INSIEME_PORCEDDU LUIGI_49,50 % NUOVO SINDACO
2) LISTA CIVICA-SOLIDARIETA' E SVILUPPO_PALA FRANCESCO_47,61 %
- DONORI_________attuale: 77,31 %; precedente: 79,70 %.
1) LISTA CIVICA-SVILUPPO E PARTECIPAZIONE_MELONI LUCIA_63,83 % NUOVO SINDACO
2) LISTA CIVICA - NUOVO IMPEGNO_MELIS GIUSEPPE_36,18 %
- MARACALAGONIS__attuale: 77,08 %; precedente: 83,10 %.
1) LISTA CIVICA-COMUNE PARTECIPAZIONE_CORONA ANTONELLA_49,81% NUOVO SINDACO
2) LISTA CIVICA - PRIMA MARACALAGONIS_FADDA MARIO_45,07 %
- ORTACESUS______attuale: 80,43 %; precedente: 82,40% 1) LISTA CIVICA-TRE SPIGHE__MEREU FABRIZIO_50,93 % NUOVO SINDACO
2) LISTA CIVICA-PER ORTACESUS_LECCA MARIA CARMELA_49,08 %
- VILLASPECIOSA______attuale: 83,09; precedente: 86,80%.
1) LISTA CIVICA-CRESCERE IN DEMOCRAZIA_MAMELI ELIO_76,06 % NUOVO SINDACO
2)
LISTA CIVICA-PER UN FUTURO MIGLIORE_ARONI MARIANO_24 %

lunedì 16 giugno 2008

118mila sardi al voto in 34 Comuni per le elezioni amministrative

E' partito il conto alla rovescia nei 34 comuni sardi interessati al voto nelle giornate di ieri e di oggi, per un totale di 118.221 cittadini sardi; tutti chiamati alle urne per rinnovare i consigli comunali ed eleggere i sindaci.
In tutta la sardegna ci sono ben 10 amministrazioni rette da un commissario straordinario nominato all'atto dello scioglimento degli organi politici. Tuttavia nei comuni commissariati di Bidoni’ (Provincia di Oristano) ed Illorai (Provincia di Sassari) nessuna lista è stata presentata.
Il comune di Assemini, che ha una popolazione superiore ai 15 mila abitanti, potrà avere la possibilità di andare al ballottaggio e quattro candidati si sfideranno per la carica di sindaco: Simone Rivano (Pd), Massimo Sanna (Idv), Giancarlo Lecis (Rifondazione comunista) e Paolo Mereu (Pdl).
Per quanto riguarda la Provincia di Cagliari (39 sezioni e 42.634 elettori) vediamo quali sono gli altri comuni in fase completamento di voto: Decimomannu (6.836) Donori (2.138, commissariato) Maracalagonis (6.731 , commissariato) Ortacesus (1.009) Villaspeciosa (1.947).

Domani pubblicheremo tutti i dati definitivi e in particolare quelli relativi i comuni limitrofi a Ussana.

mercoledì 11 giugno 2008

La Sardegna cresce...e l'informazione?

Il tradizionale Rapporto annuale "L'economia della Sardegna nell'anno 2007" curato dalla Banca d'Italia, ci offre uno spunto per constatare, ancora una volta, quanto l'informazione in Sardegna non sia proprio lo specchio reale dell'isola.
Ciò che dice il rapporto, in sintesi, riportato anche nel sito della RAS, è questo (consultabile qui): nel 2007 l’economia della Sardegna ha continuato a crescere. In base alle stime disponibili elaborate dalla Svimez il prodotto interno lordo è aumentato dell’1,3 per cento;[..] Di segno positivo anche il turismo e i trasporti dove, nel 2007, arrivi e presenze sono cresciuti nelle strutture ricettive regionali accompagnati da un incremento del 3,1% del movimento passeggeri nei porti e aeroporti sardi. [..] Scambi commerciali con l'estero: +8% nel valore delle esportazioni e del +7,6% in quello delle importazioni.
Tutto sommato si potrebbe dire, vista la situazione italiana ed europea, e con tutti i problemi ancora da risolvere, che la situazione non è tragica, anzi!
Ma vediamo come titolano i quotidiani sardi di oggi la notizia:

L'UNIONE SARDA:
Il dossier bankitalia. "In Sardegna l'economia rallenta".
IL GIORNALE DI SARDEGNA:
SARDI TARTASSATI DAI DEBITI. VOLA QUASI META' STIPENDIO. Pil in lieve crescita. Famiglie schiave dei consumi: oltre il 42% dei redditi sparisce quasi immediamente per impegni già presi.
L'ALTRA VOCE (giornale on line):
L'economia sarda adagio avanti. Bankitalia, il Pil piano ma cresce. «Né trionfalismi né pessimismo».
LA NUOVA SARDEGNA:
IL PIL DELL'ISOLA CRESCE DELL'1.3%. BOOM DEI MUTUI. Famiglie sempre più indebitate

Da come si può intuire nemmeno dati inconfutabili come quelli della Banca d'Italia hanno il potere di uniformare le notizie. Oramai i dati che fino a poco tempo fa (come quelli dell'ISTAT) venivano riconosciuti da tutti, sono interpretati a piacimento. Ma quand'è che capiremo che la Sardegna è una sola, e i sardi devono essere sempre dalla sua parte? L'autolesionismo sardo non ha paragoni!

sabato 7 giugno 2008

La banda larga si accorcia...

Avviso ai naviganti: il Governo Berlusconi taglia lo sviluppo della banda larga. Ovvero: il sistema che garantisce una connessione più veloce di quella garantita da un normale modem, grazie a quella assicurata dalla connessione a fibre ottiche. Un freno sottoscritto con il taglio di 50 milioni di euro già previsti a tal scopo. Deciso con il decreto legge n. 93 del 27 maggio: per tagliare l'Ici e salvare la facciata propagandistica pre-elettorale, il decreto ha recuperato fondi qua e la.
Compreso il settore Itc (information technology and communication): sviluppo della banda larga (-50 milioni); passaggio al digitale terrestre (-20 milioni); potenziamento dell'informatizzazione pubblica (-31,5 milioni fino al 2010).
Per la l'Isola, potrebbe essere un brutto colpo: «Gli effetti per la Sardegna potrebbero essere particolarmente gravi», sottolinea l'assessore alle riforme Massimo Dadea. «Infatti, verrebbe cancellato l'accordo di programma stipulato l'11 aprile 2008 tra il Ministro Gentiloni e il Presidente Soru che destinava 22 milioni di euro per completare l'infrastrutturazione in fibra ottica dell'intero territorio regionale e quindi dotare i cittadini e le imprese sarde dei servizi a banda larga ad alta velocità (Adsl full)».
Un rischio che per la Regione sa di beffa: «Questa decisione del Governo nazionale rischia di vanificare gli sforzi della Giunta regionale di fare della Sardegna la prima Regione italiana interamente “digitalizzata”», spiega Dadea, «con ripercussioni negative sulla possibilità di un nuovo sviluppo incentrato sui processi di modernizzazione e sul pieno utilizzo delle nuove tecnologie dell'era digitale».
In ballo c'è anche la possibilità di ridurre progressivamente il cosiddetto “digital divide”: espressione che definisce il divario, tra coloro che possono utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione e coloro che, per varie ragioni, non possono. Un distacco che segna anche una linea di demarcazione tra coloro che sono in grado di accedere a determinate informazioni e coloro che non sono in grado di farlo.
Tutto questo a fronte di grandi progressi fatti in questo campo negli ultimi anni: risale a poco più di un anno fa, infatti, l'accordo sottoscritto tra il Ministero delle comunicazioni e la Regione Sardegna, per lo sviluppo della banda larga, e in modo particolare per l'estensione delle iniziative per il superamento del divario digitale e l'interconnessione della pubblica amministrazione.
Un accordo da 36 milioni di euro, di cui 22 milioni resi disponibili dallo Stato e 14 milioni dalla Regione: la realizzazione di tutti gli interventi previsti da questo accordo di programma si sarebbe completato entro il 30 giugno 2008. Innovativo nel suo genere: la titolarità dell'infrastruttura realizzata, incluso l'indirizzo e il monitoraggio dell'intervento, viene affidata dal Ministero a una regione, mentre l'attuazione è affidata alla società Infratel che opera direttamente per conto del Ministero delle comunicazioni.
Cosa cambierà, è presto per dirlo. Ma il rischio è concreto: il cambio di rotta del Cavaliere, il taglio delle risorse per la diffusione della banda larga e delle tecnologie digitali, potrebbe frenare la corsa dell'Isola lanciata in rete.

giovedì 5 giugno 2008

Launeddas, canne di nessun campanile - «Non i Comuni ma l'Isola deve ritenersi depositaria della tradizione».

Nessun campanilismo può rinchiudere nei confini di un paese la musica delle launeddas. Quel sospiro che sprigiona dalle canne palustri non ha steccati. Non può averne. Come confini non ha, la musica intera. Universale, assoluta: dunque libera. Oltre i campanilismi. E allora non è, non può essere Quartu, la patria delle launeddas. Neppure Villaputzu o Muravera, Pirri o Cagliari. Né lo sono Cabras, Samatzai, Ortaceus, San Vito. E poco importa che questi luoghi abbiano dato i natali ai grandi, ai maestri del suono “col fiato continuo”. «C'è una sola patria per le launeddas: la Sardegna». Ne è così convinto, Tonino Leoni, di questa sua verità, da aver aggiunto, nel coniare il nome dell'associazione “Sonus de Canna” fondata nel 1988 con un gruppo di musicisti, anche la definizione di intercomunale. «Un concetto per ribadire il carattere aperto, regionale e non municipale di questa cultura così antica». Dice di non aver spirito polemico, Tonino Leoni. Ma non lesina critiche quando legge, sente parlare di launeddas, non risparmia stoccate. E nel calderone degli errori ci mette un po' tutti. Cronisti compresi. «Capisco la sintesi giornalistica, ma continuare a scrivere che questo o quel paese sono la patria delle launeddas è una baggianata che non fa bene alla verità. Se poi fanno lo stesso amministratori pubblici e assessori come è accaduto di recente a Quartu e Villaputzu, allora si rischia di far del male alla nostra cultura, a noi stessi». Sa bene, Tonino Leoni, che diverse regioni della Sardegna, come il Sarrabus o la Trexenta, hanno regalato alla storia suonatori illustri. Magari più di altre zone dell'Isola. Come Samatzai, dov'è lui stesso è nato, e dove è nato anche uno dei più grandi, quel Dionigi Burranca che volle con forza la nascita di “Sonus de Canna” e che fu il suo maestro. «Ma bisogna sfatare il mito», dice. «Basta leggere il Casalis per apprendere che sino alla prima metà dell'Ottocento, bravissimi suonatori vivevano e operavano in gran parte della Sardegna. È comunque vero che esiste una macroarea del Campidano che ha poi favorito lo sviluppo delle cosiddette scuole».
I PAESI - Un'area vasta, insomma, ben più estesa di quanto non lo siano, lo possano essere i paesi, le cittadine diventate “patria” per volere di qualche amministratore comunale. «Tale atteggiamento», dice Tonino Leoni, «oltreché pretestuoso denota anche una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i bravi suonatori di launeddas scomparsi, fossero essi di Quartu o Villaputzu, di Sinnai o Ussana, Samatzai o Samassi o Cabras. La capitale la si può trovare dovunque le launeddas vengano accolte e valorizzate. La tradizione orale ci racconta che tra i suonatori esisteva un forte competizione. Vero, ma era una rivalità per la conquista delle migliori piazze, per accreditarsi una festa, anche un funerale. E avveniva comunque nel rispetto della genialità, nel riconoscimento tra suonatori del valore dei contendenti. Aveva, insomma, un senso. Solo Ussana, agli inizi del 1800, contava su una ventina di suonatori. Ben altra cosa è la contrapposizione tra Comuni che oggi non ha ragion d'essere».
I SUONATORI - Giuannicu Cabras, Efisio Melis, Antonio Lara e Emanuele Lara, Felicino Pili e Aurelio Porcu hanno fatto grande Villaputzu e il Sarrabus. Come Peppi Sanna e il figlio Francischeddu, e Giuseppe Figus e Dionigi Buranca hanno fatto altrettanto con la Trexenta, il Campidano. Come Giovanni Mele e Giovanni Casu, Felice Pili l'Oristanese. E ancora Giovanni Lai e Franziscu Castangia, Pasquale Erriu. «Nomi che sono il nostro passato, come Orlando Mascia, Sergio Lecis, Bruno Loi, Paolo Zicca, Bruno Camedda, Antonello Ghiani, al di là e tanti altri rappresentano il nostro presente», dice il presidente di Sonus de Canna, che alle launeddas (strumento che ha comunque suonato, Leoni, «grazie alle lezioni di Burranca») ha preferito chitarra e organetto, «nonostante il mio maestro, tziu Dionigi, avrebbe voluto che continuassi».
L'ANIMA - Dunque la Sardegna. E una musica che non può essere rinchiusa da campanilismi di maniera. Un suono che è l'anima stessa del popolo sardo, creata da tre canne palustri lavorate ad arte per essere trasformate in tumbu , mancosa e mancosedda . Capaci di vibrare quando l'aria vi penetra all'interno, spinta e mai interrotta dal soffio potente di un mantice fatto di polmoni, guance, diaframma e genialità. Un suono antico, di tremila anni e passa anni, raccontato da quel bronzetto votivo itifallico di epoca nuragica risalente all'VII-IX secolo avanti Cristo (rinvenuto a Ittiri) rappresentante una figura maschile intenta a suonare uno strumento composto da tre canne. Ma c'era anche il bassorilievo delle catacombe di Sant'Antioco che descrive un Gesù pastore mentre suona uno strumento a canna doppia, così come l'altro bassorilievo del sedicesimo secolo della chiesa di San Bachisio a Bolotana e il suonatore. Opere ritrovate, scoperte e salvate, arrivate ai giorni nostri per descrivere, confermare la lunga, interminabile storia delle launeddas e della loro esistenza da un capo all'altro della Sardegna. Di un'isola intera che non ha mai rinchiuso il soffio della sua musica antica.
[tratto da: L'UNIONE SARDA - Cultura e istruzione, 02/03/08; scritto da ANDREA PIRAS].
P.S._La foto a destra ritrae Efisio Cadoni, mentre quella a sinistra ritrae Tomaso Martis; entrambi ussanesi, sono stati tra i più validi suonatori di Launeddas del Campidano.

martedì 3 giugno 2008

Monumenti aperti: 07/08 Giugno a Ussana

Riscoprire ... tracce, segni, testimonianze del passato.
Riappropriarsi delle proprie tradizioni civili e religiose per rafforzare l'identità collettiva, il senso di appartenenza alla propria comunità, stimolare nelle giovani generazioni la conoscenza della propria storia.
Queste le motivazioni che hanno ispirato Monumenti Aperti, una Manifestazione nata nel 1997 a Cagliari per iniziativa dell'associazionismo civile e culturale e dell'Amministrazione Civica. Animata da gruppi, associazioni e scuole che accolgono i visitatori e guidano alla scoperta dei beni archeologici, storico - artistici e ambientali del proprio centro, Monumenti Aperti rappresenta uno straordinario appuntamento di civile e comunitario impegno per la salvaguardia del nostro patrimonio ambientale, culturale e artistico.
Chiesa di San Saturnino, Ussana
La chiesa di san Saturnino sebbene non si possiedano documenti che ne consentano una datazione certa, dopo i recenti restauri del 1972 si è in grado di ascriverla al primo quarto del XII secolo.
Si presenta con un impianto a due navate absidate diseguali orientate a sud est, provviste di ingresso indipendente. La chiesa fu costruita con materiali poveri (pietrame e ciottoli di fiume legati con malta) ed in parte riutilizzando i ruderi, anche del periodo romano, trovati nella zona, come evidenziano i capitelli (ancora oggi visibili) databili al primo secolo d. C. e i fusti di colonne.
Per cause sconosciute, la chiesa fu abbandonata dai monaci vittorini qui insediati; la prolungata mancanza di manutenzione, causò già al principio del XIII secolo il crollo del tetto, del muro meridionale e dell’abside, imponendo un primo intervento di restauro che determinò la ricostruzione del muro di sud ovest, di una nuova copertura in pietra, con capriate in legno ed il
rinforzo del muro di nord est. Il rifacimento fece assumere alla chiesa le forme romaniche che si conoscono oggi.
Di questa fase permangono i due portali, due conci con alloggio per bacino di ceramica (uno nella facciata e
uno nella luce di destra), l’orlo del catino leggermente parabolico poggiante su mensole di cui una conserva un meglio visibile motivo decorativo a foglia d’acqua.
Intorno al 1500 la chiesa fu dedicata al culto di San Saturnino. Nel XVI secolo la chiesa subì l’inversione liturgica, infatti nella facciata si chiusero gli ingressi, ricavandovi una nicchia d’altare; furono demolite le absidi, fu eretta una piccola sagrestia a ovest, a est fu realizzato un ingresso, una finestra e il campanile a vela ancora visibile. Interessante il suo interno per ivari reperti che conserva.
Chiesa di San Sebastiano martire, Ussana
Al centro del paese, in una piccola piazza si affacciano la chiesa di San Sebastiano martire e l’oratorio della Confraternita
del Rosario. La chiesa si presenta un’architettura complessa per la peculiare sintesi di gusto barocco, cultura locale, maestranze popolari ed istanze derivanti dai progettisti piemontesi. Atti d’archivio attestano l’esistenza della chiesa già nel 1569. La chiesa ha pianta rettangolare a navata unica con tre cappelle per lato, presbiterio rialzato e transetto. All’incrocio dei bracci si eleva la cupola a spicchi su alto tamburo ottagonale finestrato.
Di particolare interesse sono la facciata, in cui è inserito un portale sormontato da iscrizione coronata da due piccole volute, i fastigi a “fiamma”, e il campanile.
Nell’impianto la parrocchiale conferma una tipologia edilizia propria della fine del XVIII secolo e riprende lo schema della cattedrale di Cagliari.
Sei pilastri cruciformi ripartiscono lo spazio interno in tre campate creando un intenso gioco chiaro-scuro.
Le pareti sono stuccate bianche. L’aula di culto ospita al proprio interno nove mense sacre di cui sei nelle cappelle laterali due nel transetto ed una nel presbiterio (altare maggiore). Gli altari sono realizzati in marmo con intarsi policromi. L’altare maggiore è posizionato al centro del presbiterio e ne occupa quasi per intero lo spazio. Il paliotto in marmi policromi (rosso, bianco, nero) realizzato nel XVII secolo rappresenta i santi
martiri Lussorio, Sebastiano e Saturnino. Alla parte sinistra è posizionato il pulpito (1771) e il suo paravoce. Numerose sono le sculture che si conservano negli ambienti della parrocchia.
Di un certo interesse sono alcuni materiali di riutilizzo provenienti da altri edifici civili e di culto: nel transetto una iscrizione latina del 1563, nell’ultima cappella laterale sinistra due mensoline gotiche con scene di caccia, nel basamento di un pilastro una iscrizione (funeraria bizantina). Il campanile trova riscontro nello stile barocco comune ad altre torri campanarie sarde.
Terme Romane di San Lorenzo, Ussana
Nell’agro di Ussana in località San Lorenzo, a pochi minuti dal centro abitato sorge un edificio termale romano riconducibile al IV secolo d.C.
Le indagini condotto da alcuni studiosi nel 1994 , ne hanno messo in luce la struttura, consentendo di ricostruire l’articolazione degli ambienti.
L’edificio appare modesto ma provvisto di tutte le comodità essenziali. Non tutti gli ambienti sono riconoscibili perché durante gli scavi si è preferito non intaccare le strutture medioevali sovrastanti. Si ipotizza che il percorso all’interno delle terme si articolasse secondo un andamento circolare classico in uso in tutte le terme romane, e cioè con il Tepidarium, Calidarium e Frigidarium.
Per avere informazioni sulla manifestazione negli altri comuni clicca: monumentiaperti.